La fuga dall'Ucraina, la forza delle donne, l'abbraccio del Trentino: "Impegno encomiabile per aiutarci"
Alla vigilia dell'Otto marzo la testimonianza di Angela Kotyk, che da anni si occupa dei soggiorni dei bambini di Chernobyl: "Provincia, Comune, Cinformi, tutti hanno raddoppiato gli sforzi: non posso che dire grazie"
LA RACCOLTA Aiuti trentini ai profughi ucraini: già partiti 19 carichi
IL PUNTO Un'altra notte di devastanti bombardamenti russi
TRENTO. Il tempo delle lacrime e della paura non è finito. Ma è stato congelato, perché tutte le energie sono rivolte ora a quel fiume umano che sta varcando i confini dell'Ucraina per cercare un approdo sicuro in Europa.
Certo, anche in Trentino. E protagoniste sono soprattutto loro, le donne ucraine: quelle che da anni vivono e lavorano in Italia e quelle che stanno fuggendo dalla barbarie della guerra con i figli al collo e gli anziani genitori al seguito. No, per le donne non sarà un 8 marzo qualsiasi.
Angela Kotyk è presidente di Aiutiamoli a vivere, l'associazione che da anni fa da ponte con l'Italia per ospitare i bambini che vengono dall'area di Chernobyl. Tutte le conoscenze, le competenze maturate in questi anni Angela le sta ora spendendo per i profughi: "Quando sono stata svegliata alle 5 del mattino del 24 febbraio, ho pianto tantissimo". Un attimo dopo Angela ha solo pensato ad una cosa: "Sapevo che dal giorno dopo le frontiere ucraine sarebbero state assalite dai profughi, soprattutto da mamme con bambini".
Uomini e giovani, infatti, rimangono a combattere.
La risposta del Trentino e dei trentini - assicura Angela - è stata encomiabile: "Provincia, Comune, Cinformi... tutti hanno raddoppiato gli sforzi: non posso che dire grazie. Non sapete quante famiglie mi hanno chiamato per dirmi che mettevano a disposizione un appartamento, una camera da letto. Così, senza chiedere nulla in cambio".
"A Trento ho ricevuto un'accoglienza stupenda", racconta Oxana, ora ospite all'ostello di Trento con le due figlie, due nipotini ed un terzo in arrivo: "I nostri mariti, i nostri figli, sono rimasti tutti in Ucraina a combattere. La speranza è di tornare presto in patria per poterli riabbracciare".
Anche Ludmilla è arrivata a Trento, ma di passaggio: "Andrò in Sicilia, da un'amica polacca, ha detto che mi aiuterà a trovare un lavoro".
Già perché la rete di solidarietà femminile non conosce alcun confine.
"La risposta della città è stata ammirevole - dice Chiara Maule, assessora alle politiche sociali del Comune di Trento - moltissimi hanno messo a disposizione appartamenti sfitti e posti letto. Si è vista in questa occasione la grande forza del volontariato. La vera sfida - continua - ci sarà se il conflitto durerà a lungo: a quel punto dovremo concentrare gli sforzi per aiutare i profughi a vivere la città. E un ruolo fondamentale, di supporto umano prima ancora che finanziario, lo hanno le donne: molte si stanno attivando con le associazioni ma anche singolarmente per offrire il proprio tempo".