Ivo Tarolli: “Draghi premier anche dopo il 2023, deve proseguire il suo lavoro”
Ivo Tarolli, 71 anni, senatore dal 1996 al 2006, rifarebbe mille volte quella scelta: «Nel 1999 votai Carlo Azeglio Ciampi in maniera convinta. Lo conoscevo bene, sin da quando, da ministro dell'Economia, lo incontravamo in Commissione Bilancio del Senato, della quale ero segretario» (Intervista uscita il 21 gennaio)
«Ciampi? Un onore averlo votato». Ivo Tarolli, 71 anni, senatore dal 1996 al 2006, rifarebbe mille volte quella scelta: «Nel 1999 votai Carlo Azeglio Ciampi in maniera convinta. Lo conoscevo bene, sin da quando, da ministro dell'Economia, lo incontravamo in Commissione Bilancio del Senato, della quale ero segretario».
Lei fu più volte relatore della Finanziaria del governo di centrodestra.
Sono stato anche relatore di minoranza. Incarichi di grande responsabilità. Bankitalia decise di investire su di me e collaboravo con docenti universitari di assoluto prestigio. Sono stato cinque volte relatore di altri grandi provvedimenti economici.
E lei finiva sui giornali nazionali.
Tutti mi cercavano. Remo Segnana un giorno mi disse: dopo De Gasperi sei stato il trentino più influente nel governo. Nemmeno Flaminio Piccoli è mai riuscito ad avere una tale capacità di incidere nella vita del Paese.
Qualche voto finì al governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio. Lo votò anche lei?
È vero che al tempo ero il suo delfino. Il suo portavoce in Parlamento. Ma io votai Ciampi in maniera convinta. I voti a Fazio avevano solo un valore interdittivo.
Ha poi incontrato Ciampi da presidente della Repubblica?
Più volte sono stato invitato dalla presidenza della Repubblica ad incontri ufficiali, come la Festa del 2 giugno. Ricordo la cena con il re del Marocco (nel 2000, ndr): ero al tavolo della presidenza. C'era anche Gian Maria Gros-Pietro, già presidente dell'Iri, e Giovanni Bazoli mi salutò così: ecco il mio allievo!
Oggi chi è il suo candidato preferito per il Colle?
Non faccio il tifoso, ma se posso esprimere un disegno utile per il Paese lascerei Draghi al suo posto. Deve proseguire con il lavoro di presidente del Consiglio dei ministri.
Quindi su chi punta?
Credo che la prima ipotesi sia la conferma di Sergio Mattarella. Oppure l'ex presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia. La permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi avrebbe anche una importante conseguenza politica.
Quale?
C'è uno spazio enorme per la riaggregazione delle forze di centro. Penso al mondo cattolico, a Renzi, Calenda, Toti, Brugnaro.
E Draghi?
Dopo le elezioni sarà questo rassemblement a proporre Draghi quale nuovo presidente del Consiglio.
Del resto, chi lo dovrebbe proporre?
Non certo il Pd o le altre forze, così divise tra loro.Naturalmente Draghi non parteciperà alle elezioni del 2023.No, non ci sarà. Non potrà ripetere l'errore di Mario Monti, che ha dimostrato come non sia percorribile la strada di un tecnico che cerca i voti.
E il suo ex compagno di partito, Pierferdinando Casini, che fa?
Ha mantenuto un ruolo di equilibrio: solo lui è capace di restare al centro, farsi eleggere dalla sinistra e dialogare con la destra.
Lo mette tra i papabili al Quirinale?
Da quello che si legge, non è un candidato per le prime votazioni. Poi, se le cose andranno male, un salvatore della patria lo dovranno trovare, e potrà succedere di tutto.
Speriamo di non dover arrivare al salvatore della patria.
Nonostante tutto il male che oggi si pensa della politica, io sono fiducioso: verrà trovato un accordo. Conviene a tutti.
Berlusconi è fuorigioco?
La sua corsa è quasi ultimata. Con buona pace di Sgarbi e del suo attivismo.
Senatore Tarolli, suo figlio Carlo è sposato con Eugenia Fazio, figlia dell'ex governatore di Bankitalia. Come sta Fazio, oggi?
Sta bene. Rimane un gigante. Lo ha dimostrato anche con il suo ultimo lavoro, nel quale "dialoga" con Keynes. Ha subito un vero martirio da parte della magistratura, dopo essere andato in rotta di collisione con tanti poteri. Ma la storia gli darà ragione.