Scoppia la rivolta nel carcere di Trento contro la destra al governo: quattro poliziotte in ospedale
Alcune detenute hanno messo in atto una rumorosa e violenta protesta e una di loro che aveva appiccato un incendio all’interno della sua cella e con una bomboletta di gas in mano minacciava il personale
CARCERE Due agenti aggrediti
IL FATTO Agente ferito alla testa da un detenuto
TRENTO. Ancora un incendio provocato in carcere. E ancora una volta il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari ha impedito peggiori conseguenze alla struttura ed agli reclusi ristretti. Massimiliano Rosa, segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, spiega cosa è accaduto ieri pomeriggio nella Casa circondariale di Trento:
“Verso le ore 15.30, dopo la chiusura delle celle, alcune detenute hanno messo in atto una rumorosa e violenta protesta, consistita nello sbattere sui cancelli delle celle con delle pentole e piatti, adducendo come motivazione dell’insano gesto la nuova compagine politica salita al Governo. Il personale di Polizia Penitenziaria in servizio è immediatamente intervenuto per sedare la protesta ma, nonostante una lunga opera di convincimento, le detenute continuavano nel loro comportamento”.
"Dopo pochi minuti, è scattato l’allarme antincendio causato dal fumo proveniente da una cella dalla quale usciva una vistosa nube di fumo. Il personale di Polizia operante si portava dunque sul posto e trovava una detenuta di origini maghrebine in escandescenza, che aveva appiccato un incendio all’interno della sua cella e con una bomboletta di gas in mano minacciava il personale. Subito le poliziotte penitenziarie provvedevano, con i mezzi a disposizione (estintore), a sedare le fiamme e ad apportare le prime cure alla detenuta. Successivamente lo stesso personale metteva in sicurezza tutte le altre detenute ubicate in sezione facendole scendere nell’area passeggi onde scongiurare il rischio di intossicazione da fumi”.
“La detenuta responsabile dell’incendio, dopo essere stata curata dall’area sanitaria dell’istituto, è stata tradotta presso l’ospedale cittadino per ulteriori cure mediche”, prosegue Rosa. “Nel grave evento critico ben quattro poliziotte penitenziarie sono rimaste intossicate dal fumo provocato dall’incendio ed è stato necessario il loro accompagnamento presso il nosocomio cittadino per le cure necessarie. A loro va il sostegno, la vicinanza e i complimenti del SAPPE per l’encomiabile servizio svolto”.
Anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE esprime vicinanza e solidarietà alle colleghe di Trento ed evidenzia come e quanto importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale.
“Le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria – spiega – non possono continuare ad essere aggrediti senza che il Ministero della Giustizia ed il DAP adottino provvedimenti urgenti. Siamo al collasso! Serve una stretta normativa che argini la violenza dei pochi, anche a tutela degli altri detenuti e delle altre detenute. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è indignato che coloro i quali sono ai vertici della istituzione che rappresentano non assumano provvedimenti a tutela dei Baschi Azzurri. Il Capo del DAP Renoldi e C sappiano che il carcere si vive 24 ore su 24, 365 giorni, tra le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, per cui il Capo DAP prende una corposa indennità stipendiale”.
"Corpo di Polizia a cui appartengono donne e uomini che pressochè quotidianamente hanno a che fare con detenuti che mettono a repentaglio l’ordine e la sicurezza della sezione detentiva, che si confrontano a detenuti con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena di olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all’operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto. Dovrebbe sentire anche lui, sul suo viso, i pugni, le sberle, gli sputi che prendono i nostri Agenti in servizio dai detenuti più violenti. E allora ci si aspetta altro da chi è Capo di un Corpo di Polizia”.
Per questo Capece si rivolge direttamente a Giorgia Meloni, leader di Fratelli di Italia e Premier in pectore”: “Al nuovo Ministro della Giustizia che verrà (e, immagino, al nuovo Capo del Dipartimento, com’è nella logica dello spoil system, ossia la pratica politica per cui i vertici della Pubblica Amministrazione vengono sostituiti al momento dell’insediamento del nuovo governo) chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i loro predecessori nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane".
"Non si può continuare così: la tensione che si vive nelle carceri è costante e lo sanno bene gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti. Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.