Concorsi della scuola bloccati in Trentino: manca la firma di un assessore
Ritardi mentre in piazza Dante si litiga tra i partiti sulle poltrone più "pesanti". La delega sulla scuola sembra snobbata dai politici, che la ritengono minore rispetto ad altre: eppure è un mondo nel quale lavorano quasi 12 mila persone e che coinvolge oltre a 70 mila studenti e le rispettive famiglie. Pietro Di Fiore (Uil): «Istruzione irrilevante? È la competenza più affascinante»
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TRENTO. Le liti per le poltrone, le battaglie per le deleghe, i braccio di ferro per un ruolo invece che un altro. E in mezzo a tutto questo c'è una competenza che, sulla carta, dovrebbe essere di prestigio e stimolante, e che invece, nella realtà, è diventata un terreno di contesa e di scambio. Stiamo parlando ovviamente dell'Istruzione: un assessorato ancora di fatto vacante, assegnato ufficialmente dal presidente Maurizio Fugatti a Francesca Gerosa di Fratelli d'Italia, ma poi trasformato in un motivo di lite. Assessorato minore, è stato definito. Meglio l'Agricoltura, è stato detto.
Eppure, come accennato, la scuola dovrebbe essere uno stimolo importante, in ogni senso: c'è l'autonomia - seppur non totale - e quindi c'è la possibilità di innovare, sperimentare, proporre.
E c'è un potenziale bacino elettorale enorme: in Trentino ci sono 8.200 insegnanti in servizio della scuola a carattere statale, oltre a 3.000 lavoratori Ata ai quali va aggiunto il personale dell'Infanzia. Poi ci sono 68.407 studenti e ognuno ha dei genitori e dei nonni che alle urne ci vanno (o ci potrebbero andare, visto l'astensionismo crescente).
Insomma, un buon ottanta per cento dell'intera popolazione trentina è in qualche modo e a vario titolo coinvolto direttamente nel mondo della scuola. Senza dimenticare i milioni e milioni di euro di budget. «Non sono sorpreso: certo, i toni sono sgradevoli quando si parla di irrilevanza di questo assessorato, ma in fin dei conti tutta la politica e tutti i politici sono sempre pronti a spendere belle parole e belle intenzioni sulla scuola, ma poi al momento dei fatti se ne dimenticano».
A commentare è Pietro Di Fiore. Sindacalista di lungo corso nella Uil, ma soprattutto persona che al mondo dell'istruzione ha legato tutta la sua vita e la sua carriera.
Di Fiore, il braccio di ferro sull'Istruzione va avanti da giorni.
Sì, e non è un bello spettacolo. Da giorni assistiamo a una guerra politica che non è certo un esempio.
Ma perché tutto questo?
Perché sulla scuola ci sono sempre parole e intenzioni, ma poi ministri e assessori locali non riescono mai a battere i pugni sul tavolo per farsi dare risorse e far passare riforme. Il precariato nel nostro settore a livello nazionale è tra il 25 e il 30 per cento e questo è un danno sia per le persone che ne sono coinvolte sia soprattutto per la continuità didattica.
Qui in Trentino pare che l'Istruzione sia una patata bollente della quale liberarsi.
Ed è un grave errore. Si evince che nella nostra amministrazione la scuola è l'ultima delle priorità e basta vedere il Dipartimento Istruzione, che è fortemente sotto organico.
Al netto delle opinioni e delle analisi il dato è che a 36 giorni dal voto e a 10 dal varo della giunta nessuno si sta occupando di scuola.
Infatti abbiamo dei bandi di concorso già pronti e decisamente importanti che però devono essere deliberati e quindi restano fermi. E poi, parlo da sindacalista, abbiamo dei rinnovi contrattuali da definire ma senza un consiglio operativo e quindi senza la variazione di bilancio tutto resta fermo. Devono darsi una mossa.
Sulla carta l'Istruzione può essere, anche politicamente, una bella sfida.
Lo è, indubbiamente. Diciamo che la parte ordinaria può essere gestita dai tecnici, ma poi esiste tutta una parte di visione e di programmazione legata al futuro. Perché gli studenti sono il nostro futuro. Ci sono temi affascinanti da affrontare.
Un esempio?
Il primo a cui penso è come convivere, come "dominare" l'Intelligenza artificiale. Che sarà utile per certi aspetti, ma va in qualche modo gestita.
In ogni caso pare certo che Istruzione e Università siano state divise.
Purtroppo sì, le competenze sono state nuovamente spacchettate. Penso alla polemica di questa estate con la ragazza del Da Vinci che aveva superato le prove universitarie ma non era stata ammessa alla maturità: un esempio concreto di come scuola e università e ricerca vadano affrontate insieme. C'è un vulnus in tal senso.