Marmolada, ore 13.43 del 3 luglio 2022: il tragico crollo. Un anno dopo, a passo Fedaia, il ricordo delle 11 vittime
Momento di preghiera e di riflessione, questa mattina, ai piedi del ghiacciaio che fu il teatro di un evento drammatico che segna per sempre la storia delle Dolomiti. Il presidente Fugatti: "Oggi la Provincia è impegnata nei monitoraggi con sistemi avanzati per indagare la presenza di acqua liquida nel ghiacciaio, ma la montagna deve continuare a essere vissuta"
RICORDO Liliana Bertoldi di Levico, la vittima trentina
GHIACCIAIO Un anno dopo la tragedia. Monitoraggi sperimentali
PERSONE Il dolore di Luca Toldo e il sacrificio dimenticato
STAGIONE Estate sulla Marmolada: niente zona rossa
TRENTO. Era una caldissima domenica di inizio luglio, tutto sembrava tranquillo quel mattino. Anche sul ghiacciaio, sulla Regina delle Dolomiti.
A un anno dalla tragedia, a testimonianza di quella paurosa massa di ghiaccio, sassi e neve che spazzò via tutto - vite, affetti, progetti per il futuro - rimane una cicatrice "viva" nella natura, lo squarcio bianco e azzurro ben visibile sul ghiacciaio di Punta Rocca.
Ma alle 13.43 del 3 luglio 2022, improvvisamente, la montagna cedette: un enorme crollo del seracco, una massa di ghiaccio e detriti rocciosi che precipita a valle. E sotto attraversavano sul sentiero parecchi escursionisti.
Alcuni furono miracolosamente solo sfiorati dalla enorme frana, altri, purtroppo, ne vennero travolti.
Undici le vittime che saranno recuperate dopo intense giornate di ricerche nelle quali fu impegnata la macchina dei soccorsi trentina, supportata da quella bellunese e altoatesina.
Fra le vittime, una era trentina: Liliana Bertoldi, 54 anni, di Levico, conosciuta in molte valli perché lavorava come ambulante con un furgone per la vendita di polli allo spiedo.
A perdere la vita furono anche i fidanzati Manuela Piran e Gianmarco Gallina, i coniugi Davide Miotti ed Erica Campagnaro, Nicolò Zavatta, 22 anni, Filippo Bari, Paolo Dani e Tommaso Carollo (tutti veneti) e due turisti della Repubblica Ceca (Pavel Dana e Martin Ouda).
Alle 13.43 oggi, saranno le campane della chiesa a rompere il silenzio e dare un po' di pace a coloro che stanno soffrendo.
In ricordo delle vittime del disastro della Marmolada stamattina è previsto un momento di preghiera e di riflessione.
L'appuntamento è a Passo Fedaia, alle 11, presso il piazzale a monte del rifugio Cima Undici. Qui sarà celebrata la messa: non un luogo scelto a caso, perché da quel punto si vede il ghiacciaio ferito, in questi giorni coperto di neve. In caso di maltempo la celebrazione sarà nella chiesa di Canazei.
A seguire, sarà deposta una targa commemorativa in uno spazio di meditazione situato poche decine di metri più in alto, alla presenza di una rappresentanza delle istituzioni e dei soccorritori che accorsero sul luogo della tragedia nei minuti immediatamente successivi al crollo del seracco e che per 18 giorni continuarono a cercare i corpi straziati dei dispersi.
Il distacco interessò circa 63.300 metri cubi di ghiaccio che, misto a roccia e neve, investì ad una velocità di 50-80 metri al secondo alcune cordate.
L'inchiesta per disastro colposo è stata archiviata il mese scorso. A quasi un anno dalla tragedia, l'inchiesta aperta con l'ipotesi di reato di disastro colposo è stata archiviata. Il giudice Enrico Borrelli ha condiviso le motivazioni della procura: come evidenziato nella maxi perizia, l'evento non era prevedibile.
Ma ora il ghiacciaio resta un osservato speciale e si moltiplicano gli sforzi delle istituzioni, dalla Provincia al Comune ai vari enti coinvolti, per assicurare un monitoraggio costante e accurato della Marmolada.Intervenendo a un convegno, l'altroieri a Canazei, il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti ha ricordato il grande lavoro compiuto dal sistema della Protezione civile del Trentino con il supporto delle realtà altoatesine e venete per mettere in salvo i feriti e recuperare chi ha perso la vita.
Fugatti ha parlato anche del presente: "Oggi la Provincia è impegnata nei monitoraggi con sistemi avanzati per indagare la presenza di acqua liquida nel ghiacciaio, ma la montagna deve continuare ad essere vissuta. Le precauzioni sono necessarie, ma diciamo no alle ideologie: le precauzioni sono necessarie, ma allo stesso tempo le montagne non possono essere chiuse".