Gioco d'azzardo: 40 milioni in un mese. Nel 2021 bruciato in Trentino mezzo miliardo di euro
Ecco quali sono i centri dove si spende di più. L’Associazione Auto-mutuo-aiuto Ama Trento comunica una notizia più lieta: «Abbiamo spinto perché la Provincia approvasse una legge che fissasse una distanza minima tra le slot e i luoghi sensibili ed ora questa legge è realtà»
TRENTO. In Trentino nel solo mese di dicembre 2021 sono stati spesi 40 milioni di euro nelle slot machine e nelle videolottery. In un anno fa mezzo miliardo. Un dato in linea con quelli registrati negli anni precedenti alla pandemia, ma allarmante: facendo una semplice media, è come se ogni residente nella provincia di Trento (comprendendo anche minori e neonati...) avesse speso 80 euro alle "macchinette" in appena trenta giorni.
La dimensione del fenomeno è stata delineata negli scorsi giorni dall'Associazione Auto-mutuo-aiuto Ama Trento, che ha acceso la luce sul fenomeno delle dipendenze da videolottery nel corso della Settimana dell'Accoglienza organizzata da Cnca. La psicologa e psicoterapeuta Giulia Tomasi, responsabile del percorso che in Ama affronta il tema ludopatia, conferma la dimensione abnorme della dipendenza da slot in Trentino: «Il dato è allarmante e proviene dal Libro blu dell'Agenzia delle Dogane e Monopoli di Stato. Nel mese di dicembre 2021, macchinette slot e videolottery sono costate ai trentini 40 milioni di euro, dei quali 15 milioni nel solo comune di Trento».
Ad essere colpiti dalla dipendenza da slot sono soprattutto maschi non più giovanissimi: «Tendenzialmente si tratta di uomini sopra i 45 anni. Non incide il livello di studio e nemmeno l'abitare in piccoli o grandi centri. L'unica differenza la fa il fatto se le macchine da gioco a disposizione nel proprio centro abitato sono tante o poche. Tanto più sono numerose, tanti più soldi vengono spesi».
Nei dati pubblicati si delinea la seguente situazione in merito ai centri principali: a dicembre 2021 nella città di Arco sono stati spesi 3,4 milioni di euro, a Cavalese 1,2 milioni, a Pergine Valsugana 2,6 milioni, a Rovereto 5,6 milioni, a Trento 15 milioni. La dottoressa Tomasi comunica una notizia più lieta: «Come Ama abbiamo spinto perché la Provincia approvasse una legge che fissasse una distanza minima tra le slot e i luoghi sensibili ed ora questa legge è realtà».
Tomasi si aspetta di vederne l'impatto positivo già dalle prossime rilevazioni: «L'assenza di video-slot nei luoghi sensibili rappresenta un grosso aiuto perché le persone non inizino a giocare e per aiutare le persone che stanno smettendo a non ricadere. Noi speriamo che la legge porti il fenomeno a calare».
Sul versante della presa in carico delle persone con problemi di ludopatia, Tomasi conferma la disponibilità di Ama: «L'elemento scatenante che porta i familiari a temere che un proprio caro sia caduto nella dipendenza da gioco sono le anomalie nella disponibilità di denaro, si fa fatica a capire come mai non quadrano i conti e da parte della persona con la dipendenza iniziano le bugie. Il familiare può tranquillamente rivolgersi a noi per avere una consulenza e cercare di capire qual è il problema. Proponiamo gruppi di sostegno e auto-mutuo-aiuto a cadenza settimanale, è importante che il monitoraggio sia costante. Abbiamo come consulenti esterni dei professionisti che possono fare un piano di bilancio economico per il rientro debitorio».
Ospite della conferenza stampa è stato don Armando Zappolini, presidente di Cnca nazionale e portavoce della campagna "Mettiamoci in gioco", il quale ha indicato le precise responsabilità dello Stato: «La dipendenza da slot è una patologia vera e propria, lo Stato è colpevolmente assente e complice perché con il gioco solleva tanti soldi. Sono guadagni pagati con il sangue della gente».