Oltre 30 mila firme contro il «tubone» che dovrebbe prelevare l’acqua a Rabbi per portarla ai Consorzi della Val di Non (che prenderanno 22 milioni dal PNRR)
Presentate oggi alla Presidenza del Consiglio dal Comitato Permanente Difesa delle Acque del Trentino: e intanto il progetto sembra essersi arenato, perché i Consorzi hanno puntato su altri due progetti
TRENTO. Forse la questione è tramontata, o forse no: il paventato prelievo di acque del noce in Val di Pejo per «abbeverare» i pomari della Val di Non con una nuova supercondotta detta «tubone» ha provocato una fermissima reazione di protesta.
Ma non solo irrigazione: c’è anche il riemergere di mire di sfruttamento idroelettrico con richiesta di nuove centraline.
Adottare un provvedimento normativo per fermare "nuovi e insostenibili prelievi idrici a scopo idroelettrico e irriguo nel bacino del Noce in val di Sole". Una norma che eviti "lo sfruttamento di un bene pubblico e comune qual è l'acqua da parte di soggetti privati, in tutto il Trentino". Così recita il dispositivo della petizione con 30.182 firme (in larga parte acquisite on line) consegnate al presidente del Consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder dal Comitato permanente di difesa delle acque del Trentino, che conta 18 associazioni aderenti.
Il Comitato si oppone all'ipotesi di derivazione d'acqua in val di Peio, per 600 litri al secondo per irrigare i poderi nonesi. Il comitato è impegnato su questo fronte e andrà presto dai sindaci e dal commissario della Comunità.
Ma il progetto del «tubone» è già tramontato? Sì, grazie a Roma. Perché l’urgenza di attingere a oltre 22 milioni di euro del PNRR (Piano nazionale di resilienza e ripartenza), ha fatto scattare i Consorzi (su input della giunta provinciale), su altre due ipotesi già praticabili.
Tra i numerosi progetti inseriti nella graduatoria di Dania, acronimo che sta per Database nazionale degli investimenti per l'irrigazione e l'ambiente, nell’ambito delle risorse destinate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf), due in particolare catturano l’attenzione perché attinenti all’acceso dibattito che infiamma in questi mesi le Valli del Noce sulla questione dell’utilizzo delle acque del fiume Noce.
Il primo è quello presentato dal Consorzio di miglioramento fondiario di secondo grado Val di Tovel per la realizzazione di un impianto di pompaggio dal Lago di Santa Giustina a servizio dei consorzi di Tuenno e Nanno con un valore dell’investimento pari a 4,5 milioni di euro. L’altro, promosso dal Consorzio di miglioramento fondiario di Cles, individua l’intervento di ammodernamento della condotta irrigua, già esistente, che parte dalla Val di Rabbi fino a Cles. Il valore dell’investimento, in questo caso, è di 17,6 milioni di euro.
Nei due progetti vi è chi vi legge una precisa presa di posizione del mondo agricolo della Val di Non che, vista la ferma opposizione della popolazione della Val di Sole, recentemente certificata anche dalle oltre 30 mila firme raccolte dal Comitato Permanente per la Difesa delle Acque del Trentino, sembra voler archiviare il progetto di condotta irrigua che dalla Val di Peio avrebbe dovuto portare l’acqua del Noce ai meleti nonesi.
«Il tubone va in soffitta» annunciano esultanti, infatti, i consiglieri provinciali del Patt Paola Demagri e Michele Dallapiccola che sottolineano il cambio di rotta. «La Federazione dei consorzi di miglioramento fondiario ha costruito l’istruttoria per i progetti che accedono a finanziamento (nel complesso il valore delle pianificazioni depositate si aggira intorno agli 85 milioni di euro, ndr).
Per accedere alla graduatoria si deve essere in possesso di un parere da parte della Provincia. Ciò significa che il Governo provinciale, su spinta del mondo agricolo della Val di Non, ha assegnato un parere di priorità a questi progetti e lo fa per mezzo della stessa assessora che qualche tempo fa veniva in Val di Sole per chiedere l’acqua deel Noce. Conoscevo bene le possibilità di accedere a questi fondi e già nel 2019 ho lavorato con i Consorzi nonesi per preparare i progetti che avrebbero potuto trovare finanziamento su questo canale. Il comparto agricolo ha finito per arrangiarsi da solo».
Il Mipaaf disponeva, infatti, di fondi aggiuntivi da destinare sul Pnrr e, quindi, ai Consorzi è stata data la possibilità di accedere alla graduatoria per richiedere un finanziamento che, se ammesso, coprirà la spesa per il 100%.
«Il lavoro fatto è frutto di importanti relazioni intrattenute con il Ministero già durante il mio mandato di assessore all’agricoltura – aggiunge Dallapiccola – e parte da lontano con l’intento di realizzare tanti interventi diversi che messi in rete potessero risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico della Val di Non. Ora secondo quanto affermato dall’assessora Zanotelli la graduatoria dovrebbe essere accolta entro la fine di settembre. Certo, bisogna vedere quali saranno i progetti finanziati, ma idealmente la presenza di questi investimenti in graduatoria sancisce che la priorità non è più il progetto di Peio e che il "tubone" non è l’unica via percorribile».
Si dice molto soddisfatta Paola Demagri, che ringrazia chi in questi mesi ha mantenuto alta l’attenzione sul tema. «Con queste due opere e con una spesa minore si vanno a risolvere gran parte dei problemi legati all’approvvigionamento idrico per i meleti – conclude Demagri -. La politica è stata messa all’angolo dal buon senso e dalla razionalità del mondo delle imprese agricole che hanno cercato nuove risorse dove possibile e in ambito nazionale».