Orsi, l'Oipa critica la Provincia: "A Caldes tragedia evitabile con regole adeguate"
"Si doveva regolamentare l'accesso alle aree a rischio e fare informazione, ora una soluzione diversa dall'abbattimento per un esemplare che forse voleva solo difendere i suoi cuccioli". Intanto Federparchi ricorda che il piano orso prevede anche uccisioni in casi problematici: "Seguire le buone pratiche europee, non spostare il problema altrove"
TRENTO. "Se il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ogni volta che si è verificato un incidente a carico di escursionisti non fosse ricorso a ordinanze ispirate all'occhio per occhio, dente per dente, ma avesse regolamentato l'accesso nelle aree a rischio e attuato idonei protocolli, probabilmente quel che è accaduto al runner non si sarebbe verificato".
Lo scrive in una nota l'associazione animalista Oipa riferendosi alla tragedia di Caldes, dove un giovane runner, Andrea Pilati, è stato colpito a morte da un orso, in un incontro ravvicinato avvenuto il 5 aprile scorso lungo una stradaforestale sul monte Peller.
Quest'ultima chiede che, "invece di ricorrere alla cattura e all'abbattimento, si trovi una soluzione alternativa per un esemplare che forse voleva solo difendere i suoi cuccioli".
"Molti esperti in questi giorni hanno auspicato l'attuazione di regole basilari da comunicare efficacemente a residenti e turisti in escursione. Gli orsi non hanno fatto del Trentino una Disneyland, come forse pensavano alcune categorie produttive al momento dell'avvio del progetto Life Ursus, che ha voluto riportare a forza i plantigradi nelle Alpi. Con un'adeguata regolamentazione degli accessi in zone e sentieri, come fa il Parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise, e con un'opportuna azione di comunicazione e prevenzione, oggi non piangeremmo la prima vittima in Italia uccisa da un'orsa che ha semplicemente fatto l'orsa", afferma l'Oipa.
L'Oipa ha già comunicato che si opporrà con tutte le sue forze a spostamenti in territori dove sia consentita la caccia all'orso.
L'organizzazione chiede che il tavolo tecnico tra ministero, Ispra, Regione e Provincia autonoma di Trento "sia allargato a esperti rappresentanti le associazioni per la protezione degli animali".
"Non è concepibile che una parte di chi rappresenta portatori d'interessi diffusi, come le associazioni che lavorano per la protezione della fauna, bene demaniale quindi di tutti, sia escluso da decisioni così gravi", dichiara il presidente dell'Oipa, Massimo Comparotto.
"Stiamo ricevendo - aggiunge - molti messaggi di cittadini, di trentini e non, che ci chiedono di difendere gli orsi nel mirino di chi vorrebbe farli fuori dopo averli reintrodotti a forza nel territorio".
"Quanto al parere positivo dell'Ispra, che avrebbe dato il placet all'uccisione di tre orsi e di cui aspettiamo di leggere il testo ufficiale, l'Oipa chiede un immediato ripensamento in nome dell'opinione pubblica nazionale che non vuole abbattimenti né di orsi né di altri animali colpevoli solo di seguire la propria natura nel proprio habitat", conclude il sodalizio animalista.
Sulla questione interviene anche il presidente di Federparchi, Luca Santini.
"In Italia è in vigore il Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi Centro-orientali (Pacobace), un protocollo approvato e formalmente recepito da tutte le amministrazioni territoriali delle Alpi centro Orientali (Lombardia, Friuli VG, Veneto e province autonome di Trento e Bolzano), dal ministero dell'ambiente e da Ispra.
Il piano traccia precise linee guida per la gestione dell'orso, tra cui la rimozione degli esemplari problematici, proprio per salvaguardare la specie e garantire l'incolumità delle persone e delle attività umane".
"Occorre tener conto della necessità di trovare sempre il giusto equilibrio fra le esigenze di conservazione della natura e di tutela della biodiversità con quelle di sicurezza e sviluppo sostenibile delle comunità e dei territori", scrive ancora Santini.
A suo avviso "va fatta anche attenzione a non limitarsi al mero spostamento del problema da un territorio ad altri, con il rischio di moltiplicare le criticità, anziché di risolverle".
"La ricerca dell'equilibrio fra uomo e grandi carnivori va fatta mettendo insieme e confrontando esperienze e buone pratiche diffuse a livello europeo, al fine di migliorare ed integrare le strategie di gestione. Riteniamo pertanto possa essere utile mettere a disposizione le conoscenze e le esperienze della rete Europarc federation, di cui Federparchi è la sezione italiana, e quelle della Iucn, l'Unione internazionale per la conservazione della natura, di cui Federparchi cura il segretariato del comitato italiano", conclude il presidente di Federparchi.