Medici, in Trentino più soldi a chi andrà a coprire i turni negli ospedali periferici
L'Apss cerca di rispondere alla situazione critica nelle valli mediante una maggiorazione del 20% dei compensi. Al pronto soccorso un'ora di servizio a Trento e Rovereto vale 80 euro, altrove passerà a 96 euro. Aumenti disposti anche per i medici in libera professione, nell'ambito di una manovra da 3,6 milioni di euro complessivi
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TRENTO. I medici in libera professione guadagneranno di più. E quelli che andranno a coprire i turni negli ospedali periferici ancora di più.
In concreto, ecco un esempio che riguarda il Pronto soccorso: un'ora di servizio a Trento e Rovereto vale 80 euro (il turno di 12 ore fa 960 euro), mentre un'ora a Cavalese, Arco, Borgo, Cles o Tione ne vale 96 (ovvero 1.152 euro a turno). Una maggiorazione del 20% - su un compenso aumentato -, che ha l'obiettivo di rendere più attrattivi i presidi di valle. È questa l'idea dell'Azienda sanitaria per far fronte ai problemi.
E sul piatto per il relativo sforamento del tetto di spesa spuntano 3,6 milioni di euro. L'aumento a 80 euro l'ora vale per i libero professionisti in Medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza, Radiodiagnostica, Pediatria, Ginecologia e ostetricia, Ortopedia e traumatologia, Anestesia e rianimazione.
Aumenti dei medici: la delibera by Red Azione on Scribd
L'ulteriore maggiorazione del 20% (ovvero 16 euro in più all'ora) vale per Radiodiagnostica, Pediatria e Ginecologia e ostetricia, ma più in generale per le prestazione rese dai medici, di qualunque disciplina, nei cinque ospedali periferici.
La decisione è stata presa da Apss e Dipartimento salute. Ferro e Ruscitti, per dare dei nomi propri.
Il caso d'attualità riguarda la carenza di personale nei Pronto soccorso, sia quelli "grandi" come Trento e Rovereto, sia quelli periferici. E mentre si lavora all'idea di esternalizzare i servizi a cooperative di medici, si procede con i bandi e con gli stanziamenti di risorse in più per i dottori in libera professione. Nel bando che riguarda i Ps, si specifica che ci sono una ventina di posti vacanti e che i vari concorsi pubblici fatti negli ultimi anni non hanno permesso di risolvere la questione.
Anche la graduatoria dell'ultimo avviso pubblico, espletato due mesi fa, il 16 marzo 2022, è risultata composta da quattro candidati, tutti specializzandi, ma non ha consentito la copertura di alcuno dei posti vacanti in quanto tutti gli idonei non si sono resi disponibili all'assunzione.
E in molti casi - se non in tutti - i medici al momento della domanda sottolineano di essere disponibili per Trento e Rovereto, ma non per gli altri ospedali.
Ora il direttore generale Antonio Ferro ha messo sul piatto una carta in più, appunto quella economica. «Il compenso orario lordo omnicomprensivo è pari a 80 euro per l'attività svolta nella disciplina di Medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza presso gli Ospedali di Trento e Rovereto. Invece il compenso orario di 80 euro, maggiorato del 20%, verrà dato per le prestazione rese dal professionista negli ospedali periferici di Arco, Borgo, Cavalese, Cles e Tione».
Per quanto riguarda i Pronto soccorso, va detto che il confronto - ad esempio - tra Trento e le valli è impietoso: nel capoluogo si parla di qualche centinaio di accessi al giorno, con pazienti spesso gravi e complicati, mentre nelle periferie i pazienti da gestire sono spesso poche decine. E non certo in pericolo di vita, considerato che in caso di situazione difficile vengono subito dirottati a Trento. Tuttavia il libero professionista che accetta la periferia guadagnerà molto di più rispetto a quello in servizio al Santa Chiara. Calcolatrice alla mano: 3 turni settimanali, per quattro settimane e per dodici mesi, a Trento permettono un guadagno annuale di circa 138 mila euro, mentre a Tione, Cavalese, Borgo ecc... di oltre 166 mila (uno stipendio maggiore rispetto a quello di Benetollo quando era direttore generale).
Si tratta quindi di quasi 30 mila euro annui in più optando per la periferia, non proprio briciole. Restando in tema "caccia ai medici" e situazione nelle valli, ieri l'Azienda sanitaria ha pubblicato l'ennesima pubblica selezione per il conferimento di incarichi libero professionali a medici specialisti in Pediatria per la copertura di turni presso i punti nascita di Cavalese e Cles. E il quadro della situazione, a fronte di un numero decisamente ridotto di parti, continua a essere difficile. Dice l'Azienda sanitaria: «a Cles l'unico medico stabilmente assegnato risulta in aspettativa da maggio 2021 e anche a Cavalese risulta un'assenza per aspettativa con conseguente sovraccarico di lavoro per i tre medici ivi in servizio. Le due sedi vengono supportate per la copertura di quota parte dei turni dal personale degli ospedali di Trento e Rovereto: tuttavia, nell'ultimo anno, l'apporto fornito dall'unità operativa di pediatria di Rovereto è stato interrotto per criticità dell'organico dei dirigenti medici dovuta ad assenze per gravidanze, malattie e congedi».
Sottolineando che nella quasi totalità dei casi i medici rifiutano di essere destinati a Cavalese e Cles, l'Apss aggiunge che «degli otto incarichi libero professionali assegnati nel 2021, 6 sono in scadenza il prossimo 31 maggio e due il 30 settembre».
Perciò «si procede alla ricerca di nuovi pediatri, disponibili a rendere prestazioni libero professionali a chiamata a Cavalese e Cles, per un massimo di 60 turni mensili di 12 ore di servizio attivo». Con un compenso orario di 96 euro, sono 70 mila euro al mese che usciranno dalle casse dell'Apss per trovare libero professionisti che salvino i punti nascita di Cles e Cavalese.