I carabinieri e il patrimonio culturale: boom di controlli e 55 denunce, trafugato anche un libro prezioso a Faver
Negli ultimi 12 mesi cresciuta soprattutto l’attività illecita online. Quasi 30 perquisizioni e oltre 670 sequestri
TRENTO. Nel 2021 l’attività di prevenzione e di contrasto alle aggressioni criminali al patrimonio culturale del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Udine, che opera con competenza territoriale sul Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, ma che ha anche svolto attività d’indagine al di fuori delle Regioni di diretta competenza, si è contraddistinta per la particolare incisività dei controlli posti in essere in particolar modo sulle piattaforme di vendita online. Difatti, l’emergenza pandemica conseguente al Covid 19 ha parzialmente limitato l’attività del reparto in relazione alla proiezione esterna ma, di contro, ne ha incrementato i controlli telematici.
In particolare, l’azione preventiva si è concretizzata nell’esecuzione di 16 sopralluoghi per l’accertamento dello stato di sicurezza di musei, biblioteche ed archivi, 37 controlli ad aree archeologiche marine e terrestri, siti Unesco in primis, 139 verifiche in aree con vincoli paesaggistici e monumentali, 107 controlli ad esercizi antiquariali e commerciali e 7 controlli a mercati e fiere antiquariali.
La fattiva e costante collaborazione intercorsa con l’Arma Territoriale che supporta le attività attuate dal Nucleo attraverso il prezioso apporto fornito dalle Stazioni Carabinieri, nonché le attività svolte congiuntamente con il 14° Nucleo Elicotteri di Belluno, il 3° Nucleo Elicotteri di Bolzano, la Motovedetta della Stazione di Grado e del Nucleo Carabinieri Subacquei di Genova, ha consentito di attuare un efficace monitoraggio terrestre, marittimo ed aereo del territorio di competenza.
L’azione repressiva ha registrato il deferimento in stato di libertà di ben 55 persone, a seguito di attività di indagine coordinate principalmente dalle 7 Procure della Repubblica (Trieste, Udine, Gorizia, Pordenone, Bolzano, Trento e Rovereto) i cui circondari insistono sul territorio di competenza del Nucleo, mentre nel corso delle 29 perquisizioni locali eseguite, sono stati sequestrati 675 reperti di cui 328 beni antiquariali, archivistici e librari e 347 archeologici. I falsi sequestrati sono stati 5, quasi tutti afferenti all’arte pittorica contemporanea.
L’azione di contenimento dei reati commessi in danno del patrimonio culturale ha consentito di limitare i furti relativi allo specifico settore che ammontano a 10 in Friuli Venezia Giulia ma in realtà riguardano furti avvenuti in epoca imprecisata e di cui, solo di recente, i referenti hanno avuto conto e che hanno provveduto a denunciare, e 2 in Trentino Alto Adige, sfociata in altrettante indagini condotte dai locali Comandi Arma con il supporto specialistico di questo Nucleo. I reati commessi in danno del paesaggio sono stati 2, di limitata entità e prontamente repressi.
La gran parte dei manufatti e delle opere d’arte sequestrate è stata sottoposta a successivo esame tecnico da parte di funzionari delle competenti Soprintendenze, da docenti universitari specializzati, nonché da esperti nei diversi settori artistici e dalle Fondazioni di riferimento. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a 3.774.000 mila euro.
Le fattispecie di reato ad oggi più frequentemente perseguite sono, alla luce della recente novella legislativa apportata con l’approvazione della Legge 9 marzo 2022, n. 22 avente ad oggetto “Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale“, oltre alla ricettazione di beni culturali ed al riciclaggio di beni culturali anche la contraffazione di opere d’arte, l’impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, nonché opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa in materia paesaggistica.
Strumento utilissimo per il contrasto dei crimini commessi in danno del patrimonio culturale si è confermata la Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, assegnata al Ministero della Cultura ma gestita in via esclusiva dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che, ai sensi del Decreto Ministro Interno 28 aprile 2006, è “Polo di gravitazione informativa e di analisi” a favore delle Forze di Polizia. In essa sono quotidianamente inserite tutte le informazioni descrittive e fotografiche relative ai beni culturali da ricercare, che pervengono dai Reparti territoriali dell’Arma, dalle altre Forze di Polizia, dalle Soprintendenze, dagli Uffici Doganali, nonché da Interpol, per i beni trafugati all’estero.
I militari del Nucleo TPC di Udine hanno preso parte alla missione internazionale MIADIT Palestina 13, nell’ambito della quale hanno contribuito ad addestrare personale in forza alla Touristic Police e, per la prima volta, della Customs Police ad alla Borders Crossings Police sui compiti preventivi e repressivi in materia di protezione del patrimonio culturale palestinese. In quel contesto è stata tenuta presso l’Università degli Studi di Betlemme una lecture dal titolo “The Protection of Cultural Heritage – Challenges and Recommendations”. Analoga attività è stata svolta nel territorio nazionale in relazione all’Awareness Course on Protection of Cultural Heritage tenutosi presso il CoESPU (Center of Excellence for Stability Police Units) di Vicenza a favore di rappresentanti dei Paesi asiatici facenti capo all’ASEAN (Association of South-East Asian Nations).
Militari del Nucleo hanno tenuto seminari ed incontri di settore, parte dei quali svolta online, a favore di Magistrati tirocinanti per conto della Scuola Superiore della Magistratura, di magistrati provenienti da Spagna e Germania in stage formativo, di 6 scuole superiori site nelle Regioni di competenza nell’ambito del progetto Cultura della Legalità, con gli atenei di Udine (Le funzioni del Comando Carabinieri TPC) e Torino (Cultural Property Protection in Crisis Response). E’ stato inoltre svolto un seminario in modalità virtuale sul patrimonio culturale organizzato dal Ministero dell’Interno degli Emirati Arabi Uniti, nonché ad un incontro presso la Diocesi di Concordia-Pordenone sullo stessa tematica.
Al favorevole esito di procedimenti penali riferiti ad attività di indagine già concluse, nel rispetto delle limitazioni imposte dalla vigente normativa in materia di contenimento dall’emergenza da COVID-19, si è proceduto a numerose restituzioni di beni culturali tra le quali:
San Genesio – restituzione alla locale Parrocchia, di una statua raffigurante San Giuseppe rubata nel gennaio del 1977, sequestrato a Concordia Sagittaria (VE);
Latina – restituzione alla galleria Civica d’arte moderna e contemporanea di un dipinto del maestro Guido Cadorin rubato nel corso della II guerra Mondiale e sequestrato a Udine;
Napoli – restituzione alla Chiesa di Santa Maria Assunta di Costantinopoli di un dipinto del XIX secolo raffigurante San Giovanni Evangelista, rubato nel 1993 e sequestrato a Vipiteno (BZ);
Spilimbergo – restituzione di un dipinto del XVII secolo attribuito al pittore Luca Giordano rubato nel 1994 nel Castello della città dei mosaici, sequestrato a Trieste;
Milano – restituzione al Consolato Generale britannico di Milano di un tomo del XIX secolo appartenente alla Edinburgh Central Library, sequestrato in Provincia di Pordenone;
Milano – restituzione al Consolato Generale austriaco di Milano di un volume del XX secolo, sequestrato a Gorizia;
Bolzano – restituzione all’Ordine Teutonico della Provincia Italiana dell’Alto Adige di un dipinto del XVII secolo sequestrato nel capoluogo atesino;
Trento – assegnazione all’Archivio Diocesano Tridentino di un tomo del XX secolo, illecitamente fuoriuscito dalla Chiesa della Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo di Faver e sequestrato a Rovereto.
Tra le operazioni di maggior rilievo condotte nell’anno 2021 vi è quella che ha consentito il recupero della pala d’altare del Caucig delle dimensioni di cm. 213 x 126,5, raffigurante la Visitazione di Maria, opera del pittore goriziano Francesco Caucig (1755-1828), oggi considerato uno dei protagonisti del Neoclassicismo europeo, che è stata restituita alla Fondazione Palazzo Coronini Cronberg dal Comandante del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Gen. B. Roberto Riccardi, al Sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, alla presenza del Direttore della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg, Enrico Graziano e della Soprintendente ABAP FVG, Simonetta Bonomi.
La pala d’altare, nei primi anni del ‘900, era di proprietà della famiglia Coronini. In seguito allo scoppio della Grande Guerra, dopo la conquista di Gorizia, nel 1916, da parte del Regio Esercito, uno speciale reparto guidato dal giovane Tenente goriziano Emilio Mulitsch, fu incaricato di recuperare e mettere al sicuro i beni librari e storico-artistici rimasti nelle residenze abbandonate dai privati, tra cui quelli che si trovavano all’interno di Palazzo Coronini. Tali beni furono in seguito restituiti nel 1919, con la sola eccezione dei due dipinti di Caucig. Il Nucleo TPC di Udine, attivato dalla Fondazione Coronini che a sua volta aveva ricevuto una segnalazione da un appassionato d’arte, aveva sequestrato il dipinto a Roma, presso una galleria d’arte ove era in vendita, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, con la Soprintendenza speciale ABAP capitolina.
Il ritrovamento della Visitazione di Francesco Caucig è divenuto ancor più significativo alla del ruolo di capitale europea della cultura che Gorizia e Nova Gorica ricopriranno nel 2025. Le origini e la vicenda personale di Caucig, pittore di famiglia slovena, ma di cultura e formazione italiane rappresenta infatti in maniera esemplare quella varietà di culture, lingue e nazionalità diverse che per secoli è stata un tratto distintivo e caratteristico dell’essere goriziani.
Tra le operazioni inedite vi è quella convenzionalmente denominata “Crôs”, iniziata a seguito del monitoraggio di piattaforme on-line finalizzato a contrastare la commercializzazione illecita di beni culturali chiesastici, che consentiva di individuare - su facebook - un annuncio di vendita da parte di un privato residente in un Comune del Medio Friuli, di manufatti di evidente provenienza chiesastica tra cui tre statue in gesso di cui 2 raffiguranti gli angeli dell’Annunciazione ed una Gesù bambino, nonché quattro volumi storici di carattere religioso del XIX secolo. La loro evidente natura di “bene chiesastico” rientrante nel novero dei beni culturali tutelati dalla normativa di settore, consentiva ai Carabinieri del Nucleo TPC di Udine di richiedere allo locale Autorità Giudiziaria l’emissione di un decreto di perquisizione e sequestro dei manufatti, provvedimento che veniva prontamente eseguito con esito positivo. Le successive indagini, rese particolarmente complesse dall’assenza di denunce e quindi di riscontri descrittivi e fotografici che avrebbero potuto alimentare la Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, consentivano di appurare che le tre statue fossero state illecitamente sottratte da ignoti, nei primi anni ‘2000, ai danni della Parrocchia di San Michele Arcangelo di Monteaperta di Taipana (UD), mentre i 4 libri erano stati rubati, anche in questo caso, dalla Biblioteca del Seminario Vescovile di Vittorio Veneto, in epoca imprecisata.
Fondamentale, per l’esito positivo dell’indagine, è stata la collaborazione ottenuta da parte dei fedeli della Parrocchia di San Michele Arcangelo e da una restauratrice che collabora con l’Arcidiocesi di Udine che avevano riconosciuto senza ombra di dubbio le statue. Altrettanto importante il contributo fornito dal personale della biblioteca diocesana di Vittorio Veneto i cui accertamenti confermavano la proprietà dei tomi in capo alla Diocesi. Al termine del procedimento penale instaurato presso la Procura della Repubblica di Udine a carico del venditore che era stato deferito in un primo momento per ricettazione e recentemente conclusosi con l’archiviazione, i manufatti venivano dissequestrati e riconsegnati dai militari del Nucleo TPC del capoluogo friulano ai due enti ecclesiastici proprietari. Le tre statue della parrocchia di Monteaperta di Taipana saranno a breve riposizionate all’interno della chiesa parrocchiale e verranno, dopo un ventennio, riaccorpate alle due ancora presenti, mentre i tomi rientreranno nel corpus originario. L’attività d’indagine descritta dimostra ulteriormente l’importanza del costante monitoraggio del mercato on-line di beni artistici anche di natura chiesastica, nonché la perseveranza dimostrata dai militari del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Udine che ha consentito, anche a distanza di anni, il ritorno a casa, reinserendoli nel proprio contesto territoriale, di oggetti costituenti la memoria storica e devozionale delle due comunità.