Scuola / La protesta

In piazza a Trento le educatrici degli asili nido, folla alla manifestazione: risparmi di spesa a danno delle lavoratrici

La denuncia dei sindacati: nessuna delle Cooperative che in Trentino gestiscono il servizio inquadra correttamente tutti i propri dipendenti. Questa mattina, 26 gennaio, la mobilitazione nella sede Cgil e quindi davanti al palazzo della Provincia

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TRENTO. Mobilitazione, questa mattina a Trento, delle educatrici degli asili nido, che si sono dapprima riunite nella sede Cgil e poi in piazza Dante, davanti al palazzo della Provincia.

Al centro della iniziativa, le questioni riguardanti il contratto e le condizioni di lavoro. Un nuovo fronte, dunque, nel mondo della scuola, dopo quello ormai datato delle materne, con la contestatissima decisione provinciale di tenerle aperte anche nel mese di luglio.

Molto partecipata la manifestazione, con centinaia di lavoratrici riunite in difesa dei propri diritti.

Oggi, a proposito dei nidi, si è parlato anche del nodo dei part time, che in molti casi - spiega la Cgil - sono involontari e spesso non rispondenti all’orario effettivamente svolto, "con tutte le conseguenze negative che questo comporta soprattutto in occasione dei cambi appalto" delle cooperative.

Una situazione, "divenuta ancora più intollerabile con l’aumento del costo della vita", sottolinea ancora il sindacato, che annuncia per le prossime settimane analoghe iniziative per gli educatori di altri settori (scuola, centri e comunità, domiciliare).

La protesta in piazza delle educatrici degli asili nido

Mobilitazione, questa mattina a Trento, delle educatrici degli asili nido, che si sono dapprima riunite nella sede Cgil e poi in piazza Dante, davanti al palazzo della Provincia. Al centro della iniziativa dei lavoratori, le questioni riguardanti il contratto e le condizioni di lavoro.

“Malgrado nel 2019 il contratto nazionale delle cooperative sociali - osservano Roberta Piersanti della Fp Cgil ed Ermanno Ferrari della Fisascat Cisl - abbia stabilito il livello D2 (impiegato) per l’educatore con titolo, in Trentino si procede con assoluta disparità di trattamento tra nuove assunte, educatori con titolo per soli laureati e senza titolo per tutti gli altri. È la legge 205/2017 che ha stabilito che è educatore professionale socio pedagogico chi ha una laurea L19, oppure un titolo conseguito entro il 2017 in base alle normative regionali vigenti, o chi ha un titolo conseguito a seguito del superamento di un corso intensivo e una certa anzianità di servizio.

A seguito del nostro sistematico intervento tutti i nuovi appalti del servizio nido calcolano il costo della manodopera sulla base del corretto inquadramento (D2 per le educatrici, D3 per le coordinatrici interne e B1 per il personale non educativo).

Tuttavia, nonostante legge, contratto collettivo e capitolati di appalto siano allineati, ad oggi nessuna delle Cooperative che in Trentino gestiscono il servizio nido inquadra correttamente tutti i propri dipendenti: solo nel 2022 (cioè con due anni e mezzo di ritardo!) è stato assegnato alle sole laureate il livello D2, mentre tutte le altre in possesso di titoli diversi dalla laurea, ad oggi sono inquadrate come educatrici senza titolo.

Le educatrici degli asili nido in assemblea su contratti e condizioni di lavoro, presidio davanti alla Provincia

Affollata mobilitazione, questa mattina a Trento, delle educatrici degli asili nido, che si sono dapprima riunite in un'affollata assemblea nella sede Cgil e poi in piazza Dante, davanti al palazzo della Provincia, per chiedere il miglioramento delle condizioni di lavoro e inquadramenti contrattuali adeguati [foto di Alessio Coser]
MOBILITAZIONE In piazza a Trento le educatrici degli asili nido

Molte delle coordinatrici interne vengono inquadrate come semplici educatrici ed al personale non educativo nella maggior parte dei casi viene attribuito il livello dell’addetta alle pulizie, come se mai avesse contatti con i bambini.

Questo si traduce in risparmi di spesa a danno delle lavoratrici, sulle quali le Cooperative da anni scaricano una dichiarata insostenibilità degli appalti, salvo poi lamentare l’incapacità di reclutare personale nuovo”.

Ci si chiede perché le Cooperative-datrici di lavoro ritengano legittimo non corrispondere il dovuto alle lavoratrici anzichè chiedere alle stazioni appaltanti le risorse dovute, magari anche per il tramite della Federazione, che in questi anni è stata silenziosa spettatrice di questa palese violazione dei diritti delle lavoratrici”, concludono i due sindacalisti.

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