Il centrodestra boccia il regolamento Ue sui diritti dei figli di coppie gay. Insorgono le opposizioni: «Colpiti i minori»
La circolare del ministero che obbliga i Comuni a interrompere le registrazioni all'anagrafe dei figli nati da coppie omogenitoriali, poi il no al Senato sulla norma secondo cui la genitorialità stabilita in uno Stato va riconosciuta dagli altri. Zan (Pd): «Si trattava di riconoscere uguaglianza e civiltà. Ormai in Italia siamo alla destra ungherese»
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MILANO. I diritti dei figli di genitori dello stesso sesso finiscono al centro del dibattito politico. Dopo che lunedì il Comune di Milano è stato costretto ad interrompere le registrazioni dei figli nati da coppie omogenitoriali in Italia in base a una circolare del ministero dell'Interno attraverso il prefetto, ieri ad accendere la polemica è stato il no del centrodestra al certificato europeo di filiazione che prevede che la genitorialità stabilita in uno Stato membro venga riconosciuta in ogni altro Stato membro, senza alcuna procedura speciale, che si tratti di figli di coppie eterosessuali, omogenitoriali, figli adottati o avuti con la maternità surrogata dove è consentita.
La commissione Politiche europee del Senato ha infatti approvato con 11 voti a favore su 18 una risoluzione della maggioranza (presentata dal relatore, l'ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata) contraria alla proposta di regolamento.
Compatte sul no, quindi a favore del regolamento Ue, invece tutte le opposizioni ma questo non è bastato per far passare la proposta. I
l testo della risoluzione - presentata da Terzi - sostiene che l'obbligo di riconoscimento del certificato Ue di filiazione non rispetta i principi di sussidiarietà e proporzionalità, per cui se venisse adottato sarebbe un'invasione del diritto europeo su quello nazionale.
In particolare sulla maternità surrogata, forma di procreazione assistita a cui ricorrono coppie gay ed eterosessuali attualmente vietata in Italia e che si teme venga aggirata con l'ok alla proposta di regolamento.
«Si trattava di riconoscere uguaglianza e civiltà. Ormai siamo alla destra ungherese», commenta il deputato del Pd Alessandro Zan sui social dopo la bocciatura. Un concetto rafforzato dalla capogruppo del partito al Senato, Simona Malpezzi, secondo cui il «regolamento proposto dall'Unione europea non andava a intaccare per nulla ordinamenti e leggi italiane ma semplicemente faceva in modo che i figli, con uno status di figli in un determinato Paese della Ue, potessero avere lo stesso status di figli nel Paese europeo dove si spostano con i loro genitori, quindi mettendo al primo posto sempre il diritto prioritario dei minori».
Con questa decisione «Giorgia Meloni e i suoi adepti si assumono una responsabilità clamorosa - commentano i senatori del Movimento 5 Stelle Dolores Bevilacqua e Pietro Lorefice -, portare un Paese come l'Italia sull'asse di Orban e della Polonia sulla materia di diritti».
Parlando dello stop alle registrazioni dei figli delle coppie omogenitoriali a cui è stato costretto il Comune di Milano, il sindaco Sala lo definisce «un passo indietro politico e sociale» rimarcando ancora una volta il vuoto legislativo a cui i sindaci hanno dovuto sopperire e chiede una legge nazionale per consentire, come avviene in altri Paesi europei, la registrazione del figlio di una coppia dello stesso sesso.
Se a Milano il Comune ha dovuto bloccare le trascrizioni in Puglia due giudici hanno invece riconosciuto, dopo il diniego dei Comuni, il diritto in due differenti casi alla trascrizione integrale dei certificati di nascita per i figli nati da coppie eterosessuali con maternità surrogata all'estero. I due provvedimenti riguardano la trascrizione di certificati di nascita di bambini nati in Ucraina.
Altre polemiche a Viareggio per la decisione di una dirigente scolastica di sospendere il laboratorio per la festa del papà. Una decisione, secondo Fratelli d'Italia, «dettata dalla volontà di non discriminare i bambini che non hanno un papà ma anche perché oggi non esiste più una famiglia modello».