Più di mille tossicodipendenti in cura in Trentino: la percentuale di positivi all’Hiv è la più alta d'Italia (4,1%)
Per quanto riguarda il tipo di sostanze a cui i soggetti sono dipendenti, il mercato della cocaina risulta essere in continua espansione e la cannabis la sostanza sempre più utilizzata
TRENTO. In Trentino la percentuale di tossicodipendenti che ha contratto malattie infettive, soprattutto Hiv e Epatite C, è tra le più alte d'Italia. Il dato è contenuto nell'ultimo rapporto sull'uso delle sostanze stupefacenti e patologie infettive diffuso nei giorni dal Ministero della salute. Dallo studio emerge che nella nostra provincia, in base ai dati 2021, sono 1.054 i soggetti assistiti dal Serd. Numero in linea con il 2020 quando erano 1.055.
Di questi 94 (85 maschi e 9 femmine) sono nuovi utenti, mentre 960 sono in cura dall'anno precedente. Dei soggetti in trattamento 780 sono celibi, 105 coniugati, 42 separati e 13 vedovi. Quanto al luogo in cui vivono, 247 abitano da soli, 328 con la famiglia d'origine, 311 con partner e figli e 6 in carcere. Sempre per quanto riguarda l'identikit dei soggetti in cura, 445 hanno un'occupazione occasionale, 34 sono studenti e 351 disoccupati.
Ma tornando alle patologie che colpiscono i soggetti alle prese con una dipendenza da sostanze stupefacenti, emerge che un'alta percentuale di pazienti con Hiv ed epatite C. Un dato che per il Trentino è particolarmente elevato, tra i più alti d'Italia. anche se - lo spiega lo steso studio - «c'è una considerevole disomogeneità interregionale nella quota di utenti testati e positivi ai marker per le patologie infettive» e quindi il confronto va preso con le pinze proprio perché numeri bassi spesso coincidono con una bassa percentuali di soggetti testati e dunque ad un minor controllo della malattia.
La fotografia della situazione in Trentino, però, è chiara. Nella nostra provincia i testati Hiv sono stati 564 (53,5% del totale ) e 43 quelli risultati positivi (4,1%). Per quanto riguarda il test Hcv (epatite c) i testati sono stati 601 e i positivi 365 (34,6%) del totale. Sopra di noi solo l'Emilia Romagna e la Lombardia.
Uso di droghe e dipendenza sono da sempre state associate ad una varietà di infezioni. Per molti anni si è ritenuto che questa relazione fosse dovuta unicamente all'uso iniettivo di sostanze e allo scambio di siringhe. In realtà, secondo gli esperti, vanno considerati anche i comportamenti a rischio, quali la promiscuità sessuale, che a loro volta rappresentano un'importante causa di acquisizione di infezioni, Hiv in primis. Inoltre, lo stato di marginalizzazione sociale, è altro fattore di rischio. Ma sui numeri il primario di Malattie infettive del S. Chiara, Massimiliano Lanzafame, assicura che la situazione è assolutamente sotto controllo.
«Per quanto riguarda l'epatite C - spiega - i test di screening rilevano anche se c'è stata una pregressa malattia e dunque se sono presenti gli anticorpi. Proprio recentemente è partito anche un programma di screening e cura che riguarda tutto Italia e anche il Trentino affinché si riescano ad intercettare anche i casi sommersi per eradicare quest'infezione che è curabile. Sul fronte delle malattie infettive dobbiamo inoltre riprendere un dialogo con il carcere per intercettare subito i pazienti a rischio».
Per quanto riguarda invece il dato dei ricoveri, quelli legati a diagnosi correlate all'uso di sostanze stupefacenti nel 2021 sono stati 109 per un totale di 1.142 giorni. Inoltre, sempre le statistiche rivelano che dei 1054 soggetti 419 hanno beneficiato di oltre 4 prestazioni e 435 di tre.
Per quanto riguarda il tipo di sostanze a cui i soggetti sono dipendenti, il mercato della cocaina risulta essere in continua espansione e la cannabis la sostanza sempre più utilizzata. Secondo i dati diffusi dal ministero, infatti, il 63,8% dell'utenza in trattamento per droga è in carico ai servizi per uso primario di oppiacei. Questa percentuale scende al 26,3% tra i nuovi utenti, mentre tra le persone già in carico o rientrate arriva al 69,3%. Tra nuovi utenti la cocaina risulta sostanza primaria d'abuso nel 43% dei casi, mentre per gli utenti già noti tale dato è pari al 20,4% (23,3% nei pazienti totali).
A livello nazionale i pazienti in trattamento sono prevalentemente di nazionalità italiana (91,0%), soprattutto le femmine (94,5%). La maggior parte degli stranieri proviene dal continente africano (3,6%) e da altri paesi europei (2,7%). Le classi di età più frequenti sono quelle comprese tra i 35 e i 54 anni.