Studentessa ammessa (e bocciata) alla maturità con 5 insufficienze. Gli insegnanti: “Noi umiliati”
A intervenire su un caso di cui sta parlando tutta Italia è un insegnante del “Da Vinci”. Che ha preso carta e penna e scritto al ministro dell'istruzione. Una lettera pacata, una riflessione ben più ampia rispetto al singolo - pur eclatante - caso. Uno sfogo, in alcuni passaggi, ma senza volontà di polemica. Il messaggio, inoltre, è stato sottoscritto da 110 firme di insegnanti, raccolte in appena una giornata
IL CASO Trento, il Tar ammette alla maturità studentessa con cinque insufficienze
TRENTO. Una categoria, quella degli insegnanti, «umiliata da una decisione che la sorpassa e le toglie autorevolezza». E un'istituzione, la scuola, «che perde credibilità per una decisione che rade al suolo tutto il lavoro di valutazione e conoscenza di un intero anno scolastico». Infine un gruppo, quello dei ragazzi e degli studenti, che umanamente e didatticamente non riceve il giusto insegnamento, perché «è deplorevole l'idea che basti avere un buon avvocato, l'idea dell'essere disposti a tutto pur di farla franca».
A intervenire sul caso, ormai nazionale della studentessa del Da Vinci prima non ammessa agli esami di maturità viste le cinque insufficienze, poi ammessa grazie all'intervento del Tar e infine bocciata dopo aver svolto gli esami, è un insegnante dello stesso liceo scientifico. Che ha preso carta e penna e scritto al ministro dell'istruzione. Una lettera pacata, una riflessione ben più ampia rispetto al singolo - pur eclatante - caso. Uno sfogo, in alcuni passaggi, ma senza volontà di polemica. Il messaggio, inoltre, è stato sottoscritto da 110 firme di insegnanti, raccolte in appena una giornata.
L'insegnante che scrive è Alessio Marinelli, che si definisce «un giovane professore di matematica e fisica: nel mio lavoro ho sempre messo passione, dedizione, rigore e impegno, convinto dell'importanza del ruolo che ricopro».Poi l'analisi, rivolta al ministro Giuseppe Valditara: “I fatti avvenuti nella mia scuola sono significativi per la loro gravità. Conosco i miei colleghi, nutro una grande stima nei loro confronti, un corpo docente che lavora costantemente per i ragazzi, una scuola accogliente che fa del patto educativo l'elemento cruciale e che offre ogni anno numerose e diversificate opportunità di recupero. Prima della non ammissione, la ragazza ha svolto un test di ingresso universitario”.
”La studentessa, avendo superato il test, ha ritenuto opportuno andare contro la decisione della scuola ricorrendo al TAR per chiedere la riammissione agli esami. Il TAR, cosa incredibile, ha accolto la richiesta "esclusivamente in considerazione del pregiudizio dedotto dalla ricorrente", ossia del fatto che non potrebbe così accedere all'università. Senza entrare nel dettaglio, ma riflettendo da docente, mi rende perplesso come, in un colpo solo, il decreto cancelli la credibilità di una scuola e dei suoi insegnanti radendo al suolo tutto il lavoro di valutazione e conoscenza di un intero anno scolastico. La ragazza non è una mia allieva, ma sono sicuro che la decisione di non ammetterla agli esami sia stata una scelta sofferta”.
Il prof Marinelli prosegue: “Il punto, signor Ministro, non è il caso specifico che avrà in un modo o nell'altro la sua conclusione. Il punto è la scuola e il suo futuro. Vedo sempre più ragazzi rincorrere strade facili, aiutati dalle famiglie e dalla società a cercare escamotage per andare avanti, nella visione superficiale di un mondo nel quale devi dimostrare quanto sei furbo e non quanto vali. Cosa deve insegnare la scuola? La sospensiva del TAR è uno schiaffo alla credibilità dell'insegnante. Mettendo in discussione l'operato di un intero Consiglio di classe, infatti, è evidente che le implicazioni che ne conseguiranno saranno pesanti. Alla luce di ciò, che voce in capitolo avremo in futuro? Cosa diremo ai nostri giovani studenti? A cosa ci appelleremo quando chiederemo interesse, impegno, dedizione, quando anni di lavoro potrebbero essere completamente polverizzati a colpi di tribunale?”.
”Ancora: il decreto mette in difficoltà la serenità di giudizio del corpo insegnante. Chi avrà più la forza, il coraggio, la tenacia di affrontare una scelta dolorosa, ma a volte necessaria, come una bocciatura? Durante quell'età che si consolidano il senso di giustizia e il senso del dovere, bagagli necessari per affrontare le sfide del futuro. Trovo deplorevole l'idea che basti avere un buon avvocato, l'idea dell'essere disposti a tutto pur di farla franca. No signor ministro, questo non credo sia il giusto insegnamento per i ragazzi”.
L'insegnante spiega che i docenti avrebbero delle valide soluzioni a riguardo, a partire dalla necessità di rivedere i test d'ingresso universitari, visto che “durante il quinto anno molti studenti sono praticamente dei fantasmi, in quanto il loro interesse è tutto proiettato verso queste prove. Anticipare i test a gennaio e febbraio è uno schiaffo alla dignità del sistema scolastico secondario. Ammesso sia possibile spostare i test in Trentino, infatti, questa soluzione sarà inefficace se non si interverrà su tutto il territorio nazionale. A lungo termine, invece, le chiedo di riportare la figura dell'insegnante al centro della scuola”.