In un anno sono cessate 184 aziende agricole trentine: «Ma erano part-time, è il settore che si sta strutturando»
L’analisi di Gianluca Barbacovi (Coldiretti): «Non è diminuito il suolo coltivato e ci sono molte ditte di giovani. Ma oggi occorre essere polifunzionali, dal campo alla vendita»
TRENTO. In dodici mesi, tra il 2019 e il 2020 sono state cancellate 184 aziende agricole trentine, ma gran parte di esse erano realtà part time. Inoltre, va registrata una tenuta delle superfici coltivate e nel numero di giovani che si dedicano a questo comparto.
È la sintesi del pensiero di Gianluca Barbacovi, presidente trentino di Coldiretti.
Presidente Barbacovi, come giudica il calo di 184 aziende in dodici mesi? Tra l'altro un dato che conferma un trend ormai costante?
Dall'analisi dell'Archivio provinciale delle imprese agricole emerge innanzitutto che il dato più rilevante sulla diminuzione degli agricoltori in Provincia di Trento riguarda soprattutto le imprese part-time, quelle cioè che praticano la professione come secondo lavoro. Dato da tenere in considerazione, senza dubbio, ma bisogna anche sottolineare la sostanziale tenuta delle aziende agricole primarie, la cui differenza sul dato totale rispetto agli anni precedenti è di poche unità. Questo conferma in realtà un trend in continua crescita che riguarda le tipologie di aziende agricole che caratterizzano il Trentino.
Ci può sintetizzare le caratteristiche di questa tipologia?
Andiamo sempre più verso imprese più strutturate, con maggior professionalità e vocate alla multifunzionalità. Un'impresa multifunzionale oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo e fibre, può svolgere agriturismo, vendere direttamente al consumatore, ma può anche disegnare il paesaggio, proteggere l'ambiente e il territorio e conservare la biodiversità, gestire in maniera sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare.
Quindi prende piede un'azienda di tipo multifunzionale?
L'azienda agricola multifunzionale è quella in grado di esercitare tutta la fase di trasformazione del prodotto, che esercita l'attività agrituristica e vende direttamente i propri prodotti, ma anche quella che svolge attività didattiche, cura e mantiene il verde pubblico, riqualifica l'ambiente, gestisce le aree venatorie e la forestazione, eleva il potenziale turistico di una determinata area e contribuisce allo sviluppo rurale del territorio. Da sottolineare, inoltre, che la sensibile diminuzione delle imprese agricole non corrisponde con una perdita di terreno coltivato nella Provincia di Trento. L'agricoltura si sta sostanzialmente trasformando.
I dati dell'Archivio provinciale delle imprese agricole indicano poi una sostanziale tenuta dei giovani tra i 18 e i 35 anni.I giovani, nel processo di trasformazione del settore, ricoprono un ruolo fondamentale. Si vedano gli "Oscar Green", ad esempio, il premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa che punta a riconoscere il lavoro e l'impegno di tanti giovani che hanno scelto per il proprio futuro l'agricoltura. Tanti giovani in grado, ogni anno sempre di più, di portare in agricoltura il frutto dei propri studi e della propria creatività: innovazione, idee, tecnologie. Dobbiamo continuare a puntare sui giovani: come Coldiretti crediamo molto nel coinvolgimento strutturato della cosiddetta generazione "Z". Ma oltre al coinvolgimento la professione deve rimanere attrattiva.
Quale è il ruolo della scuola per la formazione dei futuri agricoltori?
La collaborazione con le scuole deve essere strategica per il coinvolgimento degli studenti in percorsi formativi nelle campagne. E proprio la "formazione" deve diventare uno degli elementi imprescindibili per dare sempre maggiori competenze ai futuri protagonisti del nostro settore. La sinergia con gli istituti scolastici deve concretizzarsi in effettive opportunità lavorative attraverso esperienze formative, periodi di alternanza tra scuola e lavoro, tirocini, con la partecipazione attiva nelle attività dell'azienda.
Cioé la formazione deve essere portata anche nelle aziende?
Certo. In questo modo l'impresa si pone come ambiente "formativo" e integrato nell'ambito di scelte dei percorsi di istruzione per favorire l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, e quindi la nascita di nuove imprese. In tal modo, l'integrazione con il territorio ed il mondo produttivo diventa non solo un metodo di lavoro, ma un imprescindibile fattore per la definizione del piano dell'offerta formativa da presentare agli studenti.
E cosa si propone di fare Coldiretti per centrare l'obiettivo?
Coldiretti continuerà ad essere in prima linea nei luoghi in cui si decide il futuro dell'agricoltura: nelle istituzioni locali, nazionali ed europee. Laddove si fanno le politiche e si emanano le leggi e le misure a sostegno del settore.