I sindaci contrari al protocollo d'intesa Provincia-Arera. «L'Autonomia difenda l'acqua trentina»
Unanimità nel voto alla seduta del Consiglio delle autonomie che si espressa sullo schema di delibera proposto da piazza Dante. In ballo ci sono l'organizzazione del sistema tariffario, l'esercizio di poteri ispettivi e sanzionatori e anche il potere di manovra che avrebbe l'Autorità statale di regolazione per energia, reti e ambiente
TRENTO. Giù le mani dall'acqua del Trentino. Non sia Roma a comandare, a definire come dev'essere organizzato il servizio idrico. Anche perché, è l'osservazione condivisa, dalla gestione dell'acqua passa l'autonomia, l'autogoverno. Sindaci compatti, come poche volte si vede: 28 votanti, 28 contrari, l'altroieri nella seduta del Consiglio delle autonomie chiamato ad esprimere un parere sullo schema di delibera proposto dalla Provincia.
Questione delicata assai, perché riguarda i rapporti istituzionali tra Provincia e Stato. L'articolo 13 dello Statuto di autonomia non norma solo le concessioni idroelettriche.
Al comma 7, stabilisce che in materia di servizio idrico le due Province autonome di Trento e Bolzano sono «previamente consultate sugli atti dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera)».
In ballo ci sono l'organizzazione del sistema tariffario, l'esercizio di poteri ispettivi e sanzionatori, e anche le modalità di raccolta delle informazioni e dei documenti necessari per le attività di Arera. La quale manterrebbe pure la facoltà di disattendere totalmente le osservazioni eventualmente fatte dalla Provincia, senza la previsione di alcun ulteriore spazio di concertazione.
Che sia delicata, la questione, lo conferma, intervenendo al Cal, l'avvocato Alberto Pace, dirigente dell'unità di missione che segue i rapporto tra Provincia, Stato e Unione Europea. Con Arera i contenziosi, dal 2011, sono stati plurimi, tre volte davanti alla Corte costituzionale. Da una parte l'autonomia da difendere, dall'altra, per usare le parole di Pace, il «potere invasivo dell'Autorità».
Eccoci al dunque: il servizio idrico. Ad un punto di mediazione, la Provincia lavora dal 2018 e lo scorso 7 ottobre, la giunta Fugatti ha approvato lo schema di protocollo d'intesa con Arera. «Punto di caduta e mediazione» dice il dirigente provinciale. Della serie: di più non si poteva ottenere. Mediazione che, però, i sindaci bocciano con vigore. Attacca Alberto Perli (Andalo): «Le nostre strutture comunali non riescono a stare dietro alla circolare di Arera. Non possiamo farci ingessare da norme e circolare. Gli acquedotti sono a rischio».
Ketty Pellizzari (Valdaone): «Dieci o venti giorni per fornire la documentazione richiesta. Non è possibile. Arera regolamenta tutti allo stesso modo, ma in Trentino le infrastrutture sono tenute bene e i nostri numeri non sono paragonabili ad altre realtà».L'intervento più politico è quello di Giacomo Redolfi (Mezzana): «No, senza se e senza ma. Se non difendiamo, con la nostra autonomia, la risorsa acqua, è finita. Vale per lo sfruttamento idroelettrico, vale ora per il servizio idrico. Capisco il percorso fatto, il lavoro di concertazione della Provincia. Ma l'autonomia deve difendere le nostre risorse fino all'ultimo, fino alla Corte costituzionale. I costi dell'acqua in periferia sono irrisori, difendiamo la economicità ed efficienza della gestione della gestione».
«L'Autorità non conosce la realtà dei nostri acquedotti comunali» aggiunge Vittorio Stonfer (Giovo) «ci costringerà ad affidarci ad un'azienda, a costi più alti. Questo è un ulteriore passo verso la fine degli acquedotti comunali». Andrea Brugnara (Lavis) rinforza: «Fa parte del nostro essere trentini. L'acqua è la nostra risorsa principale. Difendiamola col sangue, fino all'ultimo. Se molliamo, ci spareranno addosso».«Un conto è rispondere alla nostre comunità , un conto è avere a che fare con delle direttive che arrivano da Roma» dice Gianni Beretta (Levico Terme) "già abbiamo dovuto difficoltà con le bollette e cerchiamo di aggregarci per gestire al meglio il servizio". «Un protocollo debole. Così diventiamo soggetti passivi. Arera potrà imporre qualsiasi cosa» osserva Cristian Comperini (Besenello). «Non possiamo farci omologare al resto d'Italia» aggiunge Francesco Fantini (Bedollo).
Si associa Michela Noletti (Rumo). E così Cristian Girardi (Mezzolombardo): «Non si tratta di disconoscere il lavoro dei tecnici e della Provincia, ma dobbiamo dare un voto politico. Senza un voto politico non facciamo il bene del Trentino e le cose non cambieranno».Al voto, dunque. Tutti compatti per bocciare la "mediazione" della Provincia di Trento che, invece, è stata fatto propria dalla Provincia di Bolzano Anche il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga, vota no. Però alza il tiro: «Sul servizio idrico - dice - c'è la necessità di immaginare un lavoro assieme il più possibile concreto. Non per portare acqua al mulino delle due città, ma c'è un'azienda del nostro territorio che gestisce in modo adeguato la rete (il riferimento è a Novareti di Dolomiti Energia Holding, ndr). Bello sarebbe fare il più possibile sistema. L'ambito ottimale è quanto meno quello provinciale».
Parere positivo, invece, del Cal alla proposta di delibera della giunta Fugatti che semplifica le autorizzazioni per gli impianti di telecomunicazione e radiodiffusione.