L’Ue vuole edifici più efficienti, Rigotti: «Da noi ci sono anche case vetuste»
Il presidente della Fimaa Trentino non nasconde qualche preoccupazione per gli effetti dell'annunciata direttiva, ma ricorda che si tratta di una mossa attesa da tempo
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TRENTO. La riqualificazione degli immobili proposta dall’Unione Europea impatterebbe anche sul nostro territorio, seppur con conseguenze minori. Questo, in sintesi, il pensiero del presidente della Fimaa Trentino Severino Rigotti, che non nasconde comunque qualche timore nel caso in cui la direttiva europea dovesse trovare concretezza. Ammettendo però, di contro, che si tratta di una mossa a cui i vertici del Vecchio Continente stavano in realtà pensando da diverso tempo.
Presidente Rigotti, parlando di questo provvedimento europeo si pensa ad una “novità”, ma per Lei non è così…
Esatto, semplicemente ora ci siamo trovati a guardare in faccia la realtà perché l’Unione ha deciso di agire. Non si tratta quindi di un fulmine a ciel sereno, la storia su questo tema è abbastanza “consumata”. Certo, dovesse trovare applicazione l’impatto sul mercato sarebbe grande.
Ecco, parliamo dei possibili effetti su milioni di immobili: in Italia la situazione è critica?
Nel nostro Paese ci sono tantissimi edifici ben distanti dalle classificazioni che l’Europa ha posto come obiettivi (per le strutture residenziali classe E entro il 2030 e D entro il 2033, ndr). Il Superbonus 110% ha dato notevole impulso alle ristrutturazioni, avendo come obbligo il “salto” di almeno due classi energetiche, quindi tanti immobili potrebbero sfuggire alla nuova norma europea. Ma sono tantissimi coloro che non hanno potuto sfruttare l’incentivo, e abbiamo visto che quest’ultimo non dura in eterno.
Quindi serve necessariamente un altro intervento “centrale” per sostenere le riqualificazioni?
Parliamoci chiaro: chi ha comprato casa, indipendentemente dalla classe, ha fatto sacrifici e spesso richiesto mutui. Dobbiamo quindi chiederci se i cittadini sarebbero in grado di sostenere un simile spesa. È chiaro che serva una soluzione che agevoli i costi: ho sentito esperti parlare di circa 40 miliardi di euro di interventi in Italia, rendiamoci conto.
E qual è la situazione in Trentino?
Devo ammettere che, rispetto al livello nazionale, siamo davvero molto bravi dal punto di vista energetico. Negli ultimi decenni si è costruito con metodi all’avanguardia, tuttavia ci sono ancora molte case vetuste: basti pensare a qualche anno fa, quando esisteva ancora l’autocertificazione, con molte strutture che finivano nella classe G. Sfortunatamente però non abbiamo ancora dei dati su cui affidarci.
Il comparto edile è uno di quelli che soffre maggiormente la mancanza di manodopera: non c’è il rischio che un nuovo accumularsi di lavori mandi in tilt il settore?
Fino al 2007 l’impiego di manodopera nell’edilizia era all’altezza della domanda. Il vero dramma è stato il decennio tra il 2008 e il 2018, che ha svuotato il comparto. Ed ora il problema è che, per fare i lavori, ci si affida anche a persone non specializzate. Significa un abbassamento della qualità e questo purtroppo si è visto anche con il Superbonus. Inoltre, ci sono altri problemi: per esempio stiamo lavorando sulla revisione delle rendite catastali e dobbiamo pensare che, se la direttiva europea venisse disattesa, dal 2030 il valore di molti immobili crollerebbe in modo non indifferente.
Il tema della classificazione energetica è però sempre più importante per i cittadini: perché?
Inizialmente l’attestato di prestazione energetica veniva visto solo come una carta, un documento di poco valore. Oggi invece le persone hanno imparato ad educarsi e la stessa classificazione è diventata indispensabile, basti pensare che senza di essa non può esserci rogito.
Gli acquirenti hanno capito che tra le classi ci sono grandi differenze, soprattutto in termini di costi.