TRENTO. Le belle giornate di ottobre ci sono sempre state (per la fortuna dei vendemmiatori) ma in effetti il caldo di questi giorni è un tantino esagerato: a Trento e Rovereto la sensazione è di piena estate, di qualcosa che va un po' oltre la normalità. Un'ondata certo godibile rispetto alla piena estate e da "ottobrate romane"; però, a ben guardare, in Trentino "saltano" quasi ogni giorno dei record di temperatura.

L'anomalia peggiora salendo di quota: basti pensare che ai 2600 metri della diga del Careser, in val di Pejo, si registrano dati dal 1940 e il 29 settembre più caldo di sempre è stato venerdì scorso, con una massima di +13.3°; e i +12.3° di ieri sono al secondo posto su 83 anni di rilevazioni.

Oggi, domenica primo ottobre, si replica, con la certezza di un altro record assoluto dello zero termico, visto per stamattina dai modelli a ben 4400 metri, un valore quasi surreale e che sarebbe elevato anche per la piena estate. Nei fondovalle l'accumulo di aria fresca durante la notte riesce a contenere le anomalie, ma al pomeriggio il caldo esce comunque con facilità come ieri a Mezzano in Primiero dove i +28.4° sono, tanto per cambiare, un primato per l'ultima decade di settembre. Trento si è fermata a +28.1° ma insomma, i record piovono (i dati riportati, liberamente disponibili, sono sul sito di Meteotrentino).

A ottobre ci sarà qualche novità? Per ora non sembra: lo zero termico starà ancora a quote folli (a 4200 metri fino a martedì) con tempo stabile fino a martedì pomeriggio. Per Meteotrentino però ci aspetta un mini-break: "Martedì annuvolamenti dal pomeriggio/sera quando non è esclusa la probabilità di qualche rovescio o temporale. Mercoledì e giovedì nuvolosità variabile con possibili rovesci sparsi e temperature in lieve flessione" recita il bollettino.

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Ma i modelli vedono il ritorno del bel tempo e del caldo anomalo specie in montagna già per il prossimo fine settimana del 7-8 ottobre, protetto nuovamente dalla "campana" africana. Un 2023 quindi che vede salire la CO2 in atmosfera senza segni di rallentamento: siamo a 420 parti per milione con un trend di aumento di 2 parti per milione all'anno. Il risultato si ripercuote sui ghiacci marini: ad esempio la banchisa antartica oggi è largamente al suo minimo storico (dati dal 1979) mentre l'artico si piazza al quart'ultimo posto per estensione al 1° di ottobre.