Fratelli d'Italia e il protagonismo di Cia, il commissario Urzì: «Imbarazzante difesa del proprio assessorato»
Il dirigente del partito replica caustico alle bordate del consigliere provinciale "autosospeso" (dopo la perdita delle deleghe) e della deputata Alessia Ambrosi che parla di «gestione da film dell’orrore» e invita l'esponente bolzanino a dimettersi
CRISI Cia si autosospende da FdI e rimette le deleghe di assessore
AMBROSI Fratelli d’Italia, la deputata incoraggia Cia e attacca Urzì
GIUNTA Fugatti trova l’accordo con il Patt, Marchiori assessore «esterno»
TRENTO. Non si placano le polemiche dopo l'esito del confronto fra Lega e Fratelli d'Italia, che alla fine ha escluso dal ruolo di assessore Claudio Cia, con l'altra meloniana Francesca Gerosa che ha ottenuto, come da accordi preelettorali in un primo momento disattesi, la vicepresidenza oltre a una serie di deleghe pesanti. A lungo, l'estate scorsa, Gerosa era stata la candidata presidente del partito, contrapposta dunque anche a Maurizio Fugatti, poi il compromesso di coalizione e la prospettiva della vicepresidenza per lei. Poi il voto, la decisione di Fugatti, sgradita a FdI, di formalizzare un assessorato per Gerosa (senza vicepresidenza) e uno per Cia, cinquanta giorni di scontro politico e il nuovo accordo Lega-Fratelli d'Italia.
Stizzita la reazione di Claudio Cia (rimasto dunque senza deleghe, le sue passeranno alla leghista Giulia Zanotelli) che ieri, annunciando l'autosospensione dal partito, ha parlato di "comportamenti deplorevoli" da parte di esponenti di FdI. A dargli manforte è stata la deputata Alessia Ambrosi, eletta un anno con Fratelli d'Italia dopo un lungo passato nella Lega: ha attaccato di petto la dirigenza locale del partito e ha difeso a spada tratta l'ex collega in consiglio provinciale.
«Dopo il bellissimo trionfo - ha scritto Ambrosi ieri - che aveva portato alle elezioni politiche solo un anno fa Fratelli d'Italia al 25 per cento e ad essere primo partito in Trentino, tutti eravamo felici. Ma la gestione successiva da parte del commissario Alessandro Urzi si è rivelata un film dell’orrore».
Sia lei sia Cia sedevano nell'assemblea di piazza Dante nella legislatura scorsa, durante la quale entrambi sono transitati a Fratelli d'Italia, con il mancato assessore che fece da apripista esattamente tre anni fa e la deputata che si aggregò l'anno seguente. Oggi entrambi, evidentemente, sono però in rotta di collisione con la linea seguita del partito in provincia. E volano veleni e parole grosse.
Il commissario di Fratelli d'Italia, il bolzanino Alessandro Urzì, ha replicato duramente a entrambi.
Per quanto riguarda Alessia Ambrosi, il commissario ha detto che la deputata «si sta collocando fuori dalla linea ufficiale del partito con una arroganza che rasenta l'irresponsabilità». E ha annunciato provvedimenti disciplinari.
Quanto al casus belli, la questione Cia e il protagonismo del mancato assessore, Urzì definisce «disarmante» il comportamento del consigliere e sottolinea che il codice etico di Fratelli d’Italia non prevede la possibilità di autosospendersi.
«Che non ci fosse confidenza con le regole del partito - scrive Urzì riferendosi a Cia - che gli ha permesso di essere eletto per ulteriori cinque anni era chiaro, ma va precisato che non esiste l’istituto dell’auto sospensione da partito e gruppi consiliari. Non si capisce quindi bene a che cosa il consigliere Cia faccia riferimento.
La mancanza di chiarezza verso il proprio partito è un dato che non può essere sottaciuto, perché incide anche sul rispetto degli elettori che non sono proprietà esclusiva di nessun candidato o eletto.
Il consigliere verrà invitato, quindi, a chiarire la propria posizione che continua a creare un evidente imbarazzo al partito essendosi collocato su una linea totalmente autoreferenziale, non avendo rispettato nessuna disposizione interna in tutti questi giorni, e che ha assunto la disarmante difesa ad oltranza del proprio assessorato non tenendo conto degli accordi elettorali chiusi prima del voto e nei confronti dei quali anche Cia si era impegnato: se non era di suo gradimento poteva non candidarsi.
Riguardo gli imbarazzi buonisti e ammantati di mielosità del consigliere, si vogliono richiamare alla memoria le ripetute prese di posizione con cui il consigliere – la scorsa legislatura – era intervenuto scompostamente più volte su svariati temi creando più di un incidente diplomatico in maggioranza, comprese le posizioni da cui dovemmo prendere le distanze come quando dichiarò che si confondeva “l’esercizio della gestione della cosa pubblica (riferendosi a decisioni della Provincia, ndr) con Cosa nostra”.
Posizioni radicali e imbarazzanti politicamente per l’intero partito, poi riviste dallo stesso Cia sino alla nomina non concordata con il partito ad assessore. Atteggiamenti e correlazioni fra autonomia e terra di mafia sino nelle istituzioni trentine, quelle di Cia, che hanno ferito gravemente la cittadinanza trentina dedita al lavoro ed al sacrificio e che non merita di essere messa in relazione con un diffuso clima di omertà a carattere mafioso.
La coerenza sempre più disordinata di Cia, con posizioni nelle ultime settimane assunte per soli benefici personali connessi ad una carica di assessore, saranno valutate in termini di compatibilità con il codice etico del partito a cui si impegnano tutti gli iscritti e i candidati», conclude Urzì.