Riforma della sanità trentina, gli Ordini professionali: «Mai coinvolti»
Le «linee guida» della giunta provinciale approvate ad agosto, ma da tre mesi non sono mai stati convocati i protagonisti delle professioni. Che scrivono una lettera (e subito arriva la convocazione»
TRENTO. Gli Ordini delle professioni sanitarie, uniti, ci provano ancora. E chiedono per l'ennesima volta di essere ascoltati, coinvolti e interpellati. Come era stato loro promesso. Il tema è quello del piano di riorganizzazione della sanità trentina.
Già ieri la Consulta della salute aveva invocato un coinvolgimento, viste le molte criticità, i silenzi e i numeri incongruenti. Ma, per spiegare, bisogna fare un salto indietro.
Sul tema ci eravamo lasciati lo scorso agosto (in realtà sull'Adige abbiamo continuato a riportare idee, ipotesi, piani), con una delibera della giunta che dava mandato all'Azienda sanitaria di presentare il progetto definitivo sulla base delle linee guida decise dalla politica. Linee guida che erano state bocciate da tutti: appunto gli Ordini (tutti), la Consulta della salute, i sindacati, la politica (di opposizione ovviamente) e tante voci autorevoli. Ma Provincia e Azienda sanitaria erano andate avanti ugualmente, convinte della bontà delle proprie scelte. Avanti a testa bassa ma con una promessa: «sarà un percorso condiviso e partecipato e tra circa 4 mesi (indicativamente fine dicembre) il piano sarà pronto e operativo».
Sabato, visto che ormai la scadenza è vicina - ma secondo alcuni, in realtà, tutto sarebbe già deciso e il piano sostanzialmente pronto - gli Ordini si sono rifatti sentire. Marco Ioppi (medici), Daniel Pedrotti (infermieri), Tiziana Dal Lago (farmacisti), Serena Migno (ostetriche), Monica Fontanari (radiologi e tecnici), Roberta Bommassar (Psicologi), Marco Ghedina (veterinari), Gianumberto Giurin (chimici e fisici) e Angela Rosignol (assistenti sociali) hanno inviato una lunga e accorata lettera all'assessora Stefania Segnana e al presidente Maurizio Fugatti. Una lettera per dire che «ci era stato promesso ad agosto che ci sarebbe stato un coinvolgimento costante da parte della Provincia in merito alle scelte sulla nuova riforma sanitaria, la quale impatterà sulla salute dei cittadini per i prossimi anni. Prendiamo atto che ad oggi, a distanza di tre mesi, non siamo mai stati interpellati».
A stretto giro di email, sempre sabato, è arrivata una convocazione per lunedì. Segnana ha scritto, infatti, che il Consiglio sanitario provinciale è chiamato a riunirsi «per la presentazione della proposta del Regolamento di organizzazione dell'Apss». Basterà? Tutto risolto?
Lo si capirà la settimana prossima. Ma l'impressione, visti i tempi, è che gli Ordini potranno contribuire ben poco e dovranno solamente recepire un piano già nero su bianco. A meno che la data del 6 dicembre non si trasformi nell'inizio di tutto, nel primo passo di un percorso partecipato. Ma questo andrebbe in contraddizione con le tempistiche che erano state fornite in maniera ufficiale a fine agosto, quando i vertici di Provincia e sanità assicurarono che in 4 mesi la riorganizzazione sarebbe stata pronta. Tornando agli Ordini, nel documento si sottolinea che «come già rappresentato in precedenti occasioni, sorprende prima di tutto che le rappresentanze delle professioni sanitarie e sociali e le altre parti sociali non siano consultate su decisioni così rilevanti per il sistema sanitario trentino e per la salute dei cittadini, quale la riorganizzazione dell'Apss. L'auspicio è che l'assessorato attivi un reale confronto, come già in essere in altre Regioni e Province, che non sia solo l'assolvimento di un mero formalismo e con convocazioni all'ultimo minuto senza poter analizzare i documenti all'ordine del giorno.
Eppure, il tema della salute dei cittadini riempie la stampa ogni giorno: i dati Covid in aumento, ma non ultima la notizia degli Ospedali di Comunità e delle Case della comunità, che senza un progetto globale con la definizione dei livelli di integrazione e coordinamento fra i vari professionisti e i diversi servizi rischia di essere un'enunciazione di mero slogan, senza produrre un reale cambiamento e innovazione del Sistema Sanitario Trentino. Il progetto di un rinnovamento della sanità dovrebbe essere il più condiviso possibile sia dagli operatori che dai cittadini, specialmente in una situazione, come quella attuale, preoccupante per demotivazione diffusa di tutto il personale e per la grave carenza numerica in alcuni settori».Dopo aver fissato una serie di possibili obiettivi, i nove ordini concludono: «Notiamo che, piuttosto che avanzare nuove proposte, ci si ostina a mantenere un approccio tradizionale al concetto di salute senza quella lungimiranza e coraggio che un progetto globale ed innovativo di sanità richiede. I cittadini si meritano, anche alla luce degli ingenti finanziamenti del Pnrr, di vedere varata una riforma reale del sistema sanitario provinciale che possa rispondere ai loro bisogni».