Scuola / Trento

Asili nido, nuova protesta delle educatrici trentine: «Sottopagate, chiediamo il rispetto dei nostri diritti»

Nel mirino dell'azione sindacale l'inquadramento contrattuale scelto dalle cooperative: questa mattina, 9 marzo, le lavoratrici esternalizzate hanno manifestato davanti al palazzo della Provincia e quindi sono andate in corteo fino alla sede della Cooperazione, dove hanno incontrato l'assessore Bisesti

IN PIAZZA Protestano le educatrici degli asili nido, folla alla manifestazione
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TRENTO. Hanno avuto anche un momento di confronto con l'assessore provinciale Mirko Bisesti le educatrici che questa mattina, 9 marzo, sono tornate in piazza a Trento per chiedere rispetto dei diritti delle lavoratrici esternalizzate degli asili nido.

Le parole d'ordine, a fronte di una questione rimasta irrisolta, sono state le stesse della precedente mobilitazione avvenuta poco più di un mese fa, sempre per iniziativa di Fp Cgil e Fisascat Cisl.

Questa mattina, si è tenuto dapprima un affollato presidio davanti al palazzo della Provincia, quindi la manifestazione si è spostata in corteo verso la sede della Cooperazione, in via Segantini.

Al centro della mobilitazione, spiegano i sindacati, le questioni riguardanti il contratto e le condizioni di lavoro.

"Il contratto prevede per le educatrici un certo livello, il D2, ma le cooperative hanno deciso arbitrariamente che le educatrici che sono in possesso di un titolo diverso dalla laurea non hanno diritto a questo inquadramento. È una questione economica, circa cento euro lordi al mese, ma anche di dignità professionale" spiega Roberta Piersanti (Cgil) sottolineando l'esigenza di correggere subito questa situazione.

La nuova protesta delle educatrici dei nidi esternalizzati: ecco cosa chiedono

Le educatrici dei nidi esternalizzati sono tornate a protestare in piazza Dante. Dopo la "manifestazione statica" davanti al palazzo della Provincia, le lavoratrici si sono spostate in corteo verso la sede della Cooperazione, in via Segantini. Il presidio è stato  organizzato da Fp Cgil e Fisascat Cisl. Ecco cosa chiedono.

Prosegue nuovo fronte, dunque, nel mondo della scuola, dopo quello ormai datato delle materne, con la contestatissima decisione provinciale di tenerle aperte anche nel mese di luglio.

"Per le educatrici dei nidi esternalizzati nulla è cambiato: continuano ad essere sotto-inquadrate né hanno ricevuto quanto spetta loro con il rinnovo contrattuale", osservano Fp Cgil e Fisascat Cisl.

I sindacati ricordano che l’assessore Mirko Bisesti aveva annunciato lo stanziamento di 29,9 milioni di euro proprio per far fronte al rinnovo contrattuale. Ma finora non si è cambiato nulla.

I sindacati denunciano che "fino a questo momento le cooperative che gestiscono i nidi non hanno rispettato il contratto collettivo sottoscritto nel 2019 per tutte le educatrici con titolo, ad eccezione delle sole laureate e con un ritardo di oltre due anni. Questo vuol dire che le cooperative "hanno risparmiato per due anni sulla loro busta paga".

Sempre secondo le due organizzazioni sindacali, le realtà in questione "stanno, inoltre, trattenendo, come confermato dalla Federazione delle cooperative, le risorse stanziate dagli enti locali nei nuovi appalti dal momento che erogano livelli di inquadramento e, dunque di retribuzione, più bassi rispetto a quelli usati nei capitolati di gara come base di calcolo del costo del personale educativo con titolo che di quello addetto all'infanzia con funzioni non educative".

Asili nido trentini, le educatrici esternalizzate chiedono alle cooperative di cambiare

Nuova manifestazione, oggi, 9 marzo, per le educatrici dei nidi esternalizzati: presidio davanti al palazzo della Provincia a Trento e corteo fino alla sede della Cooperazione. L'iniziativa, spiegano Fp Cgil e Fisascat Cisl, per chiedere il rispetto dei diritti delle lavoratrici, a cominciare da un corretto inquadramento contrattuale [foto di Alessio Coser]

Le due sigle sindacali puntano il dito anche contro la Federazione che mette in dubbio la valenza di titoli riconosciuti dalla normativa nazionale e provinciale per il corretto inquadramento professionale, salvo poi accettare che questi stessi titoli abbiano valore per definire il costo della manodopera nei nuovi appalti.

"La Provincia e chi esternalizza i servizi - sostengono i due sindacati -  sostengono di aver erogato risorse sufficienti, non ritengono evidentemente necessario chiedere conto di dove dette risorse finiscono e le cooperative, che sostengono che detti fondi manchino, ritengono possibile limitarsi a continuare a disapplicare il Contratto collettivo anziché attivare un tavolo di confronto con tutte le parti sociali per ragionare sulle soluzioni, affinché il maggior costo dell'appalto legato ai rinnovi contrattuali o ad altri fattori sopravvenuti, non finisca per essere scaricato su chi si è aggiudicato l’appalto e in ultima istanza sulle lavoratrici".

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