Trento, moglie schiava: poco cibo e bastonate, si è salvata fuggendo in strada
Condannato per violenza sessuale e maltrattamenti uno straniero che aveva chiesto ugualmente di rimanere in Italia per stare vicino alla figlia piccola, ma l'istanza è stata rigettata e l'uomo dovrà andarsene. Secondo il Tar, infatti, «si rischierebbe di ledere, anziché tutelare, il sereno sviluppo psico-fisico della minore»
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TRENTO. Ha chiesto di rimanere in Italia per stare vicino alla sua bimba. Nel presentare domanda di rinnovo del permesso di soggiorno ha finto di dimenticare il passato.
Ma una condanna per concorso nei reati di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia non si cancella. Lui neppure voleva quella figlia, come emerge dagli atti: quando scoprì che la moglie era in attesa di una femmina, e non di un maschietto come avrebbe voluto, aveva sperato in un aborto spontaneo e fatto di tutto affinché ciò accadesse.
Per questo motivo e per le tante e troppe vessazioni nei confronti della compagna e della bimba, all'uomo è stato negato il documento: dovrà tornarsene nel suo Paese d'origine. I magistrati del Tar di Trento, a cui si è rivolto dello straniero, hanno ripercorso il suo passato di uomo violento.
Come riconosciuto dalla Corte d'Assise, aveva ridotto la moglie ad una schiava, a servizio suo e della famiglia di lui (padre, madre e fratelli minori, che abitavano assieme alla coppia). Nella sentenza il collegio aveva evidenziato le condizioni nelle quali l'uomo ed i suoi genitori avevano costretto a vivere la donna, arrivata a Trento da poco: «Le impedirono di frequentare corsi di lingua italiana per l'integrazione, non aveva denaro, non poteva sedersi sul divano di casa o mangiare a tavola con la famiglia, doveva mangiare dopo di loro i loro avanzi seduta per terra, dormiva per terra in un angolo dell'ingresso, non poteva uscire da sola, poteva sentire i genitori in - omissis- solo in presenza del marito e in vivavoce, non poteva aprire il frigo e nemmeno andare in bagno (che era chiuso a chiave) senza il loro permesso, la deridevano per il suo handicap visivo, chiamandola cieca o puttana, veniva picchiata a volte con un bastone, le veniva dato cibo insufficiente, anche durante la gravidanza, perché erano scontenti che aspettasse una femmina e speravano così che abortisse spontaneamente; è stata sottoposta a diversi stupri da parte del marito, nonché percosse, abusi verbali, condotte intimidatorie».
È un quadro da brivido quello tracciato dalla Corte d'Assise. La moglie si era salvata da quella vita d'incubo scappando con la figlioletta in braccio: era corsa in strada, il marito l'aveva raggiunta e mentre la strattonava con violenza la bimba era caduta a terra. La scena aveva attirato l'attenzione dei passanti che subito si erano rivolti ai soccorritori. La piccola era stata portata in ospedale.
Per il questore, che ha rigettato la richiesta di rinnovo per permesso di soggiorno in attesa di lavoro, ma anche per il Tar, sarebbe una scusa l'intenzione dell'uomo di rimanere in Italia per stare accanto alla figlioletta e di cercare un'occupazione per poterla mantenere. Il suo mancato inserimento sociale, per la questura, è «dovuto al suo substrato culturale, dal quale ad esempio derivano le convinzioni riguardo la sottoposizione della moglie al marito e ai di lui genitori e la mancanza di interesse per il benessere della figlia in quanto di sesso femminile».
L'uomo, come si evince dal decreto del Tribunale per i minorenni, non potrebbe neppure stare accanto alla sua bimba: ha il divieto di avvicinamento alla moglie ed alla piccola in quanto «non ha dimostrato di avere le qualità umane e morali tali da poter far parte in maniera significativa della vita della figlia, senza rischiare di ledere l'equilibrio personale e di sviluppo della stessa».
Sempre il Tribunale per il minorenni sostiene che rilasciando il permesso di soggiorno al soggetto «si rischierebbe di ledere, anziché tutelare, il sereno sviluppo psico-fisico della minore».
Alla luce della corposa documentazione i giudici del Tar hanno respinto il ricorso: «Avuto riguardo alla situazione di pericolo in cui verserebbero la moglie e la figlia del ricorrente in caso di ulteriore permanenza dello stesso nel territorio dello Stato, vi è motivo di ritenere che, così come il Tribunale per i minorenni di Trento ha negato il rilascio del permesso di soggiorno (...), parimenti la Questura di Trento abbia correttamente ritenuto il ricorrente socialmente pericoloso, negandogli il rinnovo per permesso di soggiorno».
Lo straniero dovrà partire e anche i genitori rischiano di dover fare le valigie: per effetto della stessa sentenza della Corte d'Assise entrambi hanno ricevuto un preavviso di revoca dei documenti per rimanere in Italia.