Sospesi altri 82 sanitari e 38 medici no-vax in Trentino, allarme per la tenuta dei servizi, specialmente nelle Rsa
Pedrotti (dell’Ordine infermieri): «inaccettabile che ai professionisti venga chiesto di sostituire gli Oss. Ora serve un nuovo patto social fra sanitari, cittadini e istituzioni»
COVID Il bollettino in Trentino di domenica 19 settembre
TRENTO. Altri 82 infermieri e 38 medici sono stati sospesi dai rispettivi Ordini professionali dopo l'accertamento di inosservanza dell'obbligo vaccinale da parte del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda sanitaria.
Quaranta infermieri erano già stati sospesi nei giorni scorsi ma qualcuno di questi ha deciso di vaccinarsi e quindi il provvedimento è stato revocato.
Per i medici i sospesi erano stati 2, uno dei quali si era già trasferito all'estero.
Tra gli 82 infermieri sospesi nella seduta di venerdì, una quindicina lavorano in Rsa, alcuni nelle strutture private convenzionate, alcuni sono libero professionisti e molti sono infermieri non attivi (pensionati, trasferiti all'estero), che non impatteranno sul sistema sanitario provinciale.
Se la situazione era già delicata nei giorni scorsi, ora davvero rischia di precipitare. Per quanto riguarda i 38 medici, invece, si tratta in gran parte di libero professionisti, soprattutto odontoiatri, e qualche pensionato. «Qualche posizione - avverte però il presidente Marco Ioppi - è al vaglio per problemi di notifica degli avvertimenti dell'Apss».
Denuncia una grave crisi del sistema il presidente degli infermieri Daniel Pedrotti. «Dopo questo ultimo anno e mezzo abbiamo visto e toccato con mano che i tagli degli scorsi anni al sistema sanitario sono stati un fallimento con conseguenze drammatiche. Gli organici sottodimensionati rispetto a quanto raccomanda la letteratura, già da prima della pandemia, in particolare in contesti che accolgono pazienti ad alta complessità e criticità assistenziale (Rs, medicina, geriatria, terapie intensive, territorio) impattano sulla qualità dell'assistenza e sul benessere lavorativo dei professionisti ed operatori sanitari. In questi giorni, le prime sospensioni per inosservanza dell'obbligo vaccinale di professionisti sanitari e Oss, hanno acuito le difficoltà croniche in alcuni contesti e palesato un sistema sempre più in difficoltà».
Preoccupa la qualità delle cure: «Come Ordine delle professioni infermieristiche non accettiamo decisioni che implicano la riduzione delle dotazioni infermieristiche e di personale di supporto - Oss. Dotazioni infermieristiche adeguate sono garanti di sicurezza e qualità delle cure, come anche le competenze specialistiche ed esperte degli infermieri sviluppate con la formazione e l'esperienza in una specifica area clinica. Lo spostamento da un'area ad un'altra dell'infermiere deve essere accompagnata da un percorso di inserimento strutturato che permetta al professionista di sviluppare le competenze specifiche per assistere in sicurezza i bisogni sanitari dei pazienti in quello specifico setting di cura».
Per Pedrotti «è inaccettabile per la sicurezza dei cittadini e per la dignità della professione infermieristica anche un utilizzo intercambiabile di infermieri e Oss».
E poi aggiunge: «Paghiamo un'organizzazione miope degli ultimi 20 anni. É necessario sviluppare una sanità moderna e innovativa. Siamo arrivati al punto che non possono farlo la politica o i tecnici da soli: serve un patto sociale tra infermieri e le altre professioni sanitarie, cittadini e istituzioni».
L'invito è quello di non scherzare sulla salute dei cittadini e dI tuteliamo il nostro sistema sanitario «a partire dal rispetto e valorizzazione dei professionisti che ne sono l'anima e la forza e attraverso una seria e rigorosa programmazione condivisa».