Sanità / L'indagine

Inchiesta "tamponi facili": altri provvedimenti in arrivo, si esamina il traffico delle celle telefoniche

La vicenda dell'ambulatorio di Pergine in cui si eseguivano test covid: al momento, oltre al titolare e a quattro collaboratori, sono indagate 44 persone, accusate di aver ottenuto la "carta verde" a pagamento, sulla base di documentazione non veritiera

L'INCHIESTA Sono 44 i clienti indagati, fra loro insegnanti, un funzionario provinciale e uomini delle forze dell’ordine
L'ACCUSA Denunciato a Pergine un infermiere, aveva 120mila euro in contanti

TRENTO. Il decreto del sequestro del green pass riguarda ad oggi 44 persone, accusate di aver ottenuto la "carta verde" sulla base di documentazione non veritiera e dopo pagamento di una cifra che si aggirerebbe attorno ai mille euro.

Ma non si ferma qui l'inchiesta dei carabinieri della pg della procura, che si sta svolgendo parallelamente a quella della guardia di finanza. Profili diversi per lo stesso filone: i "tamponi facili" che l'infermiere Gabriele Macinati effettuava nei locali del centro sportivo di Pergine Valsugana e a Trento in via Senesi.

Indagati assieme a Macinati anche la moglie e tre collaboratori per associazione a delinquere, corruzione, falso e accesso abusivo al sistema informatico collegato con l'Azienda sanitaria provinciale e con il Ministero.

Di corruzione, con pena che va da 6 a 10 anni di reclusione, dovranno rispondere anche i clienti indagati.

L'inchiesta, dunque, non si ferma.

Anzi, si è ad un punto di svolta: grazie all'incrocio dei dati si sta chiudendo il cerchio sulle responsabilità.

In particolare si stanno analizzando le celle telefoniche per verificare dove i clienti si trovassero nel momento in cui l'esito del loro tampone veniva registrato.

Tra gli elementi al vaglio degli inquirenti c'è il libro mastro trovato nella disponibilità di Macinati che contiene nomi e numeri, poi c'è tutto il materiale contenuto nei pc e nei cellulari sequestrati all'infermiere e ai suoi collaboratori.

Il mercato dei tamponi facili: indagati per corruzione i primi 44 clienti

Hanno perso il green pass, sequestrato dalla procura, situazione che per molti significa tra l'altro non poter più lavorare. Non solo; 44 ex clienti del Centro per i tamponi anti covid di Pergine, aperto dall'infermiere Gabrielle Macinati, sono finiti nel registro degli indagati. Le accuse ipotizzate sono pesanti: corruzione, falso e concorso in accesso abusivo a sistema informatico.

Si cerca di capire da dove provengano i 120mila euro in contanti sequestrati e per fare ciò i carabinieri della pg stanno seguendo il flusso dei soldi e, appunto, delle celle telefoniche dei clienti: è infatti emerso che non tutti i clienti si trovavano fisicamente al centro tamponi di Macinati quando l'esito veniva registrato sul sito dell'Azienda sanitaria.

L'accesso al portale - con le credenziali che l'infermiere aveva ottenuto in via ufficiale e poi illecitamente "prestato" ad un suo collaboratore a Trento - avveniva anche ad orari in cui il centro tamponi era chiuso.

Se un minimo scarto di tempo fra l'esito del tampone e la registrazione è comprensibile nelle fasce orarie di grande flusso di persone, diventa difficilmente spiegabile l'accesso al portale la sera tardi o la notte.

In due mesi di attività del solo centro di Pergine (quello di Trento ha aperto solo per pochi giorni), dal 15 ottobre al 15 dicembre, Macinati, la moglie e i tre collaboratori avrebbero inserito una media di 500/600 risultati di tamponi al giorno, a fronte delle 400/500 persone contate dagli investigatori, che si erano appostati all'esterno.

Si calcola, dunque, uno scostamento di almeno 50 -100 persone al giorno alle quali sarebbe stato rilasciato poi un green pass senza che le stesse avessero effettivamente effettuato un tampone.

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