Trento / Il giallo

Sara Pedri, il fidanzato: la sera prima mi disse che si era dimessa. Continuano le indagini sulla scomparsa della ginecologa

Il compagno e la sorella ricordano al Corsera le ultime telefonate della giovane di Forlì di cui si sono perse le tracce a Mostizzolo: si era tolta un peso decidendo di lasciare l'ospedale, dopo quanto aveva vissuto al Santa Chiara

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TRENTO. Continuano le ricerche di Sara Pedri, la giovane ginecologa scomparsa dall'inizio di marzo.

Originaria di Forlì, 31 anni, si era trasferita da pochi giorni dal reparto del Santa Chiara all'ospedale di Cles.

Sul caso è stato aperto un fascicolo alla procura della Repubblica di Trento (un procedimento a Modello 45, il registro degli atti non costituenti notizie di reato).

Nella puntata di "Chi l’ha visto?", dieci giorni fa a Raitre, la famiglia di Sara Pedri (nella foto) aveva indicato come causa della sparizione una crisi pesante, provocata dalle condizioni di lavoro nel reparto di ginecologia del Santa Chiara.

In seguito a queste accuse, il vertice dell’Azienda sanitaria provinciale ha incaricato una commissione interna di svolgere un'indagine e ha comunicato che saranno sentiti tutti gli operatori del reparto.

La vettura della dottoressa è stata ritrovata il 4 marzo a Mostizzolo, comune di Cis, al confine con quello di Cles, nei pressi dell’incrocio tra le strade statali 43 e 42, nelle adiacenze del ponte che sovrasta il torrente Noce: all’interno del veicolo c'era il cellulare della donna.

Da allora continuano le ricerche ma di Sara Pedri non si sono individuate altre tracce.

La vicenda ora viene ripresa dal Corriere della Sera, che riporta le dichiarazioni del findanzato di Sara, Guglielmo, che da Cosenza, dove lavora, la sera prima della scomparsa è stato l'ultimo ad avere parlato con lei: «Come ogni giorno, prima di andare a letto, le ho telefonato. Mi disse che si era dimessa dall’ospedale e che si sentiva sollevata da un peso. Era da un po’ che aveva questo peso, un forte stress dovuto al lavoro. Stava vivendo un periodo molto difficile ed era strano per lei, sempre così piena di vita, sempre a tremila», riferisce l'uomo al quotidiano milanese.

Il Corsera riporta anche le parole della sorella di Sara, Manuela, spiegando che anche lei quella sera ha ricevuto una telefonata dalla giovane che annunciava di aver seguito il consiglio dei familiari dimettendosi dal lavoro, vista la sofferenza vissuta a Trento.

Secondo la sorella, spiega ancora il Corriere della Sera, Sara stava vivendo una vera e propria situazione di burn-out dovuta alle condizioni professionali trovate al Santa Chiara.

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