Ginecologa scomparsa, l’appello di Fratelli d’Italia: “Chi sa qualcosa si rivolga alla Procura, non fatevi intimidire”
Il consigliere provinciale Claudio Cia pessimista sulla reale utilità della Commissione interna dell’Azienda sanitaria: “In tanti temono ritorsioni sul posto di lavoro e temo che diranno nulla”
LA COMMISSIONE "Sentiremo tutti"
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TRENTO. Nella giornata di ieri si è riunita la Commissione interna istituita dalla direzione generale dell’Azienda sanitaria per effettuare ulteriori approfondimenti con riguardo alla sparizione della ginecologa Sara Pedri e per raccogliere notizie puntuali relative a eventuali episodi rilevanti che abbiano interessato l’Unità operativa di Ginecologia dell’Ospedale S. Chiara. Nelle prossime settimane la Commissione intende udire tutto il personale dell’Unità Operativa.
Non si capisce come questa iniziativa, pur se lodevole negli intenti, dovrebbe far emergere delle novità per quanto riguarda le problematiche lamentate dalla ginecologa romagnola e da molti altri lavoratori del reparto di ostetricia e di ginecologia”.
Cia prosegue così: “Se da un lato infatti sarà molto difficile che qualcuno si rivolga con fiducia alla Commissione per timore di possibili ritorsioni sul posto di lavoro, dall’altro, a causa delle dichiarazioni del direttore dell’Azienda sanitaria Antonio Ferro che ha sentenziato: “Mi sono interessato subito per capire cosa fosse successo, ma dalla prima indagine interna non sono emersi elementi oggettivi che portino ad una connessione”, seguito dal Direttore generale Pier Paolo Benetollo che ha rilanciato: “Abbiamo condotto una serie di approfondimenti nel momento in cui della dottoressa non c’erano più notizie. Non era però emerso nulla di particolare”, il possibile ruolo di questa commissione è stato sminuito ad una mera azione di routine.
Non meravigliano d’altronde queste considerazioni, visto che sia i vertici dell’Apss che l’Assessorato alla Sanità erano da tempo a conoscenza delle criticità vissute all’interno di quel reparto, ma che solo ora sono state rese di dominio pubblico dal programma televisivo “Chi l’ha visto?” e da numerosi articoli della stampa locale e nazionale. L’impressione è che si sia voluto far finta di niente; pare sia mancato il coraggio e la volontà di prendere il toro per le corna ai primi segnali di quanto sarebbe poi accaduto perché è stata preferita la via dell’autoreferenzialità. Oggi, purtroppo, tutto il personale che negli anni ha subito vessazioni e umiliazioni ha paura, non riesce a fidarsi di chi per anni ha ignorato gli appelli e le richieste di aiuto”.
E conclude: “L’auspicio è tuttavia che i colleghi della dottoressa Sara Pedri e chiunque sappia qualcosa non si facciano intimorire e si rivolgano alla procura, la quale saprà sicuramente raccogliere le loro testimonianze su ciò che realmente è accaduto e accade all’interno di quell’Unità operativa e metterà in campo tutte le azioni necessarie per tutelarli da possibili ritorsioni sul luogo di lavoro”.