Sanità trentina all'ultimo posto in Italia? Dori: «Il tasto delicato è la medicina del territorio, e da anni si fanno solo tagli»
Il presidente della Consulta provinciale della salute commenta la «maglia nera» a livello nazionale. E aspetta ancora che la Segnana lo convochi per spiegargli delle undici «case della salute»
IL PROGETTO Undici «Case della salute» e tre nuovi «ospedali di comunità»
TERRITORIO Guardie mediche, la Provincia cambia rotta
TRENTO. Secondo l'indagine di Italia Oggi Trento è al secondo posto in Italia per qualità della vita, ma è maglia nera per quanto riguarda la sanità.
Un risultato negativo sorprendente. Ma davvero meritiamo di essere messi all'ultimo posto della classifica per carenza di posti letto in ospedale (soprattutto cardiologia, cardiochirurgia, ginecologia e terapia intensiva) e per il basso numero di apparecchiature diagnostiche come tac e risonanze magnetiche?
Renzo Dori, presidente della Consulta della salute, dal suo osservatorio privilegiato non se la sente di bocciare in pieno la sanità trentina. «Se guardiamo il sistema delle cure di tipo ospedaliero il Trentino è messo abbastanza bene, anche se ci sono alcune ombre - dice . Il problema più delicato è la medicina del territorio dove da anni non si fanno interventi per riorganizzare il settore».
Dunque per Dori a preoccupare i vertici della sanità non deve essere quanto accade nell'ospedale principale, quanto piuttosto i ritardi delle riforme sulla continuità assistenziale, sulle cronicità, sulla prevenzione e sulle cure domiciliari. «É lì che c'è una carenza accumulata negli anni e che adesso, con le risorse europee, possiamo recuperare»,
Per Dori «si è caricato tutto sui medici di medicina di famiglia che sono pochi e in affanno».Certamente il problema dei posti letto esiste. «É il risultato dei tagli alla sanità degli anni scorsi. A ciò va aggiunto che i nostri ospedali periferici, spesso per carenze di personale e organizzative, non sempre riescono a rispondere adeguatamente ai bisogni della popolazione a cui dovrebbero fare riferimento».
Anno dopo anno il numero dei posti letto in tutti gli ospedali è diminuito e i tagli sono stati pesanti. «Non dimentichiamo che appena insediata anche questa assessora alla sanità li aveva annunciati. Poi è arrivato il Covid che ha bloccato tutto. Ora bisogna ripartire, facendo tesoro di quanto la pandemia ci ha insegnato ma anche ricordando che ci sono tantissime visite e interventi da recuperare, nonché nuove patologie legate al Covid che attendono risposte».
La Consulta della salute, intanto, aspetta di essere convocata in assessorato per capire di più sulle 11 case della salute. «Oggettivamente non capiamo come sia saltato fuori questo numero e come si leghi ai distretti che a questo punto non possono essere 3 come annunciato, ma il numero deve essere alzato almeno a 5 o 6. Il finanziamento è legato ad un progetto, di cui non conosciamo i contenuti, ma che deve rispettare dei paramenti di riferimento».
Dori ritiene che questa volta non si possa e non si debba aspettare e soprattutto non vadano sprecate risorse. «A questo va poi aggiunto che il Pnr finanzia soprattutto il settore della medicina territoriale ma dobbiamo affrontare anche la parte sociale. Bisogna capire come questi due mondi dovranno interagire e che fine faranno gli Spazi Argento. Ci vuole un progetto, bisogna creare delle reti che riescano a far colloquiare i settori. Vero che c'è tempo fino al 2026, ma con questa giunta che continua a rimandare i problemi questi non fanno altro che aggravarsi».
Dori ricorda che in Trentino l'unico progetto realizzato ma già chiuso di casa della salute è stata quella di Pinzolo. «Questo perché eravamo in un periodo di tagli, mancavano le risorse. Oggi ci sono e quindi è importante sfruttarle fino in fondo. Facciamo i distretti, facciamo le case della comunità, organizziamo e rafforziamo le reti, diamo significato all'assistenza integrata. Così non saremo più in fondo alla classifica».