L'appello dei pescatori trentini: «Adesso stop alle concessioni per le centraline idroelettriche sui torrenti»
L'associazione, riunita in assemblea, ha rilanciato l'allarme sui danni ambientali causati dagli impianti, con notevoli effetti negativi anche sulla fauna ittica. Il presidente Bruno Cagol: «Mettono a rischio le capacità rigeneranti dei piccoli corsi d'acqua. Vanno fermate»
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TRENTO. C'è un elemento, in particolare, più volte sostenuto e ribadito con forza dal presidente dell'Associazione pescatori dilettanti trentini nel corso della sua relazione all'assemblea annuale: la tutela delle acque e, di conseguenza, la salvaguardia dell'ambiente.
E tra i molti fattori che la mettono a rischio ce n'è uno in particolare evidenziato da Bruno Cagol, le microcentraline idroelettriche che proliferano su fiumi e torrenti trentini: «Sono un danno enorme, siamo assolutamente contrari alla concessione di nuove derivazioni perché mettono a rischio le capacità rigeneranti dei piccoli torrenti. Ripeto, i danni sono notevoli e riguardano tutto l'ambiente circostante i corsi d'acqua. Vanno fermate».
E questo è soltanto uno dei temi che va ad aggiungersi «agli avvenimenti ed emergenza straordinarie che hanno messo a dura prova la direzione» ha affermato il presidente che ha così concluso i cinque anni di mandato. Non si è ricandidato nel nuovo direttivo anche perché «dopo 40 anni di lavoro e 15 di volontariato mia moglie e i miei nipoti mi reclamano» afferma con un sorriso. E come sono andati questi cinque anni alla guida dell'Apdt?
«Intensi, di grande lavoro e di tante battaglie non ancora concluse, ma anche tante soddisfazioni con un ritrovato clima di serenità e di collaborazione all'interno della nostra associazione» ricorda Cagol. Far convivere le diverse sensibilità che caratterizzano il mondo della pesca non è certo facile.
Tanto più se si aggiungono «le controversie ancora in essere che riguardano il torrente Vela per il mancato rispetto del deflusso minimo vitale da parte di una centralina idroelettrica e il Comune di Valfloriana per il cattivo funzionamento della rete fognaria e la grave perdita subita a maggio delle fattrici di marmorata del nostro impianto ittico di Vigolo Vattaro: vogliamo appurare le cause, le responsabilità e quantificare i danni perché è nostro dovere tutelare senza esitazioni i nostri legittimi interessi e perché - ha sottolineato ancora Cagol - in materia di ambiente le questioni sono sempre estremamente complesse e delicate».
Se poi aggiungiamo i danni provocati dalla tempesta Vaia («ha compromesso non solo la pescabilità ma anche le capacità autorigeneranti di molti corsi d'acqua») e l'emergenza Covid 19 beh, non c'è da stare molto allegri. E sul tappeto resta ancora la questione delle nuove normative riguardanti le specie alloctone (non originarie della regione in cui vivono ndr) «che ha messo a dura prova la nostra capacità di resilienza». In sostanza da oltre un anno a questa parte sono intervenute norme di carattere nazionale e provinciale che impediscono «l'immissione della trota fario, (da noi presente da parecchi secoli) se non in pochissime zone e solo in quantità limitate e con individui sterili. È stata fatta un'eccezione per il novellame di fario presente negli impianti delle associazioni che potrà essere seminata, nelle sole zone previste, entro marzo 2023. La produzione che realizzeremo tra poco - è l'amara considerazione del presidente - non potrà essere utilizzata e dovrà essere distrutta».
Sulla questione fario, nonostante la mobilitazione del settore pesca, non sono arrivati i risultati attesi: bisognerà attendere la fine del 2023 per conoscere i risultati della speciale commissione interdisciplinare composta da 12 membri.
«Non possiamo che esprimere il nostro disaccordo per il mancato coinvolgimento nel processo decisionale, per l'eccessiva limitazione riguardante la trota fario che - puntualizza Bruno Cagol - a nostro avviso è la specie più adatta ad una corretta gestione dei rivi e dei ruscelli...».
Il 2022 è stato caratterizzato da un lungo periodo di siccità con conseguenze pesanti sulla fauna ittica: «Le perdite sono state notevoli e il nostro impianto ittico per mesi è stato sotto il livello minimo per il benessere dei pesci, ma per fortuna ha sopperito l'impianto di ossigeno E per il futuro, oltre ai cambiamenti climatici, ci preoccupano non poco le microcentraline sui torrenti che mettono a repentaglio l'ambiente. E' ora di dire basta»Al nuovo direttivo (invitato a non mollare su alcune battaglie) ha lasciato le linee programmatiche che riguardano ad esempio «l'aumento del 50% delle semine di marmorata di nostra produzione, il mantenimento di semine di uova, avannotti e trotelle fario autoprodottte, il sensibile incremento di trote iridea e la valorizzazione di altre specie ittiche».
Prima del congedo il saluto dei 130 pescatori presenti all'assemblea (relazioni votate all'unanimità) con un graditissimo regalo: una canna da pesca frutto del lavoro di un artigiano specialista come Gianni Broll.
Nel nuovo direttivo sono stati eletti Ruggero Andreatta, Antonio Banal, Sergop Bazzanella, Davide Bonelli, Gianni Broll, Davide Cislaghi, Marco Faes, Stefano Filippi, Adriano Gardumi, Antonio Gasperotti, Mario Pavan, Marco Peterlongo, Mattia PIlati, Christian Tomasi, Massimo Trentin, Giuseppe Urbani e Bruno Vettori. Le nuove cariche verranno assegnate nell'incontro del direttivo il 28 novembre.