In fuga dalla guerra: sono 350 gli scolari e studenti ucraini nelle scuole del Trentino
“Non abbiamo riscontrato particolari criticità nell'accoglienza dei ragazzi. L’ostacolo più grande dal punto di vista della didattica è ovviamente rappresentato dalla lingua”, spiega il presidente dell'associazione presidi Paolo Pendenza
TRENTO. Sono al momento 350 gli scolari e studenti provenienti dall'Ucraina che dopo lo scoppio del conflitto sono stati accolti dalle scuole dell'infanzia e dagli istituti della provincia. Un'accoglienza che prosegue, dato che gli arrivi stanno continuando. E che sta procedendo senza particolari problemi, grazie alla preparazione del corpo docente, alla disponibilità delle famiglie e all'innata capacità di bambini e ragazzi di sapersi aprire all'altro.
«Allo stato attuale - spiega il dirigente del dipartimento della conoscenza della Provincia Roberto Ceccato - gli studenti delle scuole primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado sono 296, mentre bambine e bambini che sono stati accolti dalle scuole dell'infanzia sono una cinquantina circa».
«Non abbiamo riscontrato particolari criticità nell'accoglienza dei ragazzi», ha spiegato il presidente dell'associazione presidi per il Trentino, Paolo Pendenza: «L'ostacolo più grande dal punto di vista della didattica in qualche caso è rappresentato dalla lingua, per i bambini e ragazzi che parlano unicamente ucraino, ma è possibile contare sull'apporto di altri ragazzi loro connazionali che già vivono qui da anni, o in qualche caso anche dei mediatori culturali. Anche ragazzi più grandi si prestano a farsi da tramite con i connazionali più piccoli».
«L'inserimento di bambine e bambini, ragazze e ragazzi sta procedendo al meglio, anche grazie alla possibilità di sfruttare i laboratori interistituto sull'italiano come L2 per l'alfabetizzazione degli studenti stranieri, realtà la cui validità è assodata da tempo», spiega la dirigente del comprensivo Trento 6 Chiara Ghetta.
«In molti casi, i ragazzi che sono arrivati in Trentino si sono ricongiunti con familiari che vivono qui da tempo e, nel caso di difficoltà a livello linguistico, questo è un fattore che facilita molto sia il percorso didattico dei ragazzi che le comunicazioni tra familiari e scuola. Nel caso di ragazzi e famiglie che sono arrivati qui senza poter contare su altri amici o parenti, servono maggiori sforzi, ma tutto sta procedendo senza difficoltà e sta anzi facendo emergere valori profondi».
«Il lavoro che da anni le singole scuole stanno portando avanti nell'ambito dell'accoglienza di scolari e studenti stranieri è sempre stato importantissimo e validissimo e in questa circostanza ha confermato tutta la sua bontà», conferma la dirigente dell'istituto comprensivo Trento 5 Paola Pasqualin: «Al di là dell'aspetto legato alla didattica - riguardo al quale la gran parte dei ragazzi sta comunque dimostrando di non fare particolarmente fatica, nonostante le difficoltà legate al calarsi in un contesto diverso, nuovo - dal punto di vista dell'accoglienza da parte dei compagni non ci sono problematiche. Il clima nel quale si sono ritrovati, tra pari, facilita l'inserimento e anche quello della lingua è un ostacolo che non rappresenta qualcosa di non superabile».