Giustizia / Il caso

Processo "Perfido": l'imprenditore Morello condannato a dieci anni, otto anni per l'operaio Denise

La sentenza, oggi, 19 dicembre, per uno dei filoni processuali riguardanti le accuse su infiltrazioni della 'ndrangheta nella gestione delle cave di porfido in Trentino. Riconosciuti risarcimenti a Provincia, Comune di Lona Lases, Libera, Cgil e Cisl e tre lavoratori cinesi

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TRENTO. Sentenza, oggi, per uno dei filoni processuali riguardanti le presunte infiltrazioni della 'ndrangheta nella gestione delle cave di porfido in Trentino.

Le pene stabilite con il rito abbreviato e comminate dalla corte, presieduta dal giudice Stefan Tappeiner, sono di dieci anni per l'imprenditore Domenico Morello e di otto anni per l'operaio Pietro Denise.

Sono stati riconosciuti anche alcuni risarcimenti alle parti civili: si tratta per la precisione di otto casi che comprendono la Provincia autonoma di Trento (cui vanno 300 mila euro) e il Comune di Lona Lases (150 mila euro), l'associazione Libera, Cgil e Cisl, tre lavoratori cinesi i cui diritti erano stati violati.

Nella requisitoria del mese scorso, i pubblici ministeri Licia Scagliarini e Davide Ognibene, avevano richiesto nel caso di Morello, una pena di tredici anni e quattro mesi, mentre per Denise la richiesta era di dieci anni. La pena comminata oggi, dunque, è inferiore rispetto a quanto proponeva la pubblica accusa.

I due imputati, che avevano chiesto il rito abbreviato, si trovano in carcere e da qui hanno seguito la lettura della sentenza in collegamento audiovideo.

QUella di oggi è la seconda sentenza dei procedimenti scaturiti dall'inchiesta Perfido.

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