La Uil a Fugatti: «Faccia come in Basilicata, gas gratis ai trentini»
Il segretario provinciale Walter Alotti dice che si può fare: «Si destinino finalmente alle famiglie i benefici dell’assegnazione della competenza primaria alla Provincia delle concessioni di produzione di energia elettrica»
TRENTO. L'impennata del prezzo di luce e gas e «l’immobilismo della giunta Fugatti rispetto a questo problema» preoccupano molto la Uil. Un problema che diviene anche politico alla luce della nuova legge della Basilicata che prevede gas gratis (son noti i giacimenti di idrocarburi di quella Regione) ai lucani, «mentre il nostro Trentino, dotato di uno statuto speciale d’autonomia, traccheggia da anni sulla possibilità di far beneficiare direttamente alle famiglie trentine residenti del nostro cosiddetto “oro bianco”, cioè della produzione idroelettrica elettrica domestica e quindi di abbassare le bollette energetiche», dice il segretario provinciale della Uil Walter Alotti in una nota.
«Per questo la Uil rilancia sulla possibilità, tutta trentina, di destinare finalmente alle famiglie i benefici dell’assegnazione della competenza primaria alla provincia delle concessioni di produzione di energia elettrica, che prevede appunto l'obbligo per i concessionari di cessione alle Province di una parte di energia prodotta che potrebbe, appunto, essere destinata a categorie di utenti privati o alle aziende.
Qualche tecnico, un anno fa, prima dell’attuale escalation dei prezzi, aveva calcolato la possibilità, per le famiglie utenti della nostra provincia, di fruire di circa 300 Kwh (oggi 90 euro a componente per famiglia all'anno), un contributo che non cambia la vita, ma potrebbe essere comunque d'aiuto alle famiglie, per lo meno quelle meno abbienti. Con l’aumento del costo dell’energia elettrica, questo contributo aumenterebbe in maniera rilevante e potrebbe essere una risposta anche per le famiglie con reddito medio, colpite anch’esse dall’altissimo costo della bolletta energetica.
Questi aumenti infatti gravano in modo inaccettabile non solo sulle aziende ed il sistema industriale, ma anche sulle famiglie e sui salari reali delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e delle pensionate che, già da anni, fanno i conti con un costo dell'energia fra i più alti in Europa. L'Italia, infatti, è da tempo uno dei paesi europei a più alta diffusione della cosiddetta “povertà energetica” e circa il 10% delle famiglie italiane faceva fatica a pagare regolarmente le utenze domestiche, già prima della crisi energetica di quest’anno. Anche in Trentino, con la crisi Covid, sono molte le famiglie che faticavano a rispettare le scadenze delle bollette energetiche nonostante i Bonus statali».
Per il segretario Alotti «anche la buona proposta del contributo alle famiglie ed aziende che installano il fotovoltaico nella propria abitazione o azienda, dovrebbe però fare un salto in avanti. Sia rispetto alla misura del contributo, coinvolgendo anche la Provincia oltre ai Bim nell’erogazione di un contributo maggiore, che alla platea di coloro che potrebbero installare gli impianti stessi, oggi sostanzialmente limitata al ceto borghese medio alto che possiede case di abitazione monofamiliari o con pochi appartamenti, soprattutto nelle frazioni e nelle località a bassa densità abitativa. Quasi tutti i condomìni privati ed il patrimonio abitativo pubblico non partecipano, se non per qualche isolato modello sperimentale, alla riconversione alle nuove fonti energetiche, solare innanzi tutto.
Le stesse comunità cooperative energetiche, che attendono in Trentino una regolamentazione definitiva incentivante, rischiano, e su questo dal vice presidente Tonina siamo in attesa di una risposta che tarda ad arrivare, di escludere dal processo partecipativo le famiglie e i consumatori, avendo coinvolto la politica i soliti noti: il movimento cooperativo e gli artigiani.
Sulla politica commerciale e industriale di Dolomiti Energia, la società elettrica trentina che da decenni gestisce gran parte della produzione e distribuzione dell’energia idroelettrica stendiamo un pietoso velo. La Uil auspica un forte rinnovamento della governance e delle linee guida di sviluppo ed investimento della società, assolutamente non più adeguate alle nuove sfide dell’ineludibile transizione ecologica in atto, ed un ridimensionamento degli interessi degli azionisti privati non più compatibili con la sostenibilità sociale delle scelte economiche e tecnologiche del settore.
Una transizione che non tenga conto degli impatti sociali causerebbe infatti un aggravio delle diseguaglianze assolutamente inaccettabili», conclude Alotti.