Il racconto: "Dal tampone rapido falso negativo all'incubo del covid in famiglia: nonno compreso. Fate attenzione"
La testimonianza di una mamma trentina "ingannata" a Natale da un test favorevole e poi contagiata da Omicron. L'appello di una dottoressa di base, Alessandra Dellantonio, sulla necessità che i tamponi siano sempre eseguiti accuratamente. Le spiegazioni del virologo del Cibio Massimo Pizzato: "Sviluppando il nostro sistema di test salivari abbiamo verificato che persino con l'analisi molecolare i tamponi nasofaringei presentano un margine di errore non trascurabile, originato da prelievi inadeguati"
TRENTO. Nuovo record di contagi da Sars-CoV-2, ieri, 6 gennaio, in Trentino e pure in Italia.
I numeri sono impressionanti: rispettivamente quasi 2.600 e poco meno di 220 mila casi rilevati in 24 ore.
Ma a queste cifre ufficiali andrebbero aggiunte le stime sui positivi inconsapevoli.
Da un lato, tutte le persone prevalentemente asintomatiche che non vengono testate.
Dall'altro, quelle che si sottopongono a test antigenici rapidi e risultano erroneamente negative.
Ne sa qualcosa una mamma trentina che ci ha raccontato la propria disavventura.
"Ero venuta a sapere che mia figlia di sette anni aveva avuto un contatto stretto con un parente positivo, durante i giorni di Natale. Come indicatoci dal pediatra, tre giorni dopo il contatto abbiamo eseguito il test antigenico rapido in una farmacia.
Il tampone era negativo, così il giorno stesso ci siamo fidate a incontrare i nonni, pur con tutte le precauzioni del caso (tempo limitato e mascherine).
La sera stessa, una volta rientrate a casa, la bimba inizia a manifestare i primi sintomi lievi - mal di testa e un leggero raffreddore - che permangono 24 ore e poi scompaiono.
Qualche giorno dopo sono io, malgrado la terza dose di vaccino fatta a inizio dicembre, ad avere sintomi, pesanti: una mattina mi sveglio con una sensazione di malessere potente e del tutto anomalo.
Così torniamo a fare il tampone, entrambe, in un'altra farmacia della zona: stavolta tutte e due risultiamo positive. Evidentemente mia figlia lo era già il giorno del primo test e dei sintomi.
La mia condizione di forte malessere permarrà alcuni giorni, per poi migliorare lentamente.
Ma il peggio è che anche il nonno, una persona fragile, è stato contagiato e nel suo caso i rischi sono maggiori.
Ripenso allora - prosegue la mamma - a quel tampone negativo, la cui esecuzione stranamente non aveva dato alcun fastidio a mia figlia, mentre di solito lei si lamenta e strizza gli occhietti, come peraltro ha fatto nuovamente durante il secondo prelievo.
Il che mi fa sospettare che il primo non fosse stato abbastanza 'profondo' e che non avesse raccolto tracce del virus, malgrado probabilmente fossero già presenti.
Un prelievo più accurato, per quanto doloroso, credo ci avrebbe evitato questa disavventura con i nonni.
In definitiva, mi domando se non sia un rischio eccessivo questo margine di errore legato evidentemente alla manualità degli operatori sanitari che eseguono il tampone.
Secondo me, un asintomatico falso negativo è più pericoloso di una persona che non si fa testare, perché una volta avuto il 'lasciapassare' di un referto si possono assumere atteggiamenti di minore cautela esponendo così gli altri al contagio.
All'Azienda sanitaria provinciale vorrei chiedere se sia costantemente monitorata la corretta esecuzione dei tamponi antigenici.
Quanto a noi cittadini - conclude la mamma - più che cercare il sollievo di un test negativo purchéssia, dovremmo pretendere sempre tamponi svolti con accuratezza e dunque maggiormente veritieri".
In realtà, secondo le stime svolte negli Usa dalla Food and drug administration (Fda), i falsi negativi sarebbero quasi un tampone su due, come ha riferito due giorni fa il professor Guido Rasi, consulente del commissario per l'emergenza covid e già direttore dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema).
"Con la variante Omicron destinata a diventare predominante i tamponi antigenici rapidi rischiano di diventare inutili. La nuova versione del virus Sars-CoV-2 sembra in grado di sfuggire con maggior frequenza ai test diagnostici oggi più utilizzati".
Accanto alla sensibilità ridotta dei test rapidi va considerata la qualità del campione nasale prelevato: dipende dalla manualità degli operatori.
"Il prelievo deve essere il più accurato possibile, ma purtroppo non sempre è così. Mi capita spesso di voler effettuare personalmente test di verifica su miei assistiti appena risultati negativi in qualche farmacia ma che da me diventano positivi: presumo che la causa sia un primo tampone che probabilmente non conteneva un campione sufficiente", commenta, Alessandra Dellantonio, medico di famiglia in Valsugana.
Da qui l'appello agli operatori a fare attenzione: "Bisogna avere sempre la pazienza di verificare che il tampone sia umido, cioè che abbia caricato abbastanza muco. Ciò è ancora più rilevante nel caso degli ormai numerosi test che consentono il semplice prelievo nasale invece di quello nasofaringeo, perché nella narice è più complicato recuperare un campione adeguato di fluido.
Mi rendo conto che la questione è di difficile soluzione, ma il mio auspicio è che un appello agli operatori possa servire a ricordare che un campione corretto fa la differenza.
D'altra parte, sappiamo che un margine di errore, anche significativo, non sarà eliminabile, perciò invito tutti a non considerare l'esito negativo di un test rapido come un via libera assoluto, con abbandono o riduzione dei fondamentali gesti barriera contro i contagi. I comportamenti che riducono i rischi di contagio vanno mantenuti in ogni caso", conclude la dottoressa Dellantonio.
Per tornare al professor Rasi, il suo aupiscio è che anche la qualità dei test antigenici rapidi possa modificarsi rapidamente, con un aggiornamento alle caratteristiche della variante Omicron, altrimenti la "perdita" di affidabilità dei tamponi potrebbe rendere "più complicato e difficile" contenere la pandemia.
A confermare che i tamponi rapidi possono mentire un po' troppo spesso è anche il virologo Massimo Pizzato, direttore del Cibio di Trento (Dipartimento universitario di biologia cellulare, computazionale e integrata).
Pizzato, oltretutto, è il responsabile del grande progetto trentino, sviluppato in partnership con la Provincia, per i test molecolari con prelievo salivare.
In occasione dello studio per questa modalità diagnostica, avevamo verificato in parallelo sia campioni di saliva sia tamponi nasofaringei, sui medesimi soggetti, allo stesso tempo e sempre ovviamente con analisi molecolari.
In un numero significativo di casi, le cariche virali molto elevate individuate nella saliva risultavano invece del tutto invisibili al tampone nasofaringeo.
Come spiegare questa totale divergenza?
C'è un'unica spiegazione: la qualità del campione e dunque le modalità del prelievo. Per la saliva si tratta in sostanza di sputare dentro la provetta fino al livello minimo indicato e dunque da qui non si scappa.
Viceversa per il tampone nasofaringeo tutto dipende dalla capacità dell'operatore di prelevare adeguatamente il materiale da analizzare. Il che non è così scontato, anzi", sottolinea Pizzato.
Il responsabile del Cibio ricorda, dunque, che la grande macchina messa a punto in Trentino per eseguire anche 3 mila test pcr salivari al giorno (ne riparleremo nel dettaglio nei prossimi giorni), se messa in moto potrebbe quantomeno ridurre il numero di falsi negativi, sostituendosi a una parte della valanga di tamponi rapidi che si eseguono in questi giorni.