Mario Malossini scommette sul dopo Mattarella: “Io punto su Marta Cartabia”
L’ex presidente della Provincia, fu un grande elettore nel 2006. Alla quarta tornata venne eletto Giorgio Napolitano. Malossini, che allora era coordinatore regionale e capogruppo provinciale di Forza Italia, votò scheda bianca per tutte e quattro le volte, come da ordini di partito (intervista uscita il 22 gennaio)
Mario Malossini, ex presidente della Provincia, fu un grande elettore nel 2006. Alla quarta tornata venne eletto Giorgio Napolitano. Malossini, che allora era coordinatore regionale e capogruppo provinciale di Forza Italia, votò scheda bianca per tutte e quattro le volte, come da ordini di partito.
«Ricordo la battuta di Romano Prodi - dice Malossini - Disse che dovevamo entrare nel "catafalco" al passo dei bersaglieri. In effetti, dovevamo passare a spasso svelto, in modo da mostrare a tutti che non scrivevamo alcun nome».
Davvero non poteva votare Napolitano?
Allora era un nome non condiviso. La sua candidatura arrivava dalla sinistra. Ma Giorgio Napolitano è stato un buon presidente, ha svolto il suo ruolo con equilibrio.
Ora lei punterebbe su Berlusconi?
Per autorevolezza, la scelta su Mario Draghi sarebbe la più logica, anche per ricomporre una politica così lacerata.
Ma lei preferisce che rimanga al governo.
Siamo nel pieno di una ripresa che, per molte realtà come le piccole imprese e comparti quali il turismo, fa fatica ad imporsi. A questo si aggiungono i rincari della luce e delle materie prime. Siamo solo all'inizio della "partita" del Pnrr.
Avanti con Draghi, quindi.
Io dico che scomporre questo governo sarebbe un errore. Draghi ha un'alta autorevolezza istituzionale e ha dimostrato capacità di ascolto e decisione. Io credo che la sua presenza sia necessaria anche per tenere unita la coalizione.
Qual è il suo candidato per il Quirinale?
Marta Cartabia. È stata presidente della Corte costituzionale ed è ministra della Giustizia. Mi ha molto colpito la sua lectio magistralis a Pieve Tesino nel 2020: una grande visione dello Stato e delle autonomie, un aspetto non certo secondario. Sarebbe importante avere una donna al Quirinale: ma lei verrebbe eletta grazie al suo prestigio, non per altro.
Non crede a Berlusconi, quindi.
Il centrodestra ha tutto il diritto di esprimere un nome, ma io credo che si debba andare oltre la logica dei numeri. Anche Berlusconi si troverà davanti a questa esigenza.
Altri nomi?
Va trovata una soluzione autorevole, che arrivi da una condivisione larga. E senza andare a rimuovere il caposaldo attorno al quale gira oggi il futuro dell'Italia, vale a dire Mario Draghi.