Mutui casa, aumenti medi di 200 euro: anche le aziende sempre più in difficoltà
Per un prestito ipotecario di 150mila euro a 25 anni a tasso fisso a gennaio si pagavano 641 euro al mese. Ora per lo stesso finanziamento si sale a 791 euro
ECONOMIA Covid e energia "bruciano" i risparmi
TRENTO. Dolce di Natale che andrà sicuramente indigesto alle famiglie che hanno appena comprato casa o che stanno per farlo quello confezionato nei giorni dalla Banca centrale Europea. Nel tentativo di provare a dare una frenata all'inflazione, ormai in doppia cifra in gran parte dell'Eurozona, l'istituzione di Francoforte ha deciso di innalzare ulteriormente il tasso di interesse di mezzo punto percentuale, dopo il "ritocco" di 0,75 punti già deciso ad ottobre.
Gli effetti sui portafogli delle famiglie e delle imprese italiane, già colpite dal rincaro delle bollette e dalla caduta del potere d'acquisto, rischiano di essere pericolose per la tenuta dei bilanci mensili.
Nei giorni scorsi a lanciare l'allarme sono state le associazioni dei consumatori e i sindacati, e ora anche la Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) mette in allerta su una situazione che rischia di mettere fuori equilibrio il mercato del credito.
Secondo l'analisi dei bancari negli ultimi mesi il costo dei mutui è più che quadruplicato, e questo, unito alla sempre minor possibilità di spesa da parte di cittadini e aziende per via di inflazione fuori controllo e bassa crescita, non può che portare a ricadute gravissime sull'intero sistema. In effetti, basta andare a fare qualche simulazione su uno dei portali che calcolano le rate del mutuo per farsi un'idea di cosa comportano nel breve e nel lungo periodo questi continui ritocchi al costo del denaro.
L'esempio è quello di una giovane coppia che intende chiedere un finanziamento di 150mila euro da ripagare in 25 anni per l'acquisto della prima casa. Ammesso e non concesso che sia in possesso di un piccolo gruzzoletto iniziale e di posti di lavoro abbastanza sicuri, lo scorso gennaio si sarebbe vista proporre un tasso fisso mediamente dell'1,7 per cento per 10 per poi passare al variabile (che per ipotesi di scuola consideriamo valido anche per i secondi 15 anni). Ebbene, quella coppia - che visto l'evolversi delle cose a questo punto possiamo definire fortunata - ha iniziato a pagare una rata di 614 euro mensili. Da qui a 25 anni avrà restituito alla banca i 150mila euro di capitale più 35mila euro di interessi, che suddivisi in un quarto di secolo non è certo una cifra che spaventa.
Poniamo che una seconda coppia si avvicini ora all'acquisto della casa e vada in banca a chiedere lo stesso mutuo di 150mila euro a tasso fisso. Viste le condizioni del mercato l'istituto non potrà chiedergli meno di 791 euro di rata mensile. Il che significa quasi 180 euro in più ogni mese. Il tutto in meno di un anno.
Al termine dei 25 anni, questa seconda coppi avrà pagato 150mila euro di capitale e 87mila euro di interesse: 52mila euro in più di quelli che - ipotizziamo - non i vicini di casa che hanno acquistato l'appartamento a gennaio.
C'è poi da considerare che chi ha scelto il tasso variabile, che tendenzialmente offre una base di partenza più bassa rispetto al fisso, ora è in piena balia delle decisioni della Bce. Nonostante il calo del debito residuo (su cui si calcola l'interesse) dopo ogni scadenza di rata, rischia di pagare di più rispetto ad inizio mutuo proprio per l'aumentare del tasso.
In loro soccorso arriverà la possibilità, prevista dalla manovra di bilancio, per consentire a chi ha sottoscritto un mutuo ipotecario di tornare dal tasso variabile al tasso fisso.