Kompatscher, imparare dalla storia e sostenere la democrazia: appello a cento anni dalla marcia fascista su Bolzano
Il presidente della Provincia interviene in occasione del tragico anniversario che sarà ricordato da un convegno internazionale: "La marcia su Bolzano è una lezione che ci deve insegnare ad ascoltare con attenzione e a non distogliere mai lo sguardo, vigilando assieme sul rispetto delle regole democratiche". Un secolo fa la rimozione del sindaco bolzanino Julius Perathoner e a Trento quella del commissario Luigi Credaro
BOLZANO. "La marcia su Bolzano è una lezione che ci deve insegnare ad ascoltare con attenzione e a non distogliere mai lo sguardo, vigilando assieme sul rispetto delle regole democratiche".
Lo ha detto il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, ricordando il centenario della spedizione squadrista che porto alla deposizione del sindaco Julius Perathoner.
"In Alto Adige, in uno sforzo comune, siamo riusciti a trasformare importanti monumenti fascisti in memoriali e a contrastare il fascista 'credere, obbedire, combattere' con l'affermazione 'Nessun uomo ha il diritto di obbedire'. Ma il monito posto dal triste anniversario della marcia su Bolzano è sempre valido: rimanere vigili e sostenere i valori democratici", ha concluso Kompatscher.
Nei primi giorni di ottobre di cento anni fa, esponenti di vertice del fascismo nazionale condussero una spedizione squadrista che a Bolzano portò alla rimozione del sindaco liberale Julius Perathoner e a Trento a quella del Commissario generale civile dell'intera Venezia Tridentina, Luigi Credaro. In occasione del centenario di quegli avvenimenti, la Città di Bolzano e la Libera Università, in collaborazione con l'Istituto Nazionale Ferruccio Parri, organizzano un convegno internazionale che, muovendo dal caso locale, rifletterà più in generale su diversi aspetti del fascismo italiano.
Luigi Credaro il 20 luglio 1919 fu nominato Commissario Generale Civile della Venezia Tridentina, ossia la suprema autorità del Trentino-Alto Adige che stava per essere formalmente annesso all'Italia.
In tale veste tentò una politica particolarmente conciliante verso la minoranza di lingua tedesca e rispettosa dell'ordinamento amministrativo decentrato della regione, scontrandosi in più occasioni con l'ultranazionalista Ettore Tolomei.
In seguito, anche a causa delle pressioni dei nazionalisti, la sua politica nei confronti della minoranza di lingua tedesca si fece più intransigente. Testimonianza ne è la cosiddetta Lex Corbino (elaborata da Credaro) sull'istituzione di scuole elementari nelle nuove province che è considerata da una parte della storiografia strumento per potenziare la presenza italiana soprattutto nel territorio mistilingue della regione a danno della minoranza tedesca.
Ciononostante, il 5 ottobre 1922 subì l'assalto di una squadra d'azione fascista che lo costrinse alle dimissioni per far luogo all'insediamento di un prefetto di Trento. Terminò quindi la sua carriera politica in disparte rispetto al regime che si andava consolidando, pur mantenendo il suo seggio da senatore.
Le azioni violente delle squadracce fasciste avvennero in diverse città italiane nel 1922 e anche negli anni precedenti (fin dal 1919), in particolare (ma non solo) contro municipi guidati da giunte socialiste o liberali, case del popolo, contadini organizzati e sedi sindacali.