Il rettore Deflorian: i nostri servizi penalizzati dalla pandemia, ora recuperiamo
Il numero uno dell'ateneo trentino commenta l'arretramento dal primo al terzo posto nella graduatoria Censis: "Il calo è dato soprattutto dalle mense, che sono state a lungo chiuse nel periodo di lockdown, senza nemmeno fare asporto, a differenza di altre realtà. Ma ciò che conta è essere ancora sul podio, in queste analisi è significativo situarsi nella parte alta, al di là del posto specifico"
LA GRADUATORIA Ecco perché UniTrento quest'anno è stata retrocessa in terza posizione
TRENTO. Il rettore dell'Università Flavio Deflorian commenta con una punta di ironia i risultati ottenuti nella classifica Censis: «Durante il mio periodo di rettorato potevo solamente far retrocedere l'università, visto che già ci trovavamo al primo posto; prima o poi doveva accadere, ma siamo sul podio».
L'università scivola di tre posti, era un risultato che si aspettava?
È difficile attendersi qualcosa, le variabili considerate sono tantissime. Io poi ho sempre sostenuto che queste graduatorie siano significative nell'indicare le prime classificate e le ultime, ma la posizione effettiva non è rilevante.
L'indicatore più basso è quello dei servizi, l'ateneo è sceso di sette punti rispetto all'anno scorso, come se lo spiega?
Nei servizi vengono ricomprese le mense e gli alloggi. Il calo è dato soprattutto dal primo settore, infatti le mense sono state a lungo chiuse nel periodo di lockdown, senza nemmeno fare asporto a differenza di altri atenei. In più, anche nel periodo successivo c'è stato un crollo di pasti erogati; il 65% circa degli studenti dell'università di Trento sono fuori sede e con la chiusura dell'ateneo sono tornati nelle proprie regioni di provenienza. Per noi l'importante non è aver perso punti, ma capire se c'è una motivazione strutturale, e osservando i dati, possiamo notare che si sta tornando a dei valori pre pandemici. Speriamo di riavere i punti l'anno prossimo.
Si sono abbassati gli Isee a causa dell'assenza di lavoro nel periodo della pandemia, è possibile che aumentino le richieste per gli studentati e che l'università non riesca a sostenerlo?
È uno scenario possibile, il periodo della pandemia ha inciso pesantemente. I posti offerti dall'Opera Universitaria sono circa 1200 ma è già in programma la costruzione di due nuovi studentati, uno a Trento e uno a Rovereto. Stiamo poi partecipando anche ad altri bandi, se venissero accettati i posti disponibili si raddoppierebbero, dobbiamo però aspettare almeno due anni.
Altro dato critico è quello dell'occupabilità, sceso di 10 punti rispetto all'anno scorso, come mai?
Abbiamo notato che questo valore è diminuito in generale, potrebbe essere che abbiano cambiato le modalità per calcolarlo. In più, le valutazioni fatte con gli indicatori di ateneo mostrano che l'occupabilità è aumentata leggermente. Abbiamo fatto una richiesta di chiarimento per capire meglio e vedere se c'è effettivamente bisogno di migliorare.