L'Enpa dopo l'attacco dell'orso: "Interdire a persone e cani le zone frequentate da femmine con cuccioli"
L'Ente nazionale protezione animali si rivolge alla Provincia chiedendo misure di prevenzione, dopo l'episodio in val di Rabbi in cui è rimasto ferito un escursionista: "Gli facciamo tanti auguri di guarigione. Ha riportato ferite non gravi, ascrivibili presumibilmente a un falso attacco, attuato per allontanare la coppia formata da cane e uomo"
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TRENTO. Reazioni anche dal mondo ecologista, che richiamano la Provincia a mettere in atto iniziative diverse di prevenzione, dopo l'aggressione subita da un uomo da parte di un orso, in val di Rabbi.
L'uomo, Alessandro Cicolini, 38 anni, domenica 5 marzo si è trovato l'orso a pochi passi, all'improvviso: l'animale lo ha raggiunto alle spalle, buttato a terra, morso alla testa e al braccio, prima di fuggire. Cicolini ora, ferito a un braccio e alla testa, è in ospedale a Cles, dove ieri pomeriggio è stato operato: “Ora spero di tornare a casa presto. Poteva andarmi ancora peggio: è arrivato all’improvviso e mi ha colpito”, ha detto.
Sulla vicendaoggi, 6 marzo, interviene l'Enpa (Ente nazionale protezione animali): "La Provincia autonoma di Trento - scrive in una nota stampa - ha grave responsabilità: ha il dovere di interdire a persone e cani l'accesso alle zone con presenza di femmine di orso con cuccioli".
L'organizzazione rivolge "tanti auguri di guarigione ad Alessandro Cicolini", e defenisce quanto accaduto "non volutamente causato, ma dovuto ad errori involontari o a condizioni inaspettate e imprevedibili".
L'Enpa spiega di aver già "fatto richiesta di accesso agli atti", prosegue la nota, perché è convinta che "qualcosa è andato storto e non ha consentito all'orso di allontanarsi, senza nemmeno farsi percepire dall'uomo, come avviene continuamente nei boschi del Trentino".
La Ong chiede alla Provincia di "controllare che i cani siano sempre tenuti al guinzaglio nelle zone di presenza di grandi carnivori - prevedendo corrette informazioni ai proprietari e sanzioni adeguate - e ad interdire le zone in cui vi siano femmine accompagnate da cuccioli".
"Alessandro Cicolini ha riportato ferite non gravi - conclude l'Enpa -, ascrivibili presumibilmente ad un falso attacco, posto in atto con l'intento di allontanare la coppia formata da cane e uomo, situazione notoriamente percepita come grave pericolo dagli orsi. Gli auguriamo di riprendersi velocemente".
L'Enpa sottolinea che in primavera gli orsi escono dalle tane e, ancora intontiti dal lungo sonno invernale che ha ridotto al lumicino le risorse di grasso, "si avventurano alla ricerca di cibo in zone che credono deserte, venendo - invece - sorpresi e spaventati dall'arrivo improvviso e inaspettato di un cane seguito da un uomo: un'accoppiata capace di terrorizzare ogni orso, come dimostrato non solo da esperienze vissute, ma anche e soprattutto dalle ricerche scientifiche".
Poi, l'ente sottolinea che "ancor più traumatica l'apparizione di cani e uomini lo è per una femmina che, seppure sfiancata dall'allevamento dei suoi figli, nati durante il letargo, deve trovare di che sfamare se stessa e piccoli plantigradi, in una zona scelta appositamente periferica, povera di risorse e quindi poco attraente per i maschi adulti, peggiore nemico per i cuccioli inermi".
Da queste premesse un conclusione con le richieste rivolte a piazza Dante: "C'era un tempo in cui nessuno si avventurava in montagna durante l'inverno, consentendo alla fauna di stare in pace, svolgendo almeno una parte della propria vita senza interferenze umane. Oggi non è più così, gli uomini arrivano dappertutto. Ma le istituzioni, in primis la Provincia autonoma di Trento, che si è assunta l'onore e l'onere della reintroduzione dell'Ursus arctos, dovrebbero dare le indicazioni corrette e porre i limiti necessari a rendere possibile la coesistenza fra l'uomo e il plantigrado, notoriamente animale elusivo e poco aggressivo.
Non ultimo, e l'Enpa lo chiede da molti anni, la Pat dovrebbe decidersi una volta per tutte a controllare che i cani siano sempre tenuti al guinzaglio nelle zone di presenza di grandi carnivori - prevedendo corrette informazioni ai proprietari e sanzioni adeguate - e ad interdire le zone in cui vi siano femmine accompagnate da cuccioli: se queste decisioni non vengono prese, ci chiediamo a chi serva non fare le cose che la scienza e l'esperienza sul campo hanno dimostrato essere efficaci".
Interviene sul caso anche l'Oipa del Trentino: l'Organizzazione internazionale protezione animali, in risposta a quanto dichiarato dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti a seguito del ferimento dell'escursionista da parte di un orso, ricorda che il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, venerdì scorso ha dichiarato che "la fauna selvatica contribuisce in maniera decisiva agli equilibri del nostro ecosistema e al capitale naturale, vera ricchezza italiana. Proteggerla è un nostro dovere imprescindibile".
"Conosciamo le prassi della Provincia di Trento e purtroppo contraddicono la riflessione del ministro resa pubblica tre giorni fa in occasione della Giornata mondiale della fauna selvatica", commenta il presidente dell'Oipa, Massimo Comparotto.
"Se l'obiettivo condiviso dal ministero nell'ambito della Strategia europea biodiversità al 2030 è "potenziare le azioni di tutela e ristabilire la connettività ecologica", questo dovrà essere necessariamente rispettato anche dalle Province autonome nella gestione dei grandi carnivori". L'Oipa, citando le parole del ministro Pichetto Fratin, invita il presidente Fugatti a "riflettere sulle responsabilità e sulle soluzioni di cui l'uomo dispone per sostenere la vita selvatica sulla terra".
Frattanto, sono partiti i primi accertamenti da parte del corpo forestale della Provincia per cercare di individuare l'orso che ha aggredito Alessandro Cicolini, fratello del sindaco di Rabbi Lorenzo Cicolini.
"Oggi stesso una squadra con i cani da orso sta perlustrando i luoghi per raccogliere eventuali ulteriori elementi che ci consentiranno di chiarire la dinamica dei fatti. Nel contempo abbiamo avviato le attività genetiche che ci consentiranno di identificare l'animale", commenta Sergio Tonolli, dirigente del Servizio faunistico della Provincia di Trento.
Il plantigrado potrebbe essere una femmina, forse con i cuccioli, ma la certezza arriverà appunto dall'esame del dna delle tracce rimaste sui vestiti dell'escursionista.