Pandemia / Il piano

Negli ospedali trentini tornano i reparti covid: ecco come l'Apss affronta l'aumento dei ricovere e il rischio di emergenza invernale

A Trento, Rovereto e Arco è stata avviata l'ennesima riorganizzazione per ricavare posti letto per gli infettati. Benetollo: "Si tratta di una scelta obbligata ma pesantissima, sia per le ricadute sulle possibilità di cura di tutte le altre patologie, sia per il peso che grava davvero come un macigno sul nostro personale"

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di Matteo Lunelli

TRENTO. «L'aumento dei ricoveri covid ci ha costretto in questi giorni ad aumentare le sezioni Covid negli ospedali di Trento, Rovereto e Arco.

Si tratta di una scelta obbligata ma pesantissima, sia per le ricadute sulle possibilità di cura di tutte le altre patologie, sia per il peso che grava davvero come un macigno sul nostro personale.

Si tratta di una cattiva notizia, nella speranza tuttavia che si stia per toccare il fondo, e con la certezza che la vaccinazione ci risparmierà, come ospedali, dal disastro dello scorso inverno».

Così il direttore del Sop Pier Paolo Benetollo. Insomma, ci risiamo: gli ospedali e le strutture sanitarie del territorio hanno iniziato l'ennesima riorganizzazione.

Servono più posti letto Covid, servono più spazi per essere "pronti al peggio" in Terapia intensiva, serve una rimodulazione dell'attività.

Già da martedì al Santa Chiara la riorganizzazione è partita: subito 6 e a breve 12 posti letto Covid in Medicina B. Poi 6 posti letto Covid in area chirurgica al settimo piano presso l'Ortopedia (che subirà invece una contestuale riduzione a 28 posti), e altri 14 in Malattie infettive.

A Rovereto, invece, da martedì pomeriggio sono stati attivati 12 posti letto Covid in Chirurgia con l'assistenza fornita dagli infermieri della Chirurgia e dai medici della Geriatria.

Al tempo stesso l'attività chirurgica programmata è stata rimodulata, con 10 posti letto di Chirurgia spostati in Otorinolaringoiatria.

Prima di entrare nel dettaglio di quanto deciso, degli scenari possibili e della pianificazione, anche una notizia incoraggiante.

L'Azienda sanitaria, infatti, ipotizza che nello scenario peggiore il fabbisogno nel picco della stagione invernale potrebbe richiedere circa un quarto dei posti letto che sono stati necessari nella stagione autunno/inverno 2020/2021.

Quest'anno, quindi, si potrebbe arrivare a un massimo di 100/120 persone ricoverate per Covid, rispetto alle oltre 400 che hanno caratterizzato il periodo novembre/dicembre del 2020.

Ciò non toglie che per medici, infermieri, oss e tutto il personale tecnico le comunicazioni ricevute rappresentino un triste déjà vu e la certezza è che avranno davanti ancora settimane di enormi difficoltà.

E se quest'anno i ricoveri dovrebbero essere meno, bisogna considerare il personale no vax sospeso, che non sarà in corsia a dare una mano ai colleghi, e quello impegnato tra vaccinazioni e tamponi, due attività che l'anno scorso non c'erano. Insomma, un altro inverno dovendo fare di più e con meno, senza dimenticare l'aspetto di solidarietà e mutuo aiuto che purtroppo ormai è venuto meno rispetto a riconoscimenti e commossi incoraggiamenti della prima ondata.

Tornando al piano di emergenza, redatto dal dottor Pier Paolo Benetollo, l'obiettivo è quello di garantire per quanto possibile tutta l'attività non Covid, ma è evidente che la coperta è corta e che il "gioco" dei posti letto andrà inevitabilmente a portare ritardi e riduzioni nell'attività chirurgica programmata.

Attualmente in Terapia intensiva a Rovereto i posti occupati da pazienti Covid sono pochi, mentre a Trento alcuni posti letto sono tenuti liberi e quindi a disposizione nel caso di una saturazione degli spazi a Rovereto. Restando nel "Covid Hospital" lagarino ci sono 12 posti Covid in Malattie infettive e altrettanti in Geriatria, mentre ad Arco la pneumologia ha una capienza di 20 posti per pazienti di media intensità.

La struttura intermedia di Ala, in corso di riconversione, può fornire un contributo di altri 20 posti letto.

Passando al Santa Chiara ci sono le Malattie infettive (14 spazi) e la Medicina, dove è stata attivata una sezione di 12 posti (6 attivi attualmente). Il piano straordinario prevede stanze ad hoc per i contagiati anche in Nefrologia e Ginecologia.

E anche in Pronto soccorso sarà necessario avere locali appositi per pazienti positivi che necessitano di una diagnosi o di cure per altre problematiche.

Questo è il quadro attuale con le prime modifiche, già operative.

Ma se ci fosse il preventivato peggioramento? Benetollo ci ha già pensato - con ruoli importanti nell'organizzazione anche per Enrico Nava, Mario Grattarola e Simona Sforzin - e oltre a un aumento a Trento e Rovereto, nello scenario peggiore è previsto il coinvolgimento delle strutture periferiche.

A Cavalese 10 posti letto Covid, con una contestuale riduzione di quelli in Medicina.

E, per recuperare personale, il punto nascita verrebbe chiuso.

I posti Covid potrebbero salire fino a 30, ma a quel punto l'attività chirurgica verrebbe sospesa, nonostante si vada verso la stagione invernale.

A Borgo è prevista la riconversione della Chirurgia, con conseguente stop all'attività operatoria.

A Cles potrebbe esserci bisogno di 10 posti in Medicina, mentre a Tione si pensa a una sezione con 8 posti Covid. Per quanto riguarda le strutture intermedie, a Mezzolombardo è già attiva una sezione con 12 posti, mentre la Rsa Covid di riferimento resta Bolognano.

La speranza di tutti, ovviamente, è che tutto questo possa essere un piano da tenere nel cassetto.

Se la campagna vaccinale, sia le terze dosi sia un aumento delle prime, reggesse è possibile. Dipende da tutti noi.

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