Azienda Sanitaria, sistema informatico in tilt, ritardi nella registrazione dei tamponi e le farmacie vanno sotto pressione
Nuovo disservizio, lunedì, dalle 8 a mezzogiorno per i server di via Degasperi: lunghe ore senza dati online e gli addetti vanno avanti con carta e penna. E chi ha bisogno del risultato in fretta… aspetta
TRENTO. Carta e penna, soluzioni d'urgenza, code e tensioni. Questo il quadro di ieri mattina presso numerose farmacie trentine abilitate per i test antigenici rapidi per Covid-19, le quali hanno subito un nuovo malfunzionamento dei server dell'azienda sanitaria dedicati a questo e altri servizi.
Il guasto, iniziato poco dopo le 8 di lunedì e risolto sul finire della mattinata, è il secondo da mercoledì scorso, quando i sistemi di registrazione dei tamponi subirono un blocco di diverse ore a partire dal pomeriggio. E nonostante stavolta il disguido sia durato meno, non poche sono state le persone vittime di disservizio. Appena passate le 11, nella postazione di Madonna Bianca, si sono avuti alcuni minuti di tensione quando il personale della farmacia, nel tentativo di risolvere il problema, ha provato a dare priorità alle urgenze. «C'è chi ha ceduto il posto - raccontano due studentesse universitarie in coda per il test - ma c'è anche chi si è scaldato per i ritardi. A noi è stato detto che l'università non rientrava tra le urgenze. Non capiamo sulla base di quali criteri si decida cosa meriti priorità e cosa no».
Una situazione familiare anche per Dario Maestranzi, titolare della farmacia Bolghera: «Tutti quelli che vengono qui per un test rapido sono stretti dalle contingenze, da chi deve prendere il treno o l'aereo, a chi si deve recare a lezione o al lavoro, fino a chi si mette in viaggio in autostrada necessitando di oltrepassare il confine».
Chiunque, insomma, cerca un referto in tempi brevi, in un meccanismo il cui minimo inceppo si riverbera in grandi disagi sia per i pazienti che per i gestori. E così le farmacie, lavorando in prima linea, diventano oggetto di quesiti e rimostranze. «C'è chi non riesce a scaricare il green pass, chi chiede delucidazioni sulle scelte del governo, e chi deve svolgere i test nel fine settimana - continua Maestranzi - di questi tempi, siamo diventati un punto di riferimento anche informativo per la collettività. Ma la pressione che subiamo è elevata, le esigenze in aumento, e temiamo per la tenuta della qualità del servizio, anche al di fuori del Covid-19».
Ed è così che negli attimi più concitati, l'iniziativa è in mano ai singoli: da chi cerca di "scremare" in base alle ragioni di richiesta del tampone, a chi rilascia certificati scritti a mano.
Nell'attesa del ripristino, non resta che tornare alla soluzione più tradizionale: carta e penna. Si richiede documento, nominativo, codice fiscale, telefono ed email, per poi inserire i dati a sistema in un secondo momento. «Un lavoro immane e non gestibile negli orari di apertura, quando i ritardi si accumulano - conclude Maestranzi - così non ci resta che recuperare a fine giornata, fermandoci per diverse ore oltre la chiusura».