Dopo lo scoppio della guerra il Trentino ha abbracciato 2.500 ucraini
Attualmente gli sfollati dal Paese bombardato entrati nel sistema di accoglienza straordinaria sono 501 e 400 invece sono usciti dal programma. Ben 83 strutture hanno dato alloggio a chi è scappato dalla guerra
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TRENTO. Da quel 24 febbraio 2022 in cui l'esercito russo ha iniziato l'invasione, sono stati 2.500 gli ucraini che si sono registrati presso la questura di Trento, segnalando la loro presenza nel nostro territorio. Di questi, in 1.300 hanno trovato posto nel sistema di accoglienza predisposto dalla Provincia attraverso Cinformi.
Attualmente, gli sfollati ucraini nelle strutture di accoglienza straordinaria sono 501. Circa quattrocento sono le persone che sono uscite dal programma: alcune sono tornate a casa, altre si sono spostate, chi da parenti, chi in altre zone d'Italia e d'Europa. Altri (ma è una piccola quota) hanno trovato lavoro e casa in autonomia.
È questo il resoconto offerto da Elena Rinaldi, del coordinamento Cinformi per la prima accoglienza, la quale ha sottolineato lo sforzo di solidarietà della popolazione trentina: «Lavoro nell'accoglienza da molti anni, non avevo mai visto niente di simile. Quando il 4 marzo 2022 arrivarono i primi sfollati in Trentino, la Provincia e Cinformi erano preparati, ma senza il sostegno dei privati sarebbe stato molto più difficile».
Sono 83 le strutture che hanno dato alloggio agli ucraini: «Cinque sono strutture comunitarie che ospitano molte persone. A Pergine-San Vito sono ospitate circa cinquanta persone, 35 a Cinte Tesino, quaranta a San Jean di Fassa, 14 all'Albergo Solidale Oasi di Trento, 35 a Baselga di Piné», ha spiegato Rinaldi.
Ci sono poi i tanti alloggi singoli, presi in carico dalla Provincia grazie al fondo del governo nazionale per l'emergenza Ucraina oppure offerti dall'Arcidiocesi oppure ancora dal Consorzio Cooperative. Cruciale è stato l'apporto dei privati: «Molti hanno dato il loro alloggio, spesso chiedendo indietro solo il costo delle utenze che è stato a carico del fondo governativo nazionale», ha detto Rinaldi, mentre la Provincia ha erogato la tessera di Trentino Trasporti.
La gran parte degli sfollati è di sesso femminile: «In un anno solo 120 maschi hanno preso contatto con noi, in genere esonerati per problemi di salute dall'obbligo di coscrizione dell'esercito ucraino. Ci sono anche alcune nonne e molti minori, circa il 50 per cento degli accolti. I minori che devono ottemperare all'obbligo scolastico sono stati inseriti nelle scuole del territorio, alcuni hanno frequentato le lezioni in didattica a distanza collegati con la propria scuola in Ucraina».
Il fondo governativo nazionale dà un pocket-money di 2,50 euro al giorno per persona (che decresce all'aumento del nucleo familiare), più 5 euro di tessera alimentare. Alcune ucraine cercano attivamente lavoro: «Ad esempio, in Val di Fassa hanno trovato lavoro nella ristorazione e negli alberghi».
«Ad un anno dallo scoppio della guerra, l'attenzione dei trentini verso gli sfollati ucraini rimane alta. Anche nei piccoli comuni c'è stata una grande dimostrazione di solidarietà, non scontata in paesi da poche centinaia di abitanti: ebbene, hanno offerto alloggio, scuola, persino i corsi di sci per i bambini vittima della guerra».