Via alle trattative per il rinnovo del contratto trentino della scuola: 13mila insegnanti in attesa degli aumenti
I sindacati chiedono alla Provincia più stanziamenti: «L’inflazione è al 7%, gli aumenti precedenti ormai non bastano più»
TRENTO. Si è aperto oggi (20 aprile) il tavolo per il rinnovo del contratto 2019-2021 per i 13 mila lavoratori e lavoratrici della scuola provinciale.
Il confronto tra Apran e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative ha riguardato questa mattina personale Ata, assistenti educatori, coordinatori pedagogici, scuola dell’infanzia e formazione professionale.
Nel pomeriggio, invece, si è discusso dei docenti di scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado. Ultimo step di questa prima tornata di colloqui si svolgerà il prossimo 6 maggio con il tavolo per i dirigenti scolastici.
Flc Cgil, Cisl Scuola, FGU-Gilda e Satos hanno chiesto alla Provincia uno sforzo aggiuntivo sul piano delle risorse per dare risposte concrete ai lavoratori e alle lavoratrici le cui buste paga sono rese più leggere mese dopo mese dall’aumento dell’inflazione che ha raggiunto un tasso del 7%.
«La percentuale del 4,1% era stata definita nel protocollo d’intesa di gennaio 2020 e ripresa nel protocollo del 15 dicembre 2021. Oggi la situazione è cambiata. Per questo riteniamo l'aumento proposto insufficiente a ridare potere di acquisto ai salari del personale scolastico», spiegano i segretari provinciali Cinzia Mazzacca, Monica Bolognani, Paolo Cappelli e Ennio Montefusco.
Oltre ad aumenti più consistenti i segretari provinciali chiedono di stabilizzare l’elemento perequativo per dare di più alle fasce di inquadramento più basse. Si chiede inoltre di superare, almeno sul piano normativo, le differenze tra personale a tempo determinato e a tempo indeterminato, dalle ferie alle assenze, dal pagamento dei mesi estivi alla formazione.
In particolare per gli insegnanti di primaria e secondaria si chiede il riconoscimento delle attività svolte oltre le lezioni frontali e un più strutturato riconoscimento di formazione e aggiornamento professionale anche attraverso la card del docente; per le insegnanti della scuola dell’infanzia, invece, i sindacati hanno messo nero su bianco la richiesta di un trattamento economico e normativo dei mesi estivi.
Tra gli altri nodi da sciogliere quello della modifica della figura professionale del coordinatore pedagogico. Una decisione su cui c’era un’intesa politica con l’assessorato, ma che rischia di rivelarsi una promessa senza seguito. «È stata prevista la riforma di questi profili, ma non è stato stanziato un euro per metterla in atto. Senza risorse aggiuntive non esiste nessuna riforma, e l’assessore Bisesti dovrebbe esserne consapevole», incalzano.
E ancora per il personale Ata lo sblocco del passaggio alla posizione retributiva superiore ed inoltre per gli assistenti educatori la rimodulazione dell'orario di lavoro frontale e funzionale.
«È chiaro che un milione di euro non è abbastanza per dare risposte a queste richieste. Mancano all’appello anche gli arretrati che la Giunta ha promesso e Apran ipotizza che verranno previsti nell’ambito del prossimo assestamento di bilancio. Per quanto ci riguarda vogliamo risorse certe, non possiamo rinnovare il contratto sulla base di risorse al momento solo virtuali. Lo abbiamo sostenuto a dicembre 2021 non firmando il protocollo proposto dall’Esecutivo e lo ribadiamo anche oggi. In ogni caso il confronto è appena cominciato e speriamo ci siano i margini per arrivare ad un accordo che riconosca l’impegno e il ruolo delle 13mila persone che portano avanti la scuola trentina», concludono Mazzacca, Monica Bolognani, Paolo Cappelli e Ennio Montefusco.
Il prossimo appuntamento con Apran per Ata, assistenti educatori, coordinatori pedagogici, scuola dell'Infanzia e formazione professionale è già fissato per il 5 maggio mentre per il personale docente della scuola a carattere statale sarà fissato a giugno.