Dimezzate dal 12 agosto le sale da gioco in Trentino: perderanno il posto di lavoro 200 persone
La lotta alla ludopatia segna un punto importante. Il consiglio provinciale non approva il rinvio dell'applicazione della norma di legge - per altro già sospesa per sette anni per dare il tempo ai gestori di organizzare lo spostamento dell'attività - che prevede il distanziamento minimo di 300 metri tra le sale da gioco e i luoghi sensibili, come scuole, centri di ritrovo di giovani, anziani, oratori, chiese
TRENTO. Dal 12 agosto chiuderanno 37 delle circa 70 sale da gioco presenti in Trentino e perderanno il posto di lavoro 200 persone più altri 150 lavoratori dell'indotto, ovvero personale che svolge attività varie legate alle sale da gioco, secondo i numeri forniti dalle associazioni del settore.
È questo l'effetto della decisione presa dal consiglio provinciale di non approvare il rinvio dell'applicazione della norma di legge - per altro già sospesa per sette anni per dare il tempo ai gestori delle sale da gioco di organizzare lo spostamento dell'attività come ha rimarcato Paolo Zanella (Futura) - che prevede il distanziamento minimo di 300 metri tra le sale da gioco e i luoghi sensibili, intesi come scuole, centri di ritrovo di giovani, anziani, oratori, chiese.
Il capogruppo di Fratelli d'Italia, Claudio Cia, si era fatto carico di sostenere, con un emendamento all'assestamento di bilancio, una ulteriore proroga della sospensione della norma contro la ludopatia, proprio per il problema dei posti di lavoro e perché convinto che così non si fa altro che «favorire il gioco illegale».
Ma l'emendamento ha ottenuto i voti favorevoli solo dei tre consiglieri di Fratelli d'Italia e di Giorgio Leonardi (Forza Italia) per la maggioranza, più un consigliere del Pd, nonostante la protesta dei lavoratori del settore che ieri hanno organizzato un presidio davanti al consiglio provinciale. I voti contrari sono stati 19 e 5 gli astenuti (tra cui l'assessore al turismo e commercio Roberto Failoni).
La giunta ha deciso invece di non approvare l'articolo che prevedeva l'innalzamento da 60 a 65 anni dell'età massima per svolgere l'attività di pompiere volontario.
Questo perché, ha spiegato il presidente della giunta, Maurizio Fugatti, i vertici della Federazione dei vigili del fuoco, hanno chiesto tempo per affrontare alcune criticità che sarebbero emerse col passaggio ai 65 anni.