Niente cellulari in classe, ma gli studenti sono scettici
Il parere della sovrintendente scolastica provinciale: «In effetti, non abbiamo capito l'intervento del ministro, ma evidentemente ha voluto ribadire il ruolo dei professori, così come il rispetto nei loro confronti, sottolineando come il telefono sia fonte di distrazione. Tuttavia, è strumento ormai fondamentale per svago e lavoro: bisogna usarlo senza abusarne»
LO STOP Circolare del ministero, basta cellulari a scuola
TRENTO. Non convince la circolare emanata lo scorso 20 dicembre dal ministro Giuseppe Valditara, che vieta l'utilizzo dei telefoni cellulari in classe se non per finalità didattiche (ma comunque previa autorizzazione dei docenti).
Sono gli studenti stessi, dopo la prima giornata di scuola alla luce del nuovo provvedimento (giovedì 22 dicembre), a non capirne il senso. Ed è presto detto il perché: il divieto di utilizzare i cellulari, di fatto, esisteva già prima. Nonostante questo, hanno ammesso ragazze e ragazzi delle scuole trentine, ormai non si contano più coloro che per svariati motivi danno un'occhiata al telefonino durante le lezioni. Chi per distrarsi, chi per mandare un messaggio, chi per cercare suggerimenti durante una verifica. «Ma anche per usare la calcolatrice», ha aggiunto qualcuno, tutto sempre prestando la massima attenzione a non farsi vedere dai docenti.
È sbagliato, certo, ma accade da sempre, è stato il commento generale. «Ammetto che alle volte uso il cellulare durante la lezione, ma non credo sia veramente un problema così importante - ha spiegato Mattia Basso, appena uscito dall'ITT Buonarroti-Pozzo - Certo, da una parte la circolare rinforza il fatto che sia vietato usarlo, ma dall'altra non ho mai perso l'attenzione perché ho mandato un messaggio. Sinceramente, non capisco il perché di questo intervento».
La circolare infatti, ha ribadito il ministro Valditara, va nella direzione di impedire a studentesse e studenti di distrarsi. «In realtà però non cambia nulla, a meno che non ci venga imposto di consegnare il telefono all'inizio dell'ora: solo così, concretamente, potrebbero impedirne l'utilizzo», ha aggiunto Roberta dell'istituto Tambosi-Battisti.
E non è apparso convinto della normativa nemmeno Daniele Corn, anch'egli dell'ITT, che ha però sottolineato alcuni cambiamenti visti ieri rispetto ai giorni passati: «Devo dire che abbiamo sempre avuto una professoressa che, prima di iniziare la lezione, ci chiedeva di mettere i cellulari in una scatola per poi riconsegnarceli a fine ora. Ieri (giovedì 22 dicembre) questa cosa ci è stata chiesta ad inizio giornata e ci sono stati restituiti alla fine della mattinata, non era mai successo. Ci hanno spiegato la normativa, ma credo si possano tenere controllate le persone anche senza queste imposizioni. Comunque, c'è sempre chi non lo consegna, lo tiene in tasca e lo utilizza lo stesso, quindi direi che la regola, così come è stata pensata, è abbastanza inutile».
Tema affrontato anche in diverse classi del liceo classico «Giovanni Prati», dove alcuni studenti si sono detti tutt'altro che favorevoli ad una eventuale «requisizione di massa» dei cellulari, magari mettendoli dentro alle scatole o appoggiandoli sul banco. Sull'argomento è intervenuto anche Aronne Mattedi, presidente della Consulta degli studenti, che ha sottolineato: «Mi sono confrontato con altri rappresentanti ed in effetti, dobbiamo ammetterlo, non capiamo molto il significato della norma. Ci sembra una cosa un po' paradossale, anche perché a scuola bisognerebbe educare alla responsabilità e non privare o imporre il non utilizzo di qualcosa. In molte scuole inoltre gli apparecchi elettronici come il telefono servono anche durante le lezioni, ma lì sappiamo che è stata concessa la possibilità di usarli con l'autorizzazione. Potrebbe succedere che alcuni docenti decidano di requisire i cellulari, ma poi cosa succederà? E quanto durerà?».
Ha concluso infine la sovrintendente scolastica provinciale Viviana Sbardella: «La scuola ha il difficile compito di mantenere "in equilibrio" certe situazioni, come questa. In effetti, non abbiamo capito l'intervento del ministro, ma evidentemente ha voluto ribadire il ruolo e l'autorità dei professori, così come il rispetto nei loro confronti, oltre che sottolineare come il telefono sia fonte di distrazione. Tuttavia, è strumento ormai fondamentale tanto per svago quanto per lavoro: bisogna usarlo senza abusarne».