Le mele vanno forte anche in pandemia: l'analisi del mercato, preoccupazione per l’aumento dei costi della logistica
Il punto di Assomela: ve bene il mercato interno e le giacenze sono ai minimi storici, ma il prezzo dell’energia e il costo per i container (triplicato) è un freno soprattutto all’export
TRENTO. Martedì 18 gennaio si è tenuta la consueta riunione del Comitato Marketing di Assomela che ha avuto modo di valutare l’andamento di mercato e gli elementi che lo stanno fortemente influenzando, in particolare l’aumento generalizzato dei costi e i problemi legati alla logistica.
Per quanto riguarda il mercato, le vendite nel mese di dicembre hanno fatto segnare un buon andamento tendenzialmente positivo per tutte le varietà, a 158.960 tonnellate., superiore di poco alla quota venduta lo scorso anno ed in linea con le stagioni precedenti.
Le giacenze al primo gennaio di mele da tavola si riducono a quota 1.198.597, tra le più basse registrate negli ultimi anni, complice, tuttavia, anche la minore disponibilità di mele destinate al mercato fresco rispetto alle stagioni precedenti.
La campagna di commercializzazione appare meglio orientata nel mercato interno che all’estero – in Unione Europa per alcuni paesi non si registra una domanda particolarmente sostenuta e oltremare le difficoltà logistiche e l’aumento dei costi non aiutano certo a rendere i flussi particolarmente regolari.
A livello varietale, le vendite di Golden Delicious in dicembre sfiorano le 50.000 tons., anche se qualche problema si registra per i calibri più piccoli, più difficili da collocare sul mercato.
Segna una buona performance la Gala, le cui vendite sono procedute rispettando i piani di decumulo, con 35.000 tons di prodotto venduto nel mese di dicembre.
Prestazione soddisfacente per la Red Delicious, con giacenze tra le più basse degli ultimi anni, a 113.548 tons., anche grazie alla maggiore recettività del mercato indiano, e per la Granny Smith, con vendite nel mese di dicembre superiori alle 10.000 tons.
Mercato più lento, invece, per la Fuji, con vendite inferiori rispetto alle stagioni passate, ma con una giacenza, tuttavia, in linea con le annate precedenti.
A preoccupare maggiormente gli operatori sono l’aumento dei costi in generale, sia per l’energia che per gli imballaggi, a cui si aggiungono le difficoltà legate alla logistica, per il reperimento di mezzi di trasporto e container per l’esportazione verso paesi terzi.
È forte il timore che le maggiori spese possano ricadere interamente sui produttori se non redistribuiti lunga la catena di approvvigionamento. Su questi aspetti Assomela, al pari di altri settori ed organismi, segnala la necessità di interventi concreti sia per favorire accordi per una più equa distribuzione dei costi tra i diversi attori della filiera, sia per interventi tesi ad equilibrare il mercato dell’energia.
All’export, come accennato prima, di fronte ad una buona domanda, si devono limitare le spedizioni a causa di una minore disponibilità di container, con costi a volte addirittura triplicati. Una situazione che rende molto complicato fare programmi e che colpisce, tuttavia, anche i paesi produttori dell’Emisfero Sud per i quali i costi di logistica impatteranno fortemente sulla capacità di export, per loro vitale.
A livello internazionale, inoltre, la pressione di Iran e Turchia, ma anche di altri paesi dell’Asia centrale, rende il mercato estremamente competitivo – una condizione che sarà decisiva anche per le prossime stagioni e che Assomela sarà chiamata ad approfondire.
Pur con qualche disagio, risulta ancora sufficientemente gestibile il personale stagionale nelle strutture di lavorazione. Importante sarà in ogni caso anticipare ragionamenti e programmi adeguati per garantire la disponibilità di manodopera preparata per i lavori di campagna, in particolare da inizio giungo con il diradamento manuale per arrivare alla raccolta.
Per quanto riguarda invece il settore del trasformato, al momento le quotazioni sono in linea con quelle dello scorso anno, a fronte però di costi maggiori. La pressione sul mercato non è eccessiva, anche grazie alla buona domanda statunitense, ma pure in questo caso la difficoltà legate alla logistica e alla disponibilità ridotta del personale, rendono certamente più difficoltose le vendite.