Cani alla catena, passi avanti per la legge che lo proibisce. Esultano animalisti e veterinari, allevatori perplessi
Lo stesso discorso vale anche per gli altri animali d’affezione. Confagricoltura: per attività che richiedono misure di protezione dai grandi carnivori, si rende necessario che i cani vengano salvaguardati mantenendoli legati alla catena pur garantendone il benessere
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TRENTO. L’utilizzo o meno della catena per i cani e gli altri animali d’affezione è stato il tema al centro delle consultazioni che la Quarta Commissione presieduta da Claudio Cia (FdI) ha dedicato al testo unificato dei due disegni di legge, il 125 e il 131, proposti in merito da Cia e dall’assessora Segnana.
Per l’Apss Roberto Tezzele ha giudicato favorevolmente il testo unificato che prevede il divieto di usare la catena, anche se resta da risolvere il problema dell’alternativa alla detenzione degli animali nei box o in una gabbia.
Per Etica animalista Elena Ravanelli ha condiviso il provvedimento tranne che la norma (articolo 2 comma 3) che affida alla Giunta i criteri in base ai quali vi sia ancora la possibilità di tenere gli animali legati alla catena. Questo punto a suo avviso dovrebbe essere cancellato perché non si conoscono questi criteri.
Per l’Ente nazionale protezione animali (Enpa), Ivana Sandri ha salutato con favore il ddl che cancella una norma che vede il Trentino ultimo in questo campo a livello nazionale. Unica nota per Sandri: andrebbe previsto un inasprimento delle sanzioni in caso di inosservanza del divieto. Anche l’Enpa non ritiene giusto approvare la norma che affida alla Giunta la definizione dei criteri citati da Ravanelli.
Per l’associazione animali Amo, il referente locale Alberto Chiodega si è unito in toto al giudizio dei precedenti interlocutori consultati.
Per la Lav il presidente Simone Stefani, che è anche nella Commissione provinciale animali di affezione, ha apprezzato la proposta di modifica della legge che accoglie positivamente una richiesta che arriva dal territorio per l’introduzione del divieto di detenzione alla catena dei cani. Richiesta emersa dalla Commissione, mentre – ha aggiunto – il riferimento dei criteri affidati alla Giunta rischia di introdurre elementi che snaturerebbero la proposta di modifica della legge se si oltrepassano i casi dell’urgenza e di contenzione.
Per la Lega dei cani e gestore del canile di Trento Luca Lombardini, condividendo il testo ha suggerito di identificare alternative rispettose del benessere dell’animale. Questa legge potrebbe allineare il Trentino alle normative già presenti in altre regioni d’Italia. Occorre limitare al massimo le interpretazione e le condizioni in base alle quali gli animali possono essere rimessi alla catena. I criteri che la Giunta avrà il compito di definire in base alla nuova norma non sono noti ma la speranza è che siano in linea con lo spirito del provvedimento.
Le perplessità degli agricoltori e degli allevatori.
Per gli Agricoltori italiani del Trento (Cia) Paolo Calovi ha detto che gli animali d’affezione vanno distinti nettamente dai cani da guardiania. Si continua a raccomandare di mantenere coltivati i pascoli in montagna, ma per questo agli allevatori sono indispensabili i cani da guardiania contro il rischio di orsi e lupi. Ma i cani di guardiania se qualche persona si avvicina al gregge possono diventare aggressivi. Per questo vanno tenuti legati a una lunga catena. Calovi ha chiesto quindi una deroga per allevatori e agricoltori in quanto né gli uni né gli altri maltrattano gli animali solo perché li tengono legati alla catena, o fanno mancar loro cibo e acqua. Questi cani anche se legati la notte devono poter svolgere il loro lavoro di guardiano. Calovi ha concluso esprimendo la speranza “che non si costringano gli agricoltori a scendere in piazza”.
Anche Massimo Tomasi ha sottolineato che per gli allevatori non sempre è possibile trovare un’alternativa alla catena perché pochi hanno la possibilità di dotarsi di un box.
Per Confagricoltura Lorenzo Gretter si è associato all’appello della Cia perché per attività che richiedono misure di protezione dai grandi carnivori. Si rende necessario che nelle attività di alpeggio i cani vengano salvaguardati mantenendoli legati alla catena pur salvaguardandone il benessere. Questi animali sono infatti preziosi collaboratori che garantiscono la sicurezza non solo degli animali in custodia ma anche delle persone. In tal senso la richiesta è stata rivolta alla Giunta provinciale attraverso il Tavolo Verde.
Per la Federazione provinciale allevatori il presidente Giacomo Broch ha ribadito che i cani per questi operatori sono dei collaboratori che fanno la guardia alle aziende. Gli allevatori vogliono bene agli animali e non li maltrattano. Se hanno 8-10 metri di catena i cani hanno una grandissima possibilità di movimento. Inoltre il cane degli allevatori non è sempre legato alla catena ed è più maltrattato un cane tenuto chiuso in una casa. Certo vi possono essere allevatori maltrattano i cani ma si tratta di casi isolati ed è quindi sbagliato generalizzare.
I veterinari
Per l’Ordine dei medici veterinari Marco Ghedina ha giudicato positivamente il ddl con cui la Provincia prende finalmente atto che è eticamente anacronistico consentire che un cane sia tenuto legato a una catena, tranne che per ragioni di salute e di pericolosità. I veterinari sono quindi favorevoli al provvedimento anche se accontentare tutti è sempre difficile.
Ha senso che possibili deroghe stabilite con i criteri che sarà la Giunta a definire abbiano anche ragioni lavorative riconducibili alle funzioni affidate ai cani. Ma anche tenere i cani legati alla catena perché gli allevatori si trovano altrove è assolutamente contestabile. L’uso della catena, ha concluso, è ormai un indice di degrado sociale. In questi casi il problema non riguarda il cane ma dei proprietari per i quali si dovrebbero chiamare i servizi sociali.