Casi di variante indiana in Veneto, Benetollo: “Preoccupati, non ossessionati”
Anche l'Azienda sanitaria trentina, come spiega il suo direttore generale, sta cercando la presenza delle varianti sul territorio provinciale, anche se l’ultima per ora non è stata trovata
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TRENTO. Dopo la variante inglese, che ormai in Italia e anche in Trentino ha soppiantato il virus originario, a preoccupare ora è la variante indiana, visto il gran numero di contagi, che stanno facendo strage nel popoloso Stato indiano (oltre un miliardo di persone) ma ancora poco conosciuto. Ieri, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha confermato che due casi di variante indiana sono stati individuati a Bassano, quindi proprio a confine con il Trentino, come accertato dalle analisi dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie.
Anche l'Azienda sanitaria trentina, come spiega il direttore generale Pier Paolo Benetollo, sta cercando la presenza delle varianti sul territorio provinciale, anche se quella indiana per ora non è stata trovata.
«La preoccupazione per le varianti c'è, - dichiara il direttore Benetollo - pur senza esserne ossessionati: finora alcune varianti hanno dimostrato di essere più contagiose, ma la comunità scientifica non è ancora certa che provochino complicanze più gravi». «In ogni caso, - aggiunge - il monitoraggio deve essere stretto per quanto riguarda il contact tracing, e non dobbiamo dimenticarci che i contagi in questa fase avvengono al chiuso e nelle case: cosa succederà in Trentino nelle prossime settimane dipende sempre dai nostri comportamenti».
Il direttore dell'Azienda sanitaria sottolinea che: «Possiamo dire che quella inglese non più una variante ma è la norma. Abbiamo poi trovato tempo fa 3 casi di variante brasiliana, e null'altro, finora».
Per fortuna, come ha spiegato una recente ricerca della Fbk sulla diffusione delle varianti in Italia, quella inglese che è la più contagiosa non è resistente al vaccino. Sulla variante indiana si sa ancora molto poco, quello che è certo, come ripetono gli epidemiologi, è che nell'accertamento della sua presenza e diffusione si arriva sempre troppo tardi. Il divieto di ingresso in Italia per chi proviene dall'India, deciso dal ministro Speranza, è dunque un po' come chiudere il cancello quando i buoi sono scappati.