Agguato a forbiciate in ospedale alla ex moglie: se la cava con due anni di pena
L’episodio a Trento: attimi di terrore al Santa Chiara, l’uomo era accusato di tentato omicidio, ma alla fine il reato viene derubricato a lesioni volontarie,
TRENTO. Rischiava una condanna a 10 anni di reclusione per tentato omicidio premeditato Nicolò Guastamacchia, il 73enne che l'estate scorsa aggredì a colpi di forbice l'ex moglie in un corridoio dell'ospedale Santa Chiara. L'imputato alla fine se l'è cavata con 2 anni e 6 mesi perché il giudice Claudia Miori, accogliendo la richiesta della difesa, ha derubricato l'accusa principale in lesioni volontarie.
La sentenza ha spianato la strada alle revoca della custodia cautelare in carcere disposta dal giudice lo stesso giorno dell'aggressione, il 5 luglio dell'anno scorso. Misura che è stata sostituita dal divieto di dimora in Trentino.
L'accusa era pesante perché certamente grave era quanto accadde quel giorno in ospedale. Guastamacchia era imputato di tentato omicidio aggravato perché - recita il capo di imputazione - «con l'utilizzo di forbici appositamente portate da casa aggrediva la ex moglie ponendo in essere atti diretti in modo non equivoco a cagionare la morte, non riuscendo nell'intento siccome bloccato da terzi soggetti (che accorsero attirati dalle urla della donna, ndr) nel compimento dell'insano gesto.
In particolare, approfittando che il figlio era ricoverato, sapendo che la donna era lì presente per assistere il ragazzo, raggiungeva il Santa Chiara e assaliva la moglie prendendola per il collo con entrambe le mani e percuotendola la gettava a terra - sempre stando alla ricostruzione fatta dalla procura - per poi salire sul di lei corpo a cavalcioni e la colpiva ripetutamente in varie parti con le forbici.
Nel corso dell'aggressione l'imputato causava alla parte offesa lesioni personali e in particolare ferite da taglio e abrasioni. Ferite per fortuna non gravi che in pronto soccorso vennero giudicate guaribili il 12 giorni.
All'imputato veniva contestata anche l'accusa di aver violato il divieto di avvicinamento alla ex moglie, misura disposta dal Tribunale di Rovereto a tutela della donna.La difesa, sostenuta dagli avvocati Ingrid Avancini e Claudio Robol, non negava la volontarietà del gesto, ma riteneva che i colpi di forbice non fossero atti idonei ad uccidere. Inoltre l'imputato sosteneva di non aver portato le forbici da casa ma di averle trovate in ospedale. Secondo la difesa Guastammacchia non era andato al Santa Chiara per aggredire la sua ex moglie ma a prestare assistenza al figlio che in quei giorni era ricoverato.Non è chiaro cosa abbia scatenato la furia dell'imputato, forse qualcosa che si sono detti i due ex coniugi. I rapporti con la ex erano tesi e dunque è bastato poco per innescare la furia di Guastamacchia che ha bloccato a terra la donna colpendola con la lama delle forbici mentre la poveretta gridava terrorizzata. Comunque secondo il giudice non di tentato omicidio si trattò, ma di lesioni gravi. L'imputato già nella giornata di ieri è stato scarcerato dopo oltre 10 mesi trascorsi in carcere. Alla moglie, costituita parte civile con l'avvocato Monica Gasperini, il giudice ha riconosciuto un danno morale e biologico temporaneo pari a 3.200 euro. Naturalmente è importante che l'imputato ora fili liscio e rispetti il divieto di dimora in Trentino. Ma soprattutto deve lasciare in pace la ex moglie.