Sanità trentina e NOT, l'attacco della Consulta per la Salute: superficialità e impreparazione
Il presidente Dori offre una analisi impietosa della nostra classe politica: «quel che risulta sempre meno accettabile è la superficialità, la ricerca costante di scaricare le proprie responsabilità su altrui, la impreparazione ad affrontare funzioni amministrative complesse, la assenza di indirizzi precisi»
TRENTO. «Quello che risulta sempre meno accettabile è la superficialità, la ricerca costante di scaricare le proprie responsabilità su altrui, la impreparazione ad affrontare funzioni amministrative complesse, la assenza di indirizzi precisi da parte di chi ha la responsabilità politica del sistema sanità». Sono parole durissime quelle che il presidente della Consulta della Salute Renzo Dori rivolge alla classe politica per la gestione della questione Not, ma in generale della sanità.
«Non c'è più tempo per tanta approssimazione e superficialità per un annebbiamento costante di linee di indirizzo da parte della politica sul futuro della sanità trentina», tuona.
«Altro che immagine di un Trentino efficiente, rigoroso, laborioso, responsabile: qui in questa vicenda sembra di essere precipitati in tante storie di appalti di opere poi mai realizzate o solo in parte in altre zone d'Italia ove politica, amministrazione, burocrazia e malaffare la fanno da padroni», dice Dori.
Per il presidente della Consulta che rappresenta una settantina di associazioni di volontariato sanitario e socio-sanitario «la vicenda della costruzione del nuovo ospedale è fin troppo intrecciata fra impreparazione, imprecisione al limite della superficialità, errori di valutazione tutte cose che si sono snocciolate con estrema chiarezza lungo questi undici anni di progetti, gare e aggiudicazioni. A detta di molti, di molti cittadini che hanno assistito pressoché impotenti a questa vicenda siamo veramente arrivati all'inverosimile, all'indecenza».
Dori si fa portavoce del sentire di molti trentini che - dice - non sono solo preoccupati, ma costernati e autenticamente scandalizzati da tanti e tali ritardi, da tanti e tale spreco di denaro pubblico per "rattoppare" in continuazione la struttura attuale del S. Chiara». In questi anni sono stati spesi milioni di euro per adeguare gli impianti alle normative, per trovare spazi per i nuovi reparti, per ristrutturare sale operatorie e interi reparti ma è evidente che il nuovo ospedale è da troppo tempo una priorità non rispettata.
«Siamo oltre la soglia dell'accettabile anche perché ogni disfunzione strutturale o di dotazione strumentale per l'ospedale più importante del Trentino si traduce in ritardi nelle prestazioni, in difficoltà nel formalizzare diagnosi, nella presa in carico delle persone, nel ripristino, in tempi certi, della salute compromessa da malattie e patologie complesse», aggiunge il presidente.
Dori usa parole durissime anche sull'ultima vicenda, quella del ricorso al parere dell'ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) da parte della Provincia. «Si è cercato di trovare qualcuno che togliesse le "castagne dal fuoco" ma giustamente l'Anac ha rimandato la questione al mittente in quanto ha ritenuto improprio il ricorso ad una loro valutazione ad appalto già avvenuto e aggiudicato. «Questa è l'ultima perla che l'amministrazione provinciale e la Giunta ha raccolto e infilato. Intanto che si tergiversa il tempo passa e i cittadini sempre più costernati attendono risposte alle loro richieste di intervento e di salute inseriti in lunghe e estenuanti liste di attesa».
Dori infatti riporta l'attenzione su chi, di questi ritardi, paga le conseguenze: ossia i pazienti. «Emerge anche in Trentino, come nel resto d'Italia, un allarme prevenzione dove secondo una recente indagine dell'Osservatorio Sanità di UniSalute solo un italiano su tre esegue controlli regolarmente per monitorare il proprio stato di salute. Spesso si rinuncia alla cura perché tempi troppo sfilacciati per le visite e la presa in carico o troppo costosa. Alle difficoltà oggettive dei cittadini ad accedere ai percorsi di cura si aggiunge la altrettanto oggettiva difficoltà del personale sanitario di ogni ordine grado nel dover operare in una struttura vecchia e non rispondente alle necessità di intervento clinico.
Una situazione sconcertante ulteriormente aggravata da un "impoverimento" della sanità pubblica a scapito di quella privata, da una bocciatura da parte dei medici della proposta di riorganizzazione della sanità trentina, recentemente approvata dalla Giunta provinciale».
Sulla questione Not è intervenuto anche Giuseppe Pallanch, segretario della Cisl Fp: «La vicenda sul Not è grave e l'Anac certifica gli errori della politica in generale ma questa situazione rischia di oscurare tutte le altre mancanze della Provincia in materia sanità e assistenza. La Pat deve avere il coraggio di prendere atto del fallimento del project financing e deve avere il coraggio di riformare il sistema con il coinvolgimento degli stakeholders e dei rappresentanti sindacali: un tavolo aperto a tutti per trovare soluzioni moderne e strutturali».