Ischia Podetti scoppia, dove lo facciamo l’inceneritore? Trento, Lizzana e Acquaviva le tre ipotesi, Pergine campo di sperimentazione
Il nuovo Piano provinciale, 500 pagine di analisi, punta sulla produzione di «syngas». Proprio con la tecnologia che la svizzera Eppm sta «testando» in Alta Valsugana (con il via libera della giunta provinciale)
TRENTO. Con la discarica di Ischia Podetti a Trento ormai satura, la Provincia sta pensando a un inceneritore. Anzi, un «impianto di trattamento termico» o «termovalorizzatore», come volete chiamarlo per non spaventare nessuno.
Tre possibili ipotesi di localizzazione per il futuro impianto di trattamento dei rifiuti: oltre alla stessa Ischia Podetti anche Lizzana e, novità assoluta, nei pressi del futuro depuratore di Trento Tre a cavallo dei comuni di Trento, Calliano e Besenello.
I dubbi sulla collocazione del termovalorizzatore, o gassificatore, che anche la tecnologia fa parte delle varianti in ballo, sono una delle novità contenute nel Quinto aggiornamento del Piano provinciale di gestione dei rifiuti, approvato in via preliminare dalla giunta provinciale nell'ultima seduta del 2021.
Lizzana è indicata, negli scenari possibili tracciati nel primo report di un gruppo di lavoro composto da scienziati dell'Università e di Fbk, per il fatto che il sito roveretano ospita oggi l'impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti che produce Css, il Combustibile solido secondario che potrebbe poi essere immesso e bruciato direttamente nell'impianto.
L'ipotesi Trento Tre è invece legata alla possibile scelta di realizzare un impianto in grado di smaltire anche i fanghi di depurazione prodotti dal mega depuratore.
Ma a parte la collocazione sarà probabilmente l'opzione tecnologica a tenere banco. Il pool di studiosi mette a confronto pregi e difetti di un inceneritore classico con tecniche come la pirolisi o la gassificazione, che consentono il recupero energetico dei rifiuti in assenza di ossidazione o con ossidazione parziale. Mentre la combustione classica provoca l'emissione di diossine e furani il vantaggio della gassificazione riguarda proprio un minor livello di emissioni.
Il gas prodotto dalla gassificazione, detto "syngas" può poi essere utilizzato come combustibile per produrre energia elettrica o termica, ma qui si ripresenterebbe un problema di emissioni, oppure convertito in prodotti chimici ad alto valore aggiunto, come metanolo, etanolo, dimetil etere o diesel; opzione questa che i tecnici sembrano preferire.
I confronti sugli scenari possibili vengono forniti quasi al termine di oltre 500 pagine di analisi e scenari futuri che ora dovrà affrontare un rapido iter di approfondimento per essere approvati in via definitiva entro la primavera.
Bisogna fare scelte ponderate, dopo il fallimento del Quarto aggiornamento che aveva prospettato una soluzione mai attuata, ma rapida. Per far fronte all'esaurimento di Ischia Podetti la provincia ha già dovuto riattivare due discariche chiuse da tempo, Imer e Monclassico, promettendo di richiuderle nel giro di qualche mese.
L’esperimento? Si farà a Pergine
Non chiamatelo inceneritore, perché il termine è bandito dal vocabolario politico trentino dai tempi di "Nimby", il comitato che per primo si oppose alla realizzazione di un impianto di questo genere in provincia e che tanto fece da riuscire - in qualche maniera - a orientare l'opinione pubblica e le scelte politiche conseguenti in direzione di una forte spinta verso la raccolta differenziata dei rifiuti.
Non chiamatelo così, ma a Pergine Valsugana sta per essere installato - sia pure in forma "sperimentale" e "temporanea" - un impianto di conversione degli scarti solidi che appare come prodromico rispetto alla individuazione di soluzione finale al problema dello smaltimento dei rifiuti urbani, che nessuno sa più dove piazzare, e che neppure la realizzazione del nuovo catino previsto a Ischia Podetti può annullare.
Si tratta del progetto di termo-ossidazione degli scarti, con produzione di syngas, proposto dalla società Trentino Ambiens srl, che fa capo per il 90% delle quote, pari a 9mila euro di capitale sociale, alla svizzera Eppm Ag e per l'altro 10% all'amministratore unico Loris Radoani: la domanda di localizzazione nel Piano provinciale di gestione dei rifiuti è stata presentata dalla srl il 6 aprile 2021 ed è stata approvata il 23 dicembre dalla giunta Fugatti, al termine di un iter durato 8 mesi, e molto partecipato.
La sperimentazione della TWO (Thermal Waste Oxidation), prefigurata per due anni più altri due eventuali, prevede il trattamento di rifiuti urbani e speciali non pericolosi «per un quantitativo massimo di 5 tonnellate al giorno, con attività discontinua quantificata in circa 8-10 ore al giorno per circa 3 giorni la settimana, con l'obiettivo di riprodurre poi il processo su scala industriale», si legge nella delibera.
La ricerca non verte sulla pirolisi (già ampiamente sperimentata) ma riguarda la raccolta di dati relativi alle emissioni, in funzione della tipologia di rifiuto in ingresso. Con l'obiettivo di verificare se sia possibile «una riproduzione su scala industriale».
Ipotesi prevista per altro dallo scenario 3.3 del Piano di gestione dei rifiuti urbani, aggiornato a fine dicembre, in cui proprio la realizzazione di una installazione per la chiusura del ciclo dei rifiuti è considerata essenziale per non esaurire in tempi rapidi anche il nuovo catino di Ischia Podetti. Mentre nell'allegato 4 allo stesso Piano - curato da UniTn e FBK - si spiega diffusamente cosa prevede la tecnologia di termo ossidazione con produzione di syngas e perché sia considerata migliore della tradizionale "combustione" dei rifiuti. Singolare però che nella delibera di adozione preliminare dello "stralcio per la gestione dei rifiuti urbani" non ci sia alcun accenno all'atto approvato una settimana prima, e che al progetto di Pergine si faccia riferimento solo nelle ultime due righe dello studio UniTn-FBK, in questi termini: «...Si ricorda che una tecnologia modulare è attualmente in fase di autorizzazione per alcuni test in un sito in provincia di Trento».
Mentre a pagina 18 dello stesso studio compare proprio la Eppm Ag come una delle aziende in grado di fornire tecnologia TWO "modulare" (quindi per più impianti alternativi a una unica localizzazione provinciale) con ricavo di syngas per produzione di energia elettrica/termica dai rifiuti.