Caso Pedri, ascoltata per 5 ore l'ultima testimone delle presunte vessazioni in ospedale
Gli avvocati delle parti lese durante l’udienza di ieri, lunedì 19 dicembre: «Ciò che chiaramente è emerso è la sofferenza costante, l'ambiente nocivo: questa insalubrità professionale che si respirava quotidianamente all'interno di quel reparto»
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TRENTO. È stata un'udienza fiume. Per quasi cinque ore una stimata professionista ha ripercorso con comprensibile sofferenza ciò che accadeva in un recente passato nelle corsie di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara, quando alla guida del reparto c'era il dottor Saverio Tateo, affiancato dalla dottoressa Liliana Mereu.
Maltrattamenti sul luogo di lavoro è il reato ipotizzato dalla procura di Trento. Ieri, lunedì 19 dicembre, davanti al giudice Enrico Borrelli, si è tenuta a porte chiuse l'ultima udienza dell'incidente probatorio. Nove le professioniste che sono state sentite in questi mesi, otto ginecologhe ed una infermiera: nove testimonianze raccolte fra le 21 parti lese, fra cui figura Sara Pedri, la ginecologa forlivese scomparsa il 4 marzo 2021 e il cui corpo, cercato nel lago di Santa Giustina anche da cani da ricerca provenienti dalla Germania, non è mai stato trovato.Il reparto di ginecologia del Santa Chiara è sempre stato d'eccellenza per quanto riguarda i risultati.
Eppure all'interno, fra il personale che lavorava in corsia, aleggiava malessere. «Ingiurie, diffamazioni, denigrazioni personali, percosse, minacce di sanzioni disciplinari, demansionamenti, condotte vessatorie con effetto di umiliazione, sofferenza e annichilimento» si legge nel capo di imputazione provvisorio. Nelle udienze passate una ginecologa non era riuscita a trattenere le lacrime, ripercorrendo ciò che accadeva in corsia.
Nell'ultima testimonianza raccolta ieri, la ginecologa ha risposto punto per punto alle domande, confermando con i suoi ricordi il clima di mortificazione che si respirava in corsia, il clima insalubre in cui lei e le sue colleghe (delle 21 parti lese ben 19 sono donne) lavoravano nella quotidianità. Ha spiegato quanto fosse frustrante non avere la possibilità di un dialogo, di un confronto con il primario, e parlato dell'angoscia e della paura provata da molte colleghe che non si sentivano all'altezza.
In aula erano presenti gli avvocati delle parti offese Andrea de Bertolini, Stefano Daldoss, Paolo Demattè, i legali della famiglia di Sara Pedri, il legale del primario Tateo, Salvatore Scuto, e l'avvocato Franco Rossi Galante che difende la dottoressa Mereu.
Al termine dell'udienza l'avvocato Scuto ha evidenziato come «i fatti documentati smentiscano il clima di tensione ricostruito dalla Procura». Di diverso avviso i legali delle parti lese: «Ciò che chiaramente è emerso è la sofferenza costante, l'ambiente nocivo: questa insalubrità professionale che si respirava quotidianamente all'interno di quel reparto», ha spiegato l'avvocato de Bertolini. Ora la procura valuterà se presentare richiesta di processo.
Il dottor Tateo in realtà ieri, lunedì 19 dicembre, era in tribunale, ma ad un altro piano del palazzo di giustizia e per un'altra udienza: davanti al giudice del lavoro Giorgio Flaim per il licenziamento. L'ex primario, assistito dall'avvocato Vincenzo Ferrante, chiede che venga annullato il licenziamento e rivendica il diritto al risarcimento dei danni patiti.
Il provvedimento, datato 8 novembre 2021, era arrivato a seguito di 17 contestazioni disciplinari in gran parte sui presunti atteggiamenti vessatori dell'ex primario, e dopo il parere favorevole della Commissione di garanzia. Ieri sfilata di testimoni, una ginecologa e quattro fra dirigenti ed ex dirigenti dell'Azienda sanitaria provinciale. Nel corso dell'udienza, durata circa tre ore, sono stati sentiti l'ex direttore generale dell'Apss Paolo Bordon (direttore generale Usl Bologna da luglio 2020), il presidente dell'ordine dei medici del Trentino e ex primario Marco Ioppi, l'ex direttore sanitario Apss Claudio Dario (da gennaio 2020 a Perugia) e il direttore dell'ospedale Santa Chiara Mario Grattarola.